La
rosa e l’anello – William Makepeace
Thackeray – Giunti – Pagg. 280 – ISBN 9788809003903
– Euro 10,33
C’era
una volta
Come
scrive Elda Bossi, traduttrice dell’opera per questa bella
collana della Giunti uscita in prima edizione nell’ormai
lontano 1984, “La rosa e l’anello” è un
libro per lettori d’ogni età.
“Una
novella per grandi e per piccini da raccontare accanto al fuoco la
notte di Natale”, recita non a caso una sorta di brevissima
premessa; considerando il clima natalizio già imperante,
perché non concedersi tale lettura?
Pubblicato
nel 1855, “The rose and the ring” è uno dei tanti
titoli che nell’arco di circa due decenni diede alle stampe
William Makepeace Thackeray (1811-1863), scrittore britannico
dell’epoca vittoriana che nacque in un sobborgo di Calcutta da
cui fece ritorno in Inghilterra quand’era ancora bambino. La
sua attività letteraria, affiancata a quelle di giornalista e
caricaturista, fu pervasa da una vena satirica che ci mise un po’
di tempo prima d’incontrare il consenso dei lettori; tra le sue
opere più note, “Le memorie di Barry Lyndon”
(1844) e “La fiera delle vanità” (1846-48).
“La
rosa e l’anello”, che non sembra in verità avere
la stessa brevità di una novella (e infatti consta di ventidue
capitoli) né un intreccio narrativo minimale, è
impreziosita (per lo meno in questa edizione della Giunti) da alcuni
disegni originali dell’autore. La vicenda conduce il lettore
dentro un testo dal sapore chiaramente fiabesco, per le antiche
strade e i sontuosi palazzi dei paesi di Paflagonia e Crim Tartaria,
reami dove s’incontrano teste coronate e vili usurpatori di
troni, nonché tutta una serie di personaggi (buoni e cattivi)
ben tratteggiati, alcuni dei quali persino molto buffi, che animano
una trama particolarmente ricca di avvenimenti e retroscena con cui
il lettore dovrà da subito fare i conti. In queste pagine,
ovviamente, non poteva mancare la presenza dell’elemento
fantastico che si presenta attraverso la misteriosa quanto
affascinante figura di Bacchettanera, fata “di gran scienza”
domiciliata tra i due regni sopraccitati; la rosa e l’anello da
lei donati a due sue nobili figliocce faranno la propria parte nel
corso della narrazione, dando, a ragione, il titolo all’opera.
Come da miglior tradizione, nonostante la malvagità, l’avidità
e gli imbrogli da parte di qualcuno, verità e giustizia infine
trionferanno, e l’amore pure.
Nel
complesso, una piacevole lettura, forse non straordinaria né
memorabile, ma comunque simpatica e di certo assolutamente diversa da
quelle solite, in grado di far riscoprire e apprezzare –
soprattutto ai lettori non più giovanissimi – il valore
e l’incanto senza tempo della fantasia.
Inoltre,
grazie a questo volume ho potuto scoprire Elda Bossi (1901-1996),
traduttrice, poetessa e autrice particolarmente versatile e prolifica
del Novecento italiano della quale oggi, purtroppo, non si sente più
parlare. La sua traduzione di quest’opera di Thackeray,
risalente al secondo dopoguerra, appare molto scorrevole e vivace;
per approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Elda_Bossi
Laura
Vargiu
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