Madre
di Partigiano. Diario di Rita
Nencetti - a cura di Matteo Scarpelli - Aska - Pagg. 80
- ISBN 9788875423841
- Euro 12,00
"
Gli
uomini fanno la vendetta, la vendetta porta alla vendetta e il mondo
finisce sempre più nell´abisso"
Madre
di partigiano nasce
dalla volontà di Matteo
Scarpelli,
curatore del libro, e dell´Amministrazione
comunale di Lucignano di
continuare a recuperare, conservare e mantenere viva, tramite gli
scritti lasciati dalla madre, la memoria del giovanissimo
concittadino partigiano Licio Nencetti, vittima del nazifascismo, che
con il suo coraggio e sacrificio ha contribuito alla nascita di una
Costituzione, la nostra, ispirata ai principi di Libertà, Giustizia
sociale, Democrazia e Pace.
Il
testo, gradevole nell´editing anche per la significativa copertina
e il corredo di documenti iconografici, nasce nel 2023
come ristampa debitamente aggiornata di
MADRE DI PARTIGIANO Diario di Rita NencettiPref. di Nilde
Jotti, Pres. Della Camera dei Deputati edito dal Comune di Lucignano
con la collaborazione della sezione ANPI "Licio Nencetti" di
Foiano della Chiana e dell´Amministrazione Provinciale di Arezzo,
Dicembre 1984, nel 40° anniversario della Liberazione.
Nella
prima edizione del 1984, oltre alla prefazione di Nilde Jotti,
c´erano solo l´appassionata Presentazione di Guido Perugini,
all´epoca sindaco di Lucignano e a seguire l´asciutto
racconto/diario, di Rita Aguzzi Nencetti composto da un breve
racconto della sua vita, alcuni frammenti di diario del periodo
in cui il figlio Licio è partigiano, un promemoria e due lettere.
La
presente ristampa, a quasi 40 anni dalla prima edizione, presenta
alcune modifiche e varie aggiunte: alla Prefazione di Nilde Jotti,
sono stati affiancati la prefazione di Livia Turco, un commento alla
figura di Rita da parte di Roberta Casini, sindaco di Lucignano e
infine la Nota del curatore che ci spiega quali modifiche ha messo in
atto e perché. A seguire troviamo il Diario di Rita, che Matteo
Scarpelli ha lievemente aggiornato nel linguaggio per renderlo più
comprensibile ai giovani, implementato da alcune lettere di Licio,
dalle Memorie di Guido Perugini, che ci racconta come nacque il primo
libro e dell´impegno, in primis di Ezio Raspanti, per ottenere nel
1990 la commutazione della medaglia d´argento di Licio in medaglia
d´oro, nonché le Appendici che riportano foto e documenti
inediti riguardanti la storia personale di Licio ragazzo.
Come
già detto il libro vuole mantenere viva, tramite soprattutto
la testimonianza della madre, la memoria di Licio Nencetti[1],
giovane diciottenne comunista che, dopo avere maturato la sua
avversione al Fascismo, il 9 novembre 1943 si "dà alla macchia"
divenendo Capo della Banda partigiana "la Teppa volante".
9.11.1943
"Cara
Mamma,
perdonami
di quello che ho fatto e che faccio, era necessario perché io non
potevo più stare quassù in mezzo a una masnada di vigliacchi. Io
vado con i ribelli per difendere l´idea di mio padre che è sempre
viva in me e per ridare ancora una volta l´onore alla mia bella
Patria..."
(da
Ezio Raspanti Ribelli per un ideale, pag.32)
Il
giovane, evidentemente dotato di coraggio, capacità organizzativa e
carisma personale, riuscì a guidare il gruppo durante l´inverno e
la primavera 1944 in varie imprese su un vasto territorio che va dal
Calcione, al Pratomagno, all´alpe di Catenaia.
"Sentimmo
il loro canto e contemporaneamente li vedemmo sbucare in fondo alla
valle già coperta di neve. Salivano arrancando a fatica lungo la
mulattiera ghiacciata, agitando un bandierone rosso e, quando
giunsero a noi al Romito (Valle Santa) si fece avanti un ragazzo
giovanissimo, bello, biondo, con occhi vivaci, che si presentò con
simpatica spavalderia: Sono Licio, mi hai mandato a chiamare, eccomi
qua... (Un
ricordo di Licio Nencetti di Raffaello Sacconi- da Ezio
Raspanti ribelli per un ideale )
Il
24 maggio 1944, mentre si recava da solo a un incontro con altri
capiformazione, venne catturato dai nazifascisti nei pressi di La
Crocina del Pratomagno, torturato e la mattina del 26 maggio fucilato
dai Repubblichini nella piazza di Talla.
Però
in Madre
di partigiano Licio è l´assente,
il figlio per la cui sorte trema la madre, per la cui morte la madre
si dispera.
la
voce narrante, infatti, è quella di Rita Aguzzi Nencetti, donna del
popolo che ci racconta per iscritto parte della vicenda e parte della
sua vita. E´raro che una donna del popolo di quell´epoca scriva
le sue memorie e di notevole importanza. Infatti Rita scrivendo di sé
riesce a rendere visibile non solo la sua vita grama, ma anche quella
dei milioni di esseri umani come lei che, generazione dopo
generazione, vivono nella fatica e nel dolore andando a formare
l´immenso carnaio degli invisibili che alimenta la vita dei pochi
visibili. Non solo, le pagine dell´autobiografia ci mostrano uno
spaccato della storia di un paese della Val di Chiana nella prima
metà del Novecento, in cui la maggioranza della popolazione subisce
i grandi eventi storici: emigrazione in sud America, Grande guerra,
Leghe contadine, ascesa del Fascismo, Seconda Guerra Mondiale,
Resistenza.
Rita
esordisce nell´ Autobiografia con
la costatazione che la sua vita è stata fin dall´inizio funestata
dalla povertà. Qualche anno dopo la sua nascita (1988 ) il padre se
ne va in America lasciando sola la madre di nuovo incinta. Comincia
per lei "l´Odissea
dolorosa".
Sballottata tra la famiglia del padre e quella della madre,
rimproverata di essere una mangiaufo, si sente rifiutata dai parenti,
cosicché a soli dodici anni decide di andare a servizio. Trova
ristoro alla sua fame d´amore quando giovinetta s´innamora
ricambiata di Silvio Nencetti. I giovani vogliono sposarsi, ma la
madre di Rita si oppone perché lui è povero e, quando decidono di
sposarsi lo stesso, la madre scaglia una maledizione ... Lo
vuoi? Prenditelo...ma che Iddio non dia mai bene né a te né a
lui!... Moltissime
disgrazie si abbatteranno sulla sua famiglia che lei cercherà sempre
con tutte le sue forze di proteggere e tenere unita. Ciononostante
dal 1909 al 1942 perderà il marito, socialista perseguitato dai
fascisti, e 4 figli.
"Oh,
come tracollò la mia famiglia, le mie creature che avevo saputo
educare cristianamente. E
con mia educazione degna di famiglia per bene. Non le avevo mai
abbandonate un solo istante le mie creature, non le lasciavo mai a
nessuno, solo in compagnia mia o del padre..."
Nel
1942 le resta solo Licio che ha 16 anni e di cui fino ad ora non ci
aveva dato alcuna notizia. Perché il racconto di Rita è smozzicato
e talvolta mancano informazioni di cui saremmo curiosi. Tuttavia ci
coinvolge emotivamente al pari di una brava scrittrice e ci sorprende
per la capacità di resilienza, il coraggio, la forza, l´impegno
lavorativo, la dignità, l´onestà e il senso di sé con i quali
lotta per difendere e accudire i suoi cari.
Anche Il
diario vero
e proprio, quello che prevede una data e un racconto giorno dopo
giorno, è breve. Si tratta di 8 pezzi scritti dal 31 dicembre
1943 al 18 maggio 1944 , che Matteo Scarpelli raccorda con le
amorevoli e dolcissime lettere scritte da Licio alla madre.
Qui
le parole di Rita giungono a un´intensità che fa male; sono
così veri, così autentici il suo dolore e la paura che il figlio
venga catturato. Non mitizza le azioni del combattente e dei
compagni ma ha pietà di loro, inculcati da qualcuno che li ha
mandati allo sbaraglio nei boschi.
...Iddio
sa chi me lo ha inculcato, chi se ne è avvalso perché non aveva
padre, perché era orfano, giovane, ubriacato da chissà quale bella
speranza, per mandarlo a morire..
La
paura diventa incredulità, orrore, disperazione nel Promemoria,
solo tre pagine in cui racconta tutta la via crucis vissuta dopo la
notizia della fucilazione del figlio.
...Oh,
Licio dal 12 aprile non ti ho più visto... Non ebbi che una lettera
e una cartolina , il 15 maggio dalla Madonna del Sasso, sopra
Vallombrosa e da allora tutto fu tenebre in me...
Tra
novene, sogni e annunci per ben due anni non riesce a credere alla
morte di Licio e continua dolorosamente ad
aspettarlo. Unica consolazione la Fede in Gesù e la preghiera.
Concludendo,
questo "diario", scritto da una donna appena alfabetizzata,
avrebbe potuto essere una racconto - elenco di vicissitudini,
invece Rita con sensibilità e intelligenza ha trasformato le
tragiche vicende personali in un´opera letteraria sui generis, che
raggiunge livelli eccelsi nell´espressione del suo dolore di madre,
tanto che in certi passi ricorda la Laude "Donna de paradiso"
di Jacopone da Todi, là dove Maria grida
O
figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
Figlio, chi
dà consiglio
al cor me´ angustïato?
Figlio occhi
iocundi,
figlio, co´ non respundi?
Figlio, perché
t´ascundi
al petto o´ si lattato?».
...
«Figlio,
ch´eo m´aio anvito, (io ne ho ben ragione)
figlio, pat´e
mmarito!
Figlio, chi tt´à firito?
Figlio, chi tt´à
spogliato?».
«Mamma, perché te lagni?
Voglio che
tu remagni,
che serve mei compagni,
ch´êl mondo aio
aquistato».
...E
infatti Rita conclude il diario scrivendo due lettere affettuose ai
compagni del figlio, dichiarandosi loro madre.
Nonostante
le tragedie, la povertà, le ingiustizie, le tragedie subite,
non prova astio, rancore, odio bensì amore, pietà e desiderio che
le condizioni dei sopravvissuti migliorino e sia loro garantita
finalmente la pace. E´ davvero una donna antica e moderna, come
afferma Nilde Jotti nella prefazione. Donna d´amore antica per il
modo di vivere e il suo darsi totalmente alla propria famiglia, donna
d´amore moderna perché pensa e decide con la propria testa e ha
ben chiaro nella mente chi ha ragione e chi ha torto, dove sta il
bene e dove sta il male.
A
80 anni dalla morte del partigiano Licio NENCETTI
[1] Per
la Storia del partigiano Licio Nencetti possiamo consultare i
seguenti libri di Ezio Raspanti staffetta della Teppa e amico di
Licio, che ha dedicato molta parte della sua vita a recuperare
testimonianze orali e scritte dell´attività antifascista in
Valdichiana:
Ezio
Raspanti RIBELLI
PER UN IDEALE pref.
Nilde Jotti, Ed. Argonautiche 2010
Racconti
in bianco e nero di
Ezio Raspanti (1943/44)
Momenti
in bianco e nero Licio Nencetti
nei racconti di Ezio raspanti ....
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