Io
sono di legno - Giulia Carcasi - Feltrinelli -
Pagg. 144 - ISBN 9788807883736
- Euro 9,50
Nelle
pagine di Io sono di legno, ho intrapreso un viaggio attraverso i
diari di due donne: Giulia e Mia.
Madre
e figlia, sono legate da un passato doloroso e segnate da segreti
inconfessabili. La scrittura coinvolgente di Giulia Carcasi mi ha
trascinato in un mondo di emozioni, fragilità e verità
nascoste.
Giulia,
medico di professione, rivive il passato: la giovinezza ferita, il
matrimonio, l´attesa sofferta e desiderata della maternità. Più
la storia si snoda nel buio del passato, più emergono misteri che
chiedono di essere sciolti, ma per madre e figlia, l´incontro può
avvenire solo a costo di pagare il prezzo di una verità difficile,
fuori da ogni finzione.
La
storia di Mia e Giulia è un viaggio nel passato, un´immersione
nelle loro anime ferite, le pagine dei loro diari sono piene di
verità scomode, di segreti che si nascondono sotto la superficie. La
madre, Giulia, è una figura tormentata, e la figlia, Mia, cerca di
capirla attraverso le sue parole.
La
metafora del legno è potente: come il legno, queste donne sembrano
ferme e immobili, ma sono sottoposte a pressioni interne che
lentamente le spaccano. La ceramica si rompe subito, ma il legno
resiste, nascondendo i suoi cocci rotti. Così anche Mia e Giulia,
apparentemente rigide, nascondono le loro ferite.
La
scrittura di Carcasi è poetica e toccante. Ho amato le descrizioni
dei paesaggi, dei sentimenti e delle piccole cose che fanno la vita.
La trama si snoda con delicatezza, rivelando segreti e risvegliando
emozioni sopite.
"Io
sono di legno" è un viaggio commovente, e ne consiglio la lettura.
Citazioni
tratte da: Io
sono di legno di Giulia Carcasi
Scrivere
è qualcosa di intimo, più intimo del sesso, quello si fa con uno
incastrato nell´altro, si fa senza studiare il corpo che si ha di
fronte, dentro.
Scrivere
e spogliarsi di fronte a qualcuno, lasciarsi guardare così, nudi e
in piedi, pieni di difetti di carne. (pag 14)
Ma,
vedi, nella storia di ogni persona c´è una diga.
Da
una parte, l´acqua che cresce e scalcia ed è energia.
Oltre
lo sbarramento, la terraferma.
Tu
di me sai la terraferma.
E
allora ti racconto l´acqua che non hai visto. (pag14)
Destino
non fa cenni: alza la mano e dà la risposta, non suggerisce.
Le
risposte le hai solo quando lui ha finito, sta andando a letto. Il
destino, te ne accorgi che c´è quando guardi indietro, mai quando
guardi avanti. (pag16)
Mia
madre ha due sorelle, non le frequenta, dice che ha il sangue non
bisogna dare retta, è una parte bugiarda del corpo. Ma Io credo che
niente unisca come il sangue. (pag17)
C´è
solo una cosa che irrita nel profondo: il mare.
Il
mare è logorroico, non ce la fa proprio a stare zitto.
Tu
sei lì che vuoi stare per i fatti tuoi, che vuoi farti dei giri nei
tuoi discorsi e lui insiste, spush spush, ti bagna e piedi,
s´intromette, spush spush, richiama attenzione. (pag28)
"Ma,
se dico le bugie, Dio non se la prende?"
"Dio
se la prende se ti scordi di essere felice" (pag 33)
Nel
cuore c´è spazio solo per una cosa: quando ci sta la paura non ci
può stare la musica è quando ci sta la musica non ci può stare la
paura. (pag 40)
Ci
sono due volte in cui si è donne e bambine.
A
diciotto anni nel corpo, per forza.
A
sessant´anni nella testa, per debolezza. (pag 45)
Io
penso che i segnali sono nelle piccole cose: una lampadina che si
fulmina, un gallo che canta, una penna che casca. (pag 51)
Non
siamo noi a stabilire le nostre traiettorie, sono ricordi che
tracciano i confini. (pag 54)
Mi
credi un medico modello pronto a scambiare turni e rimpiazzare
qualcuno di guardia.
Mi
credi scrupolosa, attenta, piena di volontà.
E
invece sono solo una che si tuffa in un dolore diverso, così il
proprio brucia di meno.
Giro
nelle storie degli altri, le palpo con la mano a conca, le ascolto
con lo stetoscopio.
Le
storie bussano dentro la gabbia toracica.
E
mentre il cuore degli altri mi batte addosso, mio dimentico del mio,
che è scarico di pile. (pag 80)
Vedi,
Mia, noi fantastichiamo oltre le porte degli altri, ci convinciamo
che la nostra vita con un´altra cornice sarebbe andata
diversamente, cerchiamo altri padri, altre madri, le protezioni che
non abbiamo avuto. Ce la prendiamo col destino, che ci ha fatto
nascere qua e non là, perché con qualcuno ce la dobbiamo prendere.
Perché non c´è niente di peggio del pensiero che, partendo da
presupposti diversi, le cose sarebbero andate ugualmente. (pag 80/81)
I
nostri corpi sono album di famiglia.
Abbiamo
il naso di un parente, le gambe di un altro, siamo la collezione di
chi c´è stato prima di noi.
(...)
È
un giro di giostra la vita, se uno scende un altro sale. (pag
110)
...il
mondo si divide in due facce: una ride, l´altra piange; in mezzo
c´è l´indifferenza dell´equatore. (pag 116)
Katia
Ciarrocchi
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