Il
comune più orientale d’Italia
di
Renzo Montagnoli
I
viaggi che ho effettato in passato in Puglia mi hanno condotto anche
sul litorale della penisola salentina e così ho potuto
visitare il comune più a est in Italia, cioè Otranto, e
lì fra l’altro a Capo d’Otranto, o Punta Palascia,
vi è il punto di separazione fra il mare Adriatico e il mar
Ionio: Dunque, geograficamente ci sono dei motivi d’interesse,
che per fortuna non sono gli unici, perché su tutti svettano
gli aspetti paesaggistici, non solo della costa con il suo mare, ma
anche di questo paese di circa 6.000 abitanti, la cui storia merita
di essere, se pur brevemente, descritta.
In
misura più contenuta, in pratica un villaggio, Otranto era già
presente nel neolitico, venne poi abitata dai Messapi per diventare
prima greca e poi romana, accrescendo notevolmente la sua importanza,
anche per l’attività del suo porto, più grande di
quello di Brindisi. E proprio questo porto la fece diventare una
specie di ponte fra oriente e occidente, conoscendo diverse
dominazioni, fra cui quella bizantina e quella gotica, indi normanna,
sveva, angioina e aragonese. Fu inoltre località di forte
presenza ebraica, considerato che nella seconda metà del XII
secolo era abitata anche da 500 famiglie ebree. Nel complesso la vita
procedeva tranquilla e anche redditizia, per via dei traffici
marittimi consentiti dal porto, ma nel 1480 fu attaccata dai Turchi
di Maometto II e dopo un breve assedio fu messa a ferro e fuoco e
circa 800 maschi, che non vollero rinnegare la fede cristiana, furono
decapitati, comportamento inusuale degli ottomani, purtroppoi
giustificato dal fatto che gli otrantini avevano ucciso
l’ambasciatore turco inviato per trattare la resa. Non ebbero
miglior sorte le donne e i bambini, moti catturati e deportati.
Successivamente gli abitanti sfuggiti alla mattanza si diedero da
fare per riportare la loro città agli antichi splendori,
rinforzando soprattutto le opere di difesa che si erano dimostrate
carenti in occasione dell’assedio e riuscendo a respingere nel
1535 e nel 1537 due nuovi attacchi turchi. Tuttavia, a partire dalla
seconda metà del seicento Otranto iniziò un periodo di
decadenza, anche perché molti abitanti preferirono trasferirsi
all’interno, stante la costante pressione turca. Un risveglio
si ebbre nel breve periodo napoleonico, ma poi si registrò un
ulteriore calo demografico con una corposa emigrazione, soprattutto
verso la Germania e la Svizzera. Dopo la seconda guerra mondiale poco
a poco prese piede il turismo, grazie al quale la città sembra
essere uscita dal ruolo di bella addormentata.
Di
tutti gli edifici storici cittadini il più importante è
indubbiamente il Castello Aragonese, chiamato anche Castello
d’Otranto e che diede il nome al primo romanzo gotico della
storia, opera del 1764 scritta dall’inglese Horace Walpole.
Si
tratta di una costruzione imponente, integrata nella cinta muraria
difensiva, eretta fra il 1485 e il 1498 da Alfonso d’Aragona e,
restando sempre in tema militare, degne di nota sono le numerose
torri costiere sul litorale edificate da Carlo V per difendere la
zona dai frequenti attacchi saraceni. Non mancano ovviamente
architetture civili e religiose e fra le prime degno di nota è
il Palazzo Lopez, edificato al tempo del dominio spagnolo dalla
nobile famiglia Lopez, e che attualmente ospita un Museo Diocesano
dotato di elementi artistici di particolare rilievo. Fra le strutture
religiose più importanti c’è la cattedrale,
dedicata a Santa Maria Annunziata, edificata sotto la dominazione
normanna e ultimata nel XII secolo, notevolmente rimaneggiata dopo
l’assalto turco del 1480; presenta al suo interno un autentico
capolavoro dell’arte musiva medievale, un mosaico realizzato
fra il 1163 e il 1166 dal monaco Pantaleone, esteso lungo le tre
navate, il transetto e l’abside, rappresentante un grandioso
Albero della Vita, con temi tratti dall’Antico Testamento, dai
Vangeli apocrifi e dai cicli cavallereschi.
Ma
Otranto non sarebbe l’Otranto così amata dai turisti se
non presentasse un litorale nord di straordinaria bellezza. Infatti
ci sono siti balneari e spiagge che ricordano addirittura quelle dei
tropici, a cominciare dalla Baia dei Turchi, un luogo storico dove
sbarcarono nel 1480 i turchi, la costiera alta di Torre Sant’Andrea
e di Torre dell’Orso e se proprio ci si dovesse stancare del
bel mare, circostanza di cui dubito, basta poco e cioè
spostarsi brevemente all’interno per una tappa ai Laghi
Alimini, uno d’acqua dolce e l’altro d’acqua
salata, immediatamente a ridosso della costa. E poi, ritornati sul
litorale, non ci si può esimere dall’andare a vedere i
tipici faraglioni, come il caratteristico scoglio delle “Due
sorelle”. Se poi si desidera una villeggiatura rilassata, basta
spostarsi di poco e c’è la Baia di Orte, dalla natura
selvaggia, oppure Porto Badisco, insomma ce n’è per
tutti i gusti.
Arrivare
non è difficile, l’unico problema è per chi viene
dall’Italia settentrionale, data la non trascurabile distanza
(da Milano sono 1.100 km. in auto, ma ci sono anche la ferrovia,
almeno fino a Lecce, e poi in autobus, e l’aereo, ricorrendo
allo scalo di Brindisi). E proprio la distanza che rende impegnativo
il viaggio e che sconsiglia una villeggiatura brevissima, tipo mordi
e fuggi, invitando eventualmente a fermarsi non per la classica
settimana, ma per qualche giorno in più, anche perché
da vedere c’è veramente tanto.
Per
l’ospitalità c’è solo l’imbarazzo
della scelta e per questo mi permetto di rimandare il lettore al sito
turistico Terre d’Otranto (http://www.terredotranto.it/).
Le
fotografie a corredo dell’articolo sono state reperite in
diversi siti internet e rappresentano, nell’ordine dall’alto
in basso, una panoramica di Otranto, il Castello Aragonese, una parte
del mosaico della Cattedrale, la Baia dei Turchi, i laghi Alimini, la
Baia di Orte, lo scoglio Due sorelle.
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