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  Bell'Italia  »    »  Il comune più orientale d’Italia, di Renzo Montagnoli 31/07/2021
 
Il comune più orientale d’Italia

di Renzo Montagnoli



I viaggi che ho effettato in passato in Puglia mi hanno condotto anche sul litorale della penisola salentina e così ho potuto visitare il comune più a est in Italia, cioè Otranto, e lì fra l’altro a Capo d’Otranto, o Punta Palascia, vi è il punto di separazione fra il mare Adriatico e il mar Ionio: Dunque, geograficamente ci sono dei motivi d’interesse, che per fortuna non sono gli unici, perché su tutti svettano gli aspetti paesaggistici, non solo della costa con il suo mare, ma anche di questo paese di circa 6.000 abitanti, la cui storia merita di essere, se pur brevemente, descritta.

In misura più contenuta, in pratica un villaggio, Otranto era già presente nel neolitico, venne poi abitata dai Messapi per diventare prima greca e poi romana, accrescendo notevolmente la sua importanza, anche per l’attività del suo porto, più grande di quello di Brindisi. E proprio questo porto la fece diventare una specie di ponte fra oriente e occidente, conoscendo diverse dominazioni, fra cui quella bizantina e quella gotica, indi normanna, sveva, angioina e aragonese. Fu inoltre località di forte presenza ebraica, considerato che nella seconda metà del XII secolo era abitata anche da 500 famiglie ebree. Nel complesso la vita procedeva tranquilla e anche redditizia, per via dei traffici marittimi consentiti dal porto, ma nel 1480 fu attaccata dai Turchi di Maometto II e dopo un breve assedio fu messa a ferro e fuoco e circa 800 maschi, che non vollero rinnegare la fede cristiana, furono decapitati, comportamento inusuale degli ottomani, purtroppoi giustificato dal fatto che gli otrantini avevano ucciso l’ambasciatore turco inviato per trattare la resa. Non ebbero miglior sorte le donne e i bambini, moti catturati e deportati. Successivamente gli abitanti sfuggiti alla mattanza si diedero da fare per riportare la loro città agli antichi splendori, rinforzando soprattutto le opere di difesa che si erano dimostrate carenti in occasione dell’assedio e riuscendo a respingere nel 1535 e nel 1537 due nuovi attacchi turchi. Tuttavia, a partire dalla seconda metà del seicento Otranto iniziò un periodo di decadenza, anche perché molti abitanti preferirono trasferirsi all’interno, stante la costante pressione turca. Un risveglio si ebbre nel breve periodo napoleonico, ma poi si registrò un ulteriore calo demografico con una corposa emigrazione, soprattutto verso la Germania e la Svizzera. Dopo la seconda guerra mondiale poco a poco prese piede il turismo, grazie al quale la città sembra essere uscita dal ruolo di bella addormentata.

Di tutti gli edifici storici cittadini il più importante è indubbiamente il Castello Aragonese, chiamato anche Castello d’Otranto e che diede il nome al primo romanzo gotico della storia, opera del 1764 scritta dall’inglese Horace Walpole.

Si tratta di una costruzione imponente, integrata nella cinta muraria difensiva, eretta fra il 1485 e il 1498 da Alfonso d’Aragona e, restando sempre in tema militare, degne di nota sono le numerose torri costiere sul litorale edificate da Carlo V per difendere la zona dai frequenti attacchi saraceni. Non mancano ovviamente architetture civili e religiose e fra le prime degno di nota è il Palazzo Lopez, edificato al tempo del dominio spagnolo dalla nobile famiglia Lopez, e che attualmente ospita un Museo Diocesano dotato di elementi artistici di particolare rilievo. Fra le strutture religiose più importanti c’è la cattedrale, dedicata a Santa Maria Annunziata, edificata sotto la dominazione normanna e ultimata nel XII secolo, notevolmente rimaneggiata dopo l’assalto turco del 1480; presenta al suo interno un autentico capolavoro dell’arte musiva medievale, un mosaico realizzato fra il 1163 e il 1166 dal monaco Pantaleone, esteso lungo le tre navate, il transetto e l’abside, rappresentante un grandioso Albero della Vita, con temi tratti dall’Antico Testamento, dai Vangeli apocrifi e dai cicli cavallereschi.

Ma Otranto non sarebbe l’Otranto così amata dai turisti se non presentasse un litorale nord di straordinaria bellezza. Infatti ci sono siti balneari e spiagge che ricordano addirittura quelle dei tropici, a cominciare dalla Baia dei Turchi, un luogo storico dove sbarcarono nel 1480 i turchi, la costiera alta di Torre Sant’Andrea e di Torre dell’Orso e se proprio ci si dovesse stancare del bel mare, circostanza di cui dubito, basta poco e cioè spostarsi brevemente all’interno per una tappa ai Laghi Alimini, uno d’acqua dolce e l’altro d’acqua salata, immediatamente a ridosso della costa. E poi, ritornati sul litorale, non ci si può esimere dall’andare a vedere i tipici faraglioni, come il caratteristico scoglio delle “Due sorelle”. Se poi si desidera una villeggiatura rilassata, basta spostarsi di poco e c’è la Baia di Orte, dalla natura selvaggia, oppure Porto Badisco, insomma ce n’è per tutti i gusti.

Arrivare non è difficile, l’unico problema è per chi viene dall’Italia settentrionale, data la non trascurabile distanza (da Milano sono 1.100 km. in auto, ma ci sono anche la ferrovia, almeno fino a Lecce, e poi in autobus, e l’aereo, ricorrendo allo scalo di Brindisi). E proprio la distanza che rende impegnativo il viaggio e che sconsiglia una villeggiatura brevissima, tipo mordi e fuggi, invitando eventualmente a fermarsi non per la classica settimana, ma per qualche giorno in più, anche perché da vedere c’è veramente tanto.

Per l’ospitalità c’è solo l’imbarazzo della scelta e per questo mi permetto di rimandare il lettore al sito turistico Terre d’Otranto (http://www.terredotranto.it/).



Le fotografie a corredo dell’articolo sono state reperite in diversi siti internet e rappresentano, nell’ordine dall’alto in basso, una panoramica di Otranto, il Castello Aragonese, una parte del mosaico della Cattedrale, la Baia dei Turchi, i laghi Alimini, la Baia di Orte, lo scoglio Due sorelle.

 
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