L’isola
del Giglio
di
Renzo Montagnoli
Fra
le numerose isole toscane, di cui la più estesa è
quella d’Elba, troviamo anche l’isola del Giglio, quasi
di fronte a Porto Santo Stefano, da cui è separata da un
tratto di mare lungo all’incirca 16 miglia, un percorso non
lungo (in Km. sarebbero una trentina) tanto che dal Promontorio
dell’Argentario nelle giornate limpide è possibile
intravvederla, pur trattandosi di un’entità né
molto estesa (circa 21 Kmq.), né particolarmente alta
sull’acqua, visto che la cima della montagna, da cui è
costituita e chiamata Poggio della Pagana, arriva appena a 496 metri.
Se
l’Argentario presenta delle notevoli bellezze naturali l’isola
del Giglio non è certamente da meno, perché lungo il
perimetro costiero di 27 Km., in gran parte roccioso, si aprono delle
spiagge, per lo più piccole, ma suggestive in cui oltre alla
possibilità di praticare la balneazione è possibile
anche godere di giornate di assoluto relax. A parte la spiaggia di
Campese, la più grande che si trova sul lato di Nord-Ovest,
tutte le altre (Arenella, Cannelle e Caldane) sono situate sul
versante orientale.
L’isola
ha una lunga tradizione di insediamenti umani, visto che era già
abitata nel corso dell’età del ferro; in seguito diventò
una base militare etrusca e successivamente romana e doveva essere di
tutto rispetto se perfino Giulio Cesare la cita nel De bello
civili. Del resto sono presenti testimonianze della presenza dei
romani, con un sito archeologico, vicino a Giglio Porto e sotto il
livello del mare, con resti di una villa romana. Nel medioevo l’isola
divenne possedimento della famiglia Aldobrandeschi e poi del Comune
di Perugia; a titolo di cronaca al largo delle sue coste nel 1241 la
flotta pisana sconfisse quella genovese. E anche i Pisani ne
divennero dominatori, seguiti dai Medici di Firenze; purtroppo, data
anche la posizione, era soggetta a frequenti incursioni piratesche,
di cui la peggiore fu nel 1544, allorché Khayr al-Din
Barbarossa la saccheggiò, uccidendo i difensori e deportando
come schiavi più di settecento abitanti. L’isola si
spopolò, ma i Medici provvidero a reintegrare la popolazione
con genti del senese; nonostante tutti gli sforzi per limitare le
incursioni turche queste continuarono fino al 1799. Per i poveri
gigliesi dovevano essere un incubo questi pirati e io immagino il
terrore che si diffondeva a macchia d’olio non appena le
sentinelle avvistavano le vele della flotta turca e davano l’allarme,
probabilmente suonando le campane a martello; e allora c’era
gente che raccoglieva le proprie cose, che cercava rifugio in cima
alla montagna, dove pregava sperando in una difesa vincente, oppure
in improbabili soccorsi. Non si trattava solo di perdere dei beni,
perché, se non si riusciva a porsi in salvo, o si era
ammazzati, o si veniva schiavizzati. Più recentemente l’isola,
prima dominio del Granduca di Toscana, poi finalmente parte
integrante del Regno d’Italia, ha avuto un evento storico di
grande clamore, con il naufragio della Costa Concordia avvenuto la
sera del 13 gennaio 2012, fatto molto noto, tanto che non ritengo
necessario dilungarmi.
La
popolazione occupa quattro frazioni: Giannutri, un’isoletta che
si trova a circa 14 km. a sud-.est dell’Isola del Giglio,
Giglio Campese, Giglio Porto, unico porto dove arrivano e partono le
imbarcazioni che collegano con la terraferma e Giglio Castello, che è
il capoluogo.
Ciò
premesso l’attrattiva principale dell’isola è la
bellezza della natura che, nonostante il consistente flusso
turistico, riesce a conservarsi abbastanza bene. Ricoperta in larga
parte dalle tipiche piante della macchia mediterranea ha un solo
bosco, una pineta, sita su un promontorio a settentrione di Giglio
Castello, intorno al vecchio faro. Le colture sono necessariamente
ridotte, ma la più importante è quella della vite, le
cui uve forniscono un vino eccellente, l’Ansonaco. Le
meraviglie però sono altre, il mare bello, pulito che bagna
spiagge da sogno, di cui, secondo me, la più bella è
quella delle Cannelle. Se però si desidera vedere altri
aspetti del territorio, tipo monumenti, non resta che fare una visita
alle frazioni e così assai interessante è Giglio
Castello, con il suo borgo medievale e la caratteristica chiesa del
XV secolo di San Pietro Apostolo; sul lato ovest poi c’è
Giglio Campese, con il suo tipico faraglione e le torri del Campese e
del Lazzaretto, la cui funzione era di essere un osservatorio per
poter segnalare in tempo l’arrivo dei pirati; Giglio Porto è
l’unico porto dell’isola, piccolo e variopinto, anche lui
con la sua bella torre di avvistamento, le torre del Saraceno, ed è
questa frazione il punto di partenza per andare a zonzo sull’isola,
ricorrendo al servizio di autobus di linea, al taxi o prendendo a
noleggio una motoretta o una bici.
Come
arrivare:
Con
il traghetto da Porto Stefano, località facilmente
raggiungibile, con corse plurigiornaliere effettuate da Toremar e
Mare Giglio ; al riguardo si possono avere molte più
informazioni cliccando ui seguenti link:
https://www.toremar.it/;
https://www.maregiglio.it/
Ospitalità:
Non
mancano diverse e articolate soluzioni. Come gli alberghi, bed &
breakfast, appartamenti e camping e lo stesso dicasi per la
ristorazione; anche in tal caso si prega di cliccare sui seguenti
link:
https://www.giglioinfo.it/isola-del-giglio/dove-dormire-al-giglio/hotel-e-alberghi/;
https://www.giglioinfo.it/isola-del-giglio/dove-dormire-al-giglio/bed-and-breakfast/;
https://www.giglioinfo.it/isola-del-giglio/dove-dormire-al-giglio/appartamenti-e-case-vacanza/;
https://www.giglioinfo.it/isola-del-giglio/dove-dormire-al-giglio/camping/;
https://www.giglioinfo.it/isola-del-giglio/mangiare-e-bere/ristoranti-e-pizzerie/
Fonti:
Wikipedia; Informazioni turistiche e guida al Giglio; Toscana.info
Nota:
le foto a corredo dell’articolo sono state reperite
in diversi Siti Internet
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