La
casa del poeta: appunti di viaggio
di
Franca Canapini
La
Garfagnana, gola verde incastrata tra le Apuane e l´Appennino,
riserva sorprese sia che tu la risalga fino a Piazza al Serchio e
oltre, sia che tu la ridiscenda attraversando Castelnuovo, direzione
di Barga-Lucca.
Il
6 agosto scendendo verso Lucca, nonostante la stanchezza e l´ancora
lungo viaggio per tornare a casa, ho convinto mio marito a visitare
Castelvecchio.
Ricordate
I CANTI DI CASTELVECCHIO? Ricordate Giovanni PASCOLI?
Ecco,
proprio in Garfagnana, sotto il bel paese di Barga, precisamente in
località Castelvecchio, il poeta ha vissuto i suoi momenti migliori
e lì riposa insieme alla sorella Mariù in una cappellina annessa
alla casa.
Lasciata
la Provinciale, si parcheggia l´auto in un piazzale predisposto,
poi si sale verso l´alto della collina dove si trova un borghetto
costituito da due o tre palazzotti, un vecchio lavatoio e varie case
disabitate e cadenti; dietro un corso d´acqua invisibile perché
ricoperto dalla vegetazione, davanti un paesaggio mozzafiato sulle
cime delle Apuane.
La
casa del poeta si trova sulla sinistra, cortile con giardino,
facciata ocra molto ben tenuta, un ingresso che pensiamo sia
l´originale, invece è quello dell´asilo fatto costruire da Maria
Pascoli in memoria dei genitori e ora sede della Fondazione casa -
museo Giovanni Pascoli e della mostra provvisoria del pittore CIRO
PALUMBO con opere che interpretano alcuni versi del poeta (Ut pictura
poesis).
Prendiamo
i biglietti per la visita e veniamo condotti innanzitutto nella
cappellina la cui porta dà sul cortile. Davanti a noi il grande
sepolcro di marmo in cui riposano insieme Giovanni e la sorella
Maria, intorno scranni e inginocchiatoi, quadri con soggetti
religiosi alle pareti. Provo una spiacevole sensazione di muffito che
non mi lascia neppure quando saliamo le scale interne della villa per
giungere all´ingresso e uscire nella luce del giardino.
Scendiamo
in giardino che prosegue dritto con un vasto orto/vigna fino alla
chiesetta di San Niccolò. In giardino una colonna al centro di
un´aiuola di arbusti indica la tomba dell´amato cane, più in là
il pozzo a cui attingevano acqua, alla destra dell´ingresso un
portico di archi a due piani che il poeta chiamava
colosseo e che usavano come limonaia.
Torniamo
all´interno tramite l´ingresso principale.
A
piano terra visitiamo la cucina che conserva le stoviglie di un
tempo, il soggiorno e la stanza di lavoro di Maria.
Saliamo
al primo piano tramite una scala di pietra e ci troviamo nell´ampio
studio sul quale si affacciano le porte di tre o quattro camerette.
La
stanza più affascinante è senz´altro lo studio, colpiscono le tre
scrivanie usate dal poeta per lavorare contemporaneamente a opere
diverse per genere e lingua (italiano, latino, greco).
Mi
emoziona perché riesco a immaginarmelo preso da intenso lavoro e
vivace ispirazione in quanto anch´io ho avuto un periodo in cui
lavoravo contemporaneamente a più cose e dovevo, ahimé!,
continuamente sostituire il materiale sopra la scrivania.
Ma
lo spazio libero, finalmente del tutto arioso e in un certo senso
immenso è quello del grande terrazzo in fronte alle Apuane. Lì
Giovanni deve essere stato proprio bene, lontano dalla vita sociale,
nascosto nel suo nido, avrà potuto sbrigliare la propria fantasia e
liberare la sua ispirazione poetica.
Lì
sono nati I CANTI DI CASTELVECCHIO, ed è un piacere pensarlo.
QUALCHE
CHIACCHIERA
Pascoli
lavorava al Liceo di Livorno quando qualcuno gli indicò questa villa
settecentesca come luogo tranquillo per trascorrere le vacanze. Nel
1895 la prese in affitto dai Cardosi -Carrara e l´abitò
ogni volta che era libero dai suoi impegni scolastici. L´acquistò
nel 1902. Per raggiungere la cifra pattuita dovette vendere
anche le 5 medaglie d´oro che aveva vinto partecipando ai concorsi
per le opere in lingua latina. In essa, insieme alla sorella Maria,
ricostruì il "nido" che gli era stato distrutto nell´infanzia.
In essa visse il periodo più florido della sua ispirazione poetica.
Nella
mia esplorazione ho scoperto che è morto di cirrosi epatica,
causa la sua dipendenza dall´alcool, a soli 57 anni. Anche lui
allora, professorone sapientissimo di latino e greco, era un debole
umano, umano e sofferente. E come poteva non esserlo, essendo un
poeta?
Tutta
la sua vita sembra fatta di costrizioni. La casa che, invece che con
la sposa desiderata, ha condiviso con la sorella, il grande
senso di responsabilità dimostrato nei confronti dei familiari
sopravvissuti alle numerose disgrazie familiari, pure la metaforica
sensazione di muffito che aleggia per le stanze, mi parlano della sua
fragilità, rendendomelo ancora più caro.
...E
mi vidi quaggiù piccolo e sperso errare, tra le stelle, in una
stella." (da Il
bolide)
IN
LINEA CON IL POETA - in dormiveglia - 7 agosto 2023
"Non
si torna nel mondo senza carezze"
"In
quella collina dove correvi bambina ti andrai a cercare"
"Godrai
lo stupore del Mondo"
Nota:
Le foto a corredo sono state scattate da Franca Canapini