L’alveare
assopito
di
Angela Caccia
Fara
Editore
Poesia
Pagg.
72
ISBN
978-88-9293-070-4
Prezzo
Euro 10,00
Opera
poetica I
classificata al
Faraexcelsior
Quando
la classe non è acqua
Già
il titolo di questa raccolta mi ha incuriosito, perché ho
pensato a un’arnia, sempre brulicante di api al lavoro,
silenziosa nei mesi invernali mentre gli insetti provvedono al riposo
stagionale. Mi sono detto che forse il titolo vuole significare un
momento di quiete, di riflessione dell’umanità sempre
presa dalla frenesia del lavoro, dagli impegni quotidiani, da
faccende consuete o anche inventate in un una società che
sembra trovare la sua ragione di essere solo nella rincorsa del
successo e del guadagno. E’ stata un’impressione e come
tale la riporto per spiegare come io abbia poi affrontato la lettura
delle poesie che non sono monotematiche e per certi aspetti è
tanto meglio, ci sono più occasioni per divertirsi. Sono
rimasto colpito inoltre dalla ricerca del colore, sì perché
non poche poesie hanno a che fare con i colori, che finiscono con il
diventare tante pietruzze di un mosaico che, accostate, danno
immagini alla silloge.
“….Il
po’ di verde sconsolato / annusava ovunque luce / rovistava in
sacche di grigio / ed abbandono / la condanna del colore / fu la
fatica di nascere rosa”
“Navigatori
del liquido celeste / in formazione serrata verso / rotte radiose sui
tanti canti della terra /…”
“
Si
spegne l’azzurro e / la senti strisciare arrampicarsi / cadere
e nel tonfo asfaltare l’opaco…”
Forse,
mi sono detto, la fonte di ispirazione è stata unica ed è
arrivata al punto di dare alle pennellate di colore la vena di un
artista, un grande artista: “Questa finestra ora /
incupita era un Van Gogh /…”.
Con
ogni probabilità sono stato tuttavia troppo impulsivo, troppo
precipitoso, perché i colori rappresentano una parte, peraltro
abbastanza esigua delle poesie, ma non essendo la silloge
monotematica sono presenti altri argomenti di cui scrivere, come ho
potuto apprezzare soprattutto nel caso della natura: “
Infallibile regia della natura / partecipiamo al congedo della
rondine / sulla rampa ripida dell’autunno / e tutti a cercare
l’ultima rosa/…”.
Certo
se è più piacevole leggere poesie che trattano più
argomenti però è più difficile scrivere poi una
recensione, si corre il rischio di essere prolissi, di divagare un
po’ troppo, insomma si rischia di porre l’autore in
secondo piano. Se è poi vero che l’Autore, con la “a”
maiuscola, è in quanto tale per la qualità del suo
prodotto, non posso che piacevolmente constatare che anche qui
ritrovo quell’Angela Caccia sensibile, precisa, raffinata e
armonica che ho potuto apprezzare in tanti lavori precedenti.
Verrebbe da dire, e non si sbaglierebbe, che la classe non è
acqua. Al riguardo basta leggere questi pochi versi, presi da alcune
poesie:
“
Le
case basse di un villaggio di pescatori / la riva a poche spanne / il
rumore della risacca come certi / rosari nella bocca degli anziani /
le barche un po’ /
tediate
al pari di auto in sosta al market /…”;
“
Il
cielo di stanotte sta in una ciglia / di luna – intorno e
distanti – costellazioni / …”;
“
Dell’alba
l’adagio di suoni / furtivi come piccole ossa di / uccelli che
sgranchiscono / …”.
Credo
che sia possibile per tutti rilevare le felici scelte creative, vere
e proprie invenzioni che in poche parole propongono visioni e
atmosfere di grande effetto, e non si tratta di preferenze
determinate da virtuosismo, ma di periodi che sono strettamente
legati alla poesia e al concetto che si vuole esprimere, perché
è evidente come il risveglio del mondo all’alba presenti
una serie di suoni che piano piano si espandono, superando la soglia
del silenzio, e annunciando, con il sole che sorge, il nuovo giorno.
In così poco c’è molto, direi c’è
tanto, e soprattutto non asetticamente, con grazia, e questa è
la poesia che dona la “a” maiuscola all’autore.
Non
è un caso pertanto se ha vinto anche questo premio nel
periodico concorso indetto dall’editore, ma attenzione, io non
mi faccio influenzare dai risultati, il valore di un’opera è
intrinseco, indipendente da coppe e medaglie, e qui c’è
tutto, per il piacere di chi leggerà e anche per la
soddisfazione che ho ritratto scrivendo la presente.
Angela
Caccia
ha
pubblicato con Fara: Il
fruscio feroce degli ulivi (2013), Il
tocco abarico del dubbio (2015)
e Accecate
i cantori (2017).
Con Lietocolle Piccoli
forse (2017).
Vari i contributi nel web, in particolare in Versante Ripido. È
stata recensita in poesia.corriere.it,
Satura, Patria Letteratura, RAI
Poesia,
Oubliette magazine, La Repubblica di Napoli nella rubrica di Eugenio
Lucrezi e La Repubblica di Firenze nella rubrica di Alba Donati.
Finalista al Morra
2022 con
liriche contenute nel presente libro, ha tre superbe passioni:
poesia, ceramica e scacchi.
Renzo
Montagnoli
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