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  Letteratura  »  Il diavolo sulle colline, di Cesare Pavese, edito da Einaudi e recensito da Siti 09/06/2024
 

Il diavolo sulle colline - Cesare Pavese - Einaudi - Pagg. 158 - ISBN 9788806245924 - Euro 11,50



Scritto nel 1948, questo romanzo breve appartiene insieme a "La bella estate" e "a Tra donne sole" alla trilogia "La bella estate" pubblicata da Pavese nel 1949. Compare in seconda posizione, centrale, presumo nel rispetto dell´ordine cronologico di composizione. Fra i tre è però il primo che leggo e ne scrivo avendo poi letto nel frattempo "La bella estate", curiosissima a questo punto di terminare la trilogia per identificare meglio i punti in comune fra i tre scritti. Lo si può già fare, in realtà, perché tutto in Pavese rimanda a Pavese e alla collina e, personalmente, a uno stato ansioso che i suoi scritti suscitano in me. Nello specifico, in questo romanzo breve domina l´inquietudine dell´età giovanile, colta in un gruppo di tre ragazzi universitari, uno è la voce narrante che riporta eventi e stati d´animo personali e si identifica con l´intellettuale del gruppo, gli altri Oreste e Pieretto. Durante uno dei loro vagabondaggi notturni nel tessuto urbano cittadino di Torino decidono di salire in collina e lì incontrano fortuitamente un giovane ricco alla guida di un´automobile; è Poli, conosciuto a Oreste, il quale da bambino vi aveva giocato insieme, essendo i genitori di lui ricchi proprietari terrieri nella collina circostante il suo piccolo paese. Il ragazzo non sta bene, chi lo conosce sa che abusa di alcool e di droga. É il punto di frattura della loro vita e della loro stagione bella che li porta a lasciare Torino per trascorrere l´estate presso la famiglia di Oreste e a frequentare assiduamente Poli il quale si è anche lui rifugiato in collina dopo essere stato ferito quasi a morte da Rosalba, la sua amante. Nella sua villa decadente scoprono che in realtà lui è sposato con Gabriella la quale lo assiste nella convalescenza, continuando ad ospitare la notte gruppi di festanti coetanei provenienti dalla città.

A queste feste parteciperanno, in una sorta di rito iniziatico, anche i nostri tre giovani. La voce narrante vive con ansia il primo incontro, gli sviluppi successivi e l'estate in collina, si fa portavoce di riflessioni sociologiche sul diverso vivere in relazione all´appartenenza alle diverse classi sociali, si identifica nel vivere sano degli abitanti della collina ( i suoi genitori la abitavano quando era piccolo e lui la ritrova ora), vuole capire quanto l´uomo abbia profanato la terra o se ancora ve ne è di vergine.
Vive una sorta di simbiosi panica con la terra e soffre del suo non riuscire a profanarla.
"-Ecco una cosa- dissi a un tratto- che non si può fare. Stare nudi in un bosco e riempirsi di vino. - Perchè no?- disse Oreste. - Neanche far l´amore in un bosco si può. In un bosco vero bosco. L´amore e il bere sono cose civili..."

C´è tutto Pavese, le sue difficoltà con le donne, l´ancestrale rapporto con il sesso e con la terra, il disincanto rispetto alla vita, l´urgenza di recuperarla nella sua innocenza, quella persa definitivamente in un´estate in cui il diavolo ha profanato la collina e ha aperto uno squarcio nella loro vita: "Tutto il nostro passato con lui diventava proibito, un inciampo..." Una morale che sorda resiste, impersonata da una vecchia zia di Oreste, una nuova religione che è quella semplice del padre di famiglia, del padre di Oreste, un interlocutore necessario in Pieretto che sollecita nei ripetuti scambi dialogici la lettura della realtà e infine tutto il pessimismo di Poli, un `anima decadente, una parte di Pavese.
Intenso e inquietante, lo innalzo al rango di "La luna e i falò".


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