Il
castello di Montechiarugolo
di
Renzo Montagnoli
Si
potrebbe dire, senza timore di sbagliare, che in provincia di Parma i
castelli abbondino; infatti sono ben 14, fra i quali ho già scritto
della Reggia di Colorno, del castello di Compiano, della Rocca
Sanvitale di Fontanellato e del Castello di Roccabianca, così che ne
rimangono dieci di cui parlare e precisamente l´Antica Corte
Pallavicina di Polesine, il castello di Torrechiara, la Rocca di Sala
Baganza, la Rocca dei Rossi di San Secondo, la Rocca Meli Lupi di
Soragna, il Castello di Scipione dei marchesi Pallavicini, il
Castello di Tabiano, il castelli di Varano De´ Melegari, la
Fortezza di Bardi e il castello di Montechiarugolo, oggetto del
presente articolo.
Non
so se riuscirò a visitarli tutti, ma cercherò di fare del mio
meglio; un passo alla volta e così ora parlo, come già anticipato,
del Castello di Montechiarugolo, comune che si trova a Sud di Parma
sulle prime propaggini appenniniche, più in piano che in alto, visto
che l´altezza è di 128 metri sul livello del mare. Il paese dista
solo una quindicina di chilometri dal capoluogo di provincia ed è
quindi facilmente raggiungibile, ma il motivo per cui il castello è
sorto lì è proprio legato alla vicinanza con la città. La succinta
storia dello stesso ne è una prova; infatti, eretto sulle rovine di
un vecchio nucleo distrutto nel 1313 per volontà dei Visconti,
signori di Milano, che si erano impossessati di Parma e del
circondario, con lo scopo ben preciso di presidiare la vallata,
comodo tuttavia alla città, fu oggetto successivamente di eventi
bellici, in quanto i da Correggio e i Rossi si impadronirono della
fortezza, ma ne furono scacciati da Ottobuono de´ Terzi, signore di
Parma, che provvide a riconsegnarlo ai Visconti, suggerendo comunque
di affidarlo a Guido Torelli, un valido condottiero. Così nel 1406
Giovanni Maria Visconti investì dei diritti di feudatario di
Montechiarugolo e Guastalla il Torelli, che intervenne sulla
struttura, di fatto ricostruendola nelle linee attuali. Poi c´è
tutta una serie di eventi che non sto a elencare, sia perché uscirei
dal seminato, sia per motivi di brevità. Sta di fatto che passò di
mano in mano fino al 1864, allorché il Demanio italiano lo cedette
ad Antonio Marchi, i cui discendenti sono ancora i proprietari.
Il
castello è sito sulla riva sinistra del torrente Enza, in una
posizione indubbiamente strategica, anche perché collocato sul
confine tra Parma e Reggio Emilia. La prima impressione, poi
confermata dalla visita accurata, è di trovarsi di fronte a qualche
cosa di imponente, tale a indurre timore a chi osasse attaccarlo.
La
cinta muraria che gli conferisce l´idea di una fortezza in grado di
resistere ad eventuali assedianti, con la loggia nel lato verso la
vallata, atta a precipitare sui nemici oli e peci bollenti, i due
ponti levatoi con i rispettivi rivellini, il vigoroso mastio, tutto
contribuisce a incutere paura e nel contempo sono il chiaro simbolo
della potenza del signore di turno. Con una simile esibizione di
grandezza militare non si potrebbe sospettare che l´interno abbia
una veste civile di particolare pregio. E invece, con stupore le sale
interne deliziano l´occhio del visitatore, che trova:
Il
Salone delle Feste, a cui si accede dal cortile d´onore,
ambiente che prende luce da eleganti trifore neogotiche che bene
pongono in risalto i numerosi e interessanti affreschi, realizzati
nel XVI secolo da allievi di Cesare Baglioni, con motivi del tutto
particolari, quasi degli arabeschi;
La
camera di mezzo, impreziosita dall´affresco dell´Annunciazione,
con al lato sinistro l´arcangelo Michele e a quello destro la
Madonna, opera realizzata nella seconda metà del XV secolo da un
allievo di Michelino da Besozzo.
La
Sala dei Quattro elementi, detta anche delle Sirene che, oltre
agli immancabili affreschi, presenta anche quattro tele realizzate a
tempera nel XVIII secolo da Domenico Muzzi e che rappresentano i
quattro elementi, cioè aria, acqua, terra e fuoco; inoltre ci sono
assai deteriorati dei frammenti di un ciclo pittorico cinquecentesco
che raffigura un´imbarcazione con riferimento all´episodio delle
Sirene cantato nell´Odissea.
La
camera dei gatti, dove non sono rinchiusi i simpatici felini, ma
è chiamata così perché ci sono affreschi parietali del XV secolo,
con motti ed emblemi, fra i quali il leone, o anche gatto rampante
assegnato al Torelli nel 1424, dopo che ebbe liberato la città di
Napoli dagli Aragonesi.
La
camera antica, con notevoli affreschi sul soffitto e sulle
lunette che rappresenterebbero, secondo alcuni esperti, la vita
dell´uomo, mentre secondo altri, frutto di studi più recenti,
sarebbero le allegorie della Forza
fisica,
dell'Ingegno,
della Fortuna
benevola e
della Felicità,
mentre nelle lunette sarebbero raffigurati la Notte,
il Giorno,
il Tempo
rivelatore della Verità e
la Considerazione accanto
alla Vigilanza e
al Discernimento;
l´autore
di questo ciclo pare sia il pittore Cesare Baglioni.
Saletta
della fata Bema è
una stanza buia che contiene una teca di vetro con dentro una mummia
egizia, trovata nel castello nel XVIII secolo e che la tradizione
vuole che si tratti del corpo della Fata Bema, il fantasma che
protegge l´intera opera architettonica e a proposito di fate e di
fantasmi ecco la storia di questa fata.
La
bella fata Bema arrivò a Montechiarugolo nel 1593 per esercitare la
sua arte di magia, ricorrendo a una postazione allestita nel maniero,
circondato all´epoca da folti boschi, dove si recava a caccia il
duca di Parma Ranuccio Farnese, che se innamorò a tal punto da
ritenersi dalla stessa stregato; per liberarsene decise di
rinchiuderla e di condannarla a morte. Pio Torelli, figlio del
precettore Pomponio, se ne innamorò perdutamente, ma venne accusato
di congiura e giustiziato con altri feudatari, fra i quali la
marchesa di Sanseverino, il 19 maggio 1612. Lei tuttavia si salvò
grazie alla sua dolcezza e amata da tutto il popolo finì i suoi
giorni serenamente a Montechiarugolo, ed è lì che ancora appare -
ovviamente è una leggenda - in forma di fantasma gentile alle
giovani donne alla vigilia delle loro nozze per istruirle sulla vita
matrimoniale. La storia mescola verità (Ranuccio Farnese era un
sanguinario) a fantasia, però è una leggenda talmente lieve e
positiva che è un piacere credere possa essere anche vera.
Il
castello di Montechiarugolo è aperto al pubblico con visite guidate
a pagamento da marzo a novembre, e nei restanti mesi su prenotazione.
Il tour comprende la visita dell´appartamento di rappresentanza
(Salone delle feste, Camera di Mezzo, delle Sirene, dei Gatti), del
loggiato quattrocentesco sull´Enza, della camera picta del Baglione
e del camminamento di ronda sugli spalti; il costo è di EUR 10,00 a
persona (EUR 6,00 per i bambini) e la durata di circa 75 minuti. È
possibile optare per un giro ridotto, limitando la visita alle sole
sale del piano terra (EUR 7,00 a persona). È caldamente raccomandata
la prenotazione.
Il
calendario e gli orari di visita, aggiornati di mese in mese, sono
pubblicati nella sezione "News" di questo sito
https://www.castellodimontechiarugolo.it/
Come
arrivare
Il
mezzo migliore è l´auto; Montechiarugolo dista da Parma circa 16
Km. E vi si può arrivare percorrendo o la Strada Provinciale 513 R,
oppure la strada provinciale.
Ospitalità
E´
di massimo livello e c´è ampia scelta; al riguardo basta cliccare
sui link che seguono:
https://www.parmawelcome.it/it/home/organizza-il-tuo-viaggio/dove-dormire/
https://www.parmawelcome.it/it/home/organizza-il-tuo-viaggio/dove-mangiare/
Fonti:
https://www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=castello-di-montechiarugolo-regno-fata-bema
https://www.castellodimontechiarugolo.it/
https://castelliemiliaromagna.it/it/s/montechiarugolo/6008-castello_di_montechiarugolo
Nota:
Le foto a corredo dell´articolo sono state reperite in diversi siti
Internet.