Ipotesi
di misura
di
Francesca Bavosi
Fara
Editore
Poesia
Pagg.
96
ISBN
978-88-9293-067-4
Prezzo
Euro 10,00
opera
poetica I classificata al
Faraexcelsior
Così
è la vita
Ogni
volta che mi trovo per le mani un libro di poesia di un autore che mi
è sconosciuto sono preso da un torpore agitato, quasi un
ossimoro che cerca di rendere più chiaro il mio stato d’animo,
perché leggere è semplice, ma accogliere in se stessi
le parole e i pensieri di un altro non è facile. Che vorrà
dire, dove vorrà andare a parare, che motivazioni sono alla
base, sono tutte domande che mi frullano per il cervello e a cui
cerco di dare risposta tentando di immedesimarmi nell’autore.
Francesca Bavosi per me è una sconosciuta, e mi scuso con
l’interessata, perché questa mia affermazione non vuole
essere un pregiudizio, ma spiega le difficoltà che incontro, a
volte maggiori, a volte minori, dipende soprattutto dalla chiarezza
dei versi, dall’interpretazione che può essere data agli
stessi, dalle tematiche affrontate. Dopo questa premessa, che ritengo
opportuna, voglio passare alla disamina dell’opera, alle mie
sensazioni, alle emozioni che mi ha fatto nascere.
Innanzi
tutto rilevo, con piacere, che la forma dei versi è funzionale
allo scopo, senza svolazzi o ricorsi a immagini d’effetto, ma
quel che più conta mi è sembrata una poesia che già
in prima lettura è capace di trasmettere il messaggio che
inevitabilmente porta. E’ un mondo concreto, non evanescente,
né astrattamente costruito quello che è alla base delle
poesie; si tratta di riflessioni su aspetti del contingente, come in
Torpore (Questo finire d’estate degradante /
gorgoglia nei tombini
zuppi / e intorbida il sangue, arrivano / dalle finestre zaffate di
bitume / come il rantolo della stagione /e scandiscono le ore –
troppo poche – / che mi separano da lunedì. / Arranco –
le valigie sopra il letto – / tra i gusci di conchiglia e le
provviste / per l’inverno pensando alla cicala / che muore da
qualche parte muta / e ringraziando la sua vita /
della
mia più feconda.).
Ci sono tutti gli aspetti di una stagione, l’estate, la cui
fine è imminente, compreso lo stato d’animo della
poetessa, con quella certezza che il tempo delle vacanze è
finito e che si dovrà tornare al lavoro, con quelle ore,
troppo poche, che separano dal lunedì. E cosa resta di questa
stagione? I gusci di conchiglia raccolti in riva al mare, ma questo è
già il passato, occorre pensare al futuro con le provviste per
l’inverno. Si riprende il solito ripetitivo tran tran, in una
vita che non è piena come quelle delle cicale che sono
prossime a morire.
Resta
il fatto che la natura ha un aspetto preminente, come nel caso
dell’elegia equinoziale, equinozio di primavera, con la soffusa
descrizione delle sensazioni che affiorano con la nuova stagione ( Ai
racconti segreti dei tetti / ai
fantasmi tra i ciliegi / / alle parole importanti nelle sporte / e
all’eco delle mani stupite / / alla casa antica sotto il passo
/ all’amico pino / / la primizia notturna della mite stagione.
/ / La tua primavera ha già / un nuovo sole. ).
Stagioni
che iniziano, altre che finiscono, ritmano il trascorrere del tempo e
in questo srotolarsi di ore, di giorni, di mesi si vive, pronti a
recepire i segnali della natura che cambia, anche noi parte della
stessa.
In
fin dei conti, con queste poesie Francesca Bavosi, parlando della
vita, parla di se stessa, delle sue sensazioni, delle sue emozioni,
si apre non nel cantuccio di un confessionale, ma in un libro in cui
si svolgono le pagine non come elenco di peccati, ma come una
silenziosa voce che scaturisce dall’anima.
Francesca
Bavosi
è
nata e vive a Fano (PU). Laureata in Lettere classiche all’Università
di Urbino, insegna con gratitudine in una scuola della sua città.
Alcuni suoi testi sono stati selezionati in concorsi nazionali e
internazionali (5° Premio De Palchi Raiziss, Presidente di giuria
Giovanni Raboni; 4° Premio Nazionale Novella Torregiani; VI
Premio Città di Conza; Premio Zeno 2021).
Renzo
Montagnoli
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