Visti
dalla meta siamo tutti ultimi –
Francesca
Picone – Lettere Animate – Pagg. 272 – ISBN
9788871121604
(eBook
9788871121901)
– Euro
23,50 (eBook Euro 2,99)
Questo
romanzo ha potenzialmente centinaia, migliaia di lettori, ciascuno
con la sua storia e la sua sensibilità. Tuttavia, essendo
fortemente inserito nel tessuto abitativo della città di
Napoli, ho individuato alcune categorie preminenti:
Coloro
che vivono a Napoli e la amano,
Coloro
che hanno vissuto a Napoli, ed hanno giurato di non tornarci mai più
Coloro
che non hanno mai messo piede a Napoli, e non la conoscono per nulla
A
questi ultimi occorre chiedere di prestar fede all’autrice:
tutto quel che racconta è vero, sono situazioni reali di vita
napoletana. A dire il vero, è un po’ eccessivo che tanti
infortuni capitino tutti in sequenza alla medesima persona. Questo
potrebbe indurre la prima categoria di lettori a negare la veridicità
degli episodi, mentre i secondi vengono indotti a pensare che la
protagonista, Sally, napoletana “bene”, in realtà
arrivi da Marte o da un collegio chiuso come un convento. Bisogna
addentrarsi nella storia, per comprendere il significato di questa
serie di peripezie, scandite dai racconti e dalle poesie di Sally,
brandelli di un suo diario che le viene rubato, proprio all’inizio
del romanzo.
Un
po’ espediente letterario, un po’ esempio significativo
di una crescita personale, Sally conquista pian piano la simpatia del
lettore, unita a una sorta di commiserazione. Le persone che le
ruotano intorno riescono tutte ad adattarsi, scegliendo di vivere,
più o meno onestamente, nelle pieghe del “sistema”.
Sally no. Sally rifiuta di sottomettersi alla convivenza endemica con
la microcriminalità; alla corruzione, piccola e grande, che
serve per ottenere un buon lavoro o semplicemente per vivere
discretamente a casa propria, scelta in un vicolo non particolarmente
malfamato, ma comunque malmesso, e molto triste. Quel che manca, in
questo vicolo, è la tipica allegria napoletana, la
convivialità, le spaghettate, la pace dopo le litigate ad alto
volume. Mancano, perché Sally non le vuole vedere, non le
accetta. Nel vicolo abita temporaneamente anche una ragazza milanese,
Ale, che si muove nei meandri di Napoli con molta più
scioltezza di Sally, lavora con lei al falso recupero di ragazzi
drogati o disturbati, e intanto introduce Sally all’uso di
droghe pesanti. Un personaggio ambiguo, come quasi tutti quelli che
ruotano intorno alla protagonista, capaci di agire in un modo, e
parlare in un altro. L’unica che le vuole veramente bene è
la sua gemella Lù, che ha scelto di vivere lontana dalla
città, tra lago, mare e cielo. Un Eden, nel quale tenta di
attirare la sorella, mentre questa precipita sempre più in
basso nella scala sociale.
Il
libro che chiede pazienza per leggere, e ancor più per
interpretare. In ogni pagina c’è un fatto, o una frase,
su cui occorre fermarsi a riflettere. Tanti argomenti scottanti
affrontati con rabbia, con una tenace determinazione a non volersi
piegare. Eppure, Sally, scontrosa e intransigente, cade in modo assai
rapido nel buio tunnel della droga. Il linguaggio è secco,
duro, frammentato; si apre all’improvviso in descrizioni
musicali quando compaiono i frammenti del Diario (l’Agenda,
come dice Sally), o quando lei medita; questa differenza aumenta la
distanza fra realtà ed illusione.
Il
finale sarà amaro, così come è amaro il titolo.
“Tutti ultimi”.
Non
ci sono vincitori, soltanto vinti.
Rosella
Rapa
(da www.letteratour.it)
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