Storie
minime
e
una poesia per Rocco Scotellaro
di
Maria Pina Ciancio
Fara
Editore
poesia
Pagg.
48
ISBN
978-88-95139-61-1
Prezzo
Euro 10,00
Un
canto per il Sud
Le
storie delle proprie origini mi hanno sempre incantato, con le
descrizioni di paesini che stanno legati alla terra con la forza
della disperazione perché poco a poco si spopolano, avari,
prima ancora che di vita, di lavoro. Si trovano soprattutto nel Sud,
un meridione che nella sua sventura di essere madre ingrata dei figli
mantiene la sua dignità e che così bene ha cantato
nella sua pur breve vita Rocco Scotellaro. Più recentemente mi
hanno affascinato i versi di Vincenzo D’Alessio, un caro amico
purtroppo già scomparso. Ed ecco che allora si spiega il mio
interessamento per questa raccolta di Maria Pina Ciancio, poetessa
nata in Svizzera, ma poi ritornata nei luoghi delle sue radici, in
Lucania.
Anche
lei canta la disperazione di chi è costretto ad andare,
dell’emigrante che, povero fra i poveri, si mette su un treno
sperando in un futuro migliore, con tutto il dolore che può
provare chi è costretto a lasciare la sua terra (Evaporano
i sogni e dentro i sogni / la storia di mio padre / quella di valigie
di cartone cotte al sole / trascinate a mani strette / dentro vagoni
neri di carrubi / e sguardi claudicanti aggrappati al finestrino /
…). Sono versi quasi sussurrati, nonostante la passione
che l’autore riesce a stento a contenere; non ci sono toni
enfatici, c’è una malinconia di fondo che stringe piano
piano la gola come un cappio e che impedisce alla voce di uscire, di
gridare trasformando il dolore in rabbia per una sorte che è
una condanna originaria.
Ritrovo
in questi versi lo struggente amore per le sue genti di Rocco
Scotellaro, il poeta sindacalista verrebbe da definirlo certamente
non sbagliando, ma prima di tutto acuto osservatore di una realtà
immutabile che sembra senza tempo. In questo migrare, che porta i
corpi lontano, ma con le anime che cercano di non disancorarsi da
quel piccolo mondo ingrato in cui si è cresciuti, si nota
implacabile lo spaesamento ( Lo
spaesamento, ecco cos’è: / un tempo in cui le mani
non sanno più/ se stringersi a pugno / o fermarsi /
distendersi a ramo sul cuscino).
E’ così che si va con la lacerazione dentro, mentre c’è
chi resta, straziato dalla rassegnazione, in un palcoscenico i cui
attori recitano la commedia della vita con i loro tradizionali riti,
legati ad antichi valori, in cui ritrovano, nel dolore di vivere, il
coraggio per vivere.
E’
indubbio l’amore di Maria Pina Ciancio per la sua terra, i
versi delle sue poesie sono palpitanti, sgorgano dritti dal cuore, si
fanno immagine e atmosfera, rivelano la ricchezza di un sentimento
inalienabile.
In
questo quadro mi pare logica una poesia dedicata a Rocco Scotellaro,
di cui ebbi a scrivere, recensendo Tutte
le poesie 1940 – 1953,
il suo tratto distintivo e cioè che “
Mai
fu più intensa una così breve vita”
.
Lo scopo è di renderne il ricordo imperituro e con la memoria
del poeta i suoi palpitanti versi, il suo amore per questa terra, per
gli uomini che la calpestano e che rimangono nonostante tutto, per
quelli che la lasciano con il desiderio di ritornavi già
quando partono.
(…/
Se non ti addormenti figlio posso raccontarti la storia di un poeta
che morì a trent’anni e che a venti era già
giovane Sindaco di paese con il cuore rosso e l’anima di un
padre. / …). Nella semplicità che caratterizza
tutta la silloge in questi pochi versi c’è tutta la vita
di Rocco Scotellaro e più avanti c’è la speranza,
mai sopita, di un mondo nuovo, più giusto, più equo,
perché la Lucania, il Sud non resti sempre così (.../
Ascolta figlio e impara l’amore e le preghiere / non straziarmi
per dimenticanza il cuore / perché vedi, Rocco è tuo
fratello grande / e ogni giorno è sempre nuova l’alba).
La
raccolta ha collezionato diversi premi, ultimo, recentissimo, il
primo premio Poesia minimalista Polverini 2022 e credo che siano
tutti più che meritati. Da parte mia non posso che
caldeggiarne la lettura.
Maria
Pina Ciancio di
origine lucana è nata a Winterthur (CH) nel 1965. Trascorre la
sua infanzia tra la Svizzera e il Sud dell’Italia, dove
attualmente vive coniugando la passione per l’insegnamento a
quella per la poesia e la scrittura. Viaggia fin da quand’era
giovanissima alla scoperta dei luoghi interiori e dell’appartenenza,
quelli solitamente trascurati dai flussi turistici di massa, in un
percorso di riappropriazione della propria identità e delle
proprie radici.
Ha pubblicato testi che spaziano dalla
poesia,
alla narrativa, alla saggistica. Tra i suoi lavori più
recenti ricordiamo Il
gatto e la falena (Premio
Parola di Donna, 2003), La
ragazza con la valigia (Ed.
LietoColle, 2008). Suoi scritti e interventi critici sono ospitati in
cataloghi, antologie e riviste di settore. È presidente
dell’Associazione Culturale LucaniArt e su internet cura uno
spazio laboratoriale sul romanzo e la poesia in
Basilicata: lucaniart.wordpress.com
Renzo
Montagnoli
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