I
detective selvaggi – Roberto Bolano –
Adelphi – Pagg. 688 – ISBN 9788845931260
- Euro 14,00
Tanta
gente, tante cose, tanti pensieri, tanta umana fragilità,
tanta disperazione trattate con umorismo per 688 pagine.
Una
struttura che fa pensare a: prima parte: un ordigno tondo che rotola
per Città del Messico;
seconda
parte: centinaia di schegge dell’ordigno esploso; terza parte:
il cuore rosso dell’ordigno nel momento dell’esplosione.
Un
romanzo abbastanza autobiografico i cui protagonisti, comprimari,
secondari e comparse sono quasi tutti poeti o così sedicenti
sudamericani per lo più giovanissimi. Intorno al 1975 vanno
vagando per Università, bar, calles, barrios, case dei ricchi
e case dei poveri, parchi e periferie tra i 15 milioni di abitanti di
Città del Messico. I più, poeti e poete, gravitano
intorno alle avanguardie Ulises Lima e Arturo Belano, impegnati a
fondare e propagandare il movimento poetico del REALVISCERALISMO e a
ritrovare un’anziana poeta scomparsa che ritengono esserne
l’antesignana.
In
questa multistoria il Realvisceralismo fallisce lo scopo, ma non
nella testa dell’autore perché è un fatto: il
romanzo è scritto da un realvisceralista. Realtà
cruda dell’esistenza, umorismo, non senso del vivere,
relatività della verità, innumerevoli punti di vista,
esistenze fantasmatiche da intellettuali alternativi e bohémiens
on the road per le metropoli del mondo; e poi lunghissimi
elenchi di nomi di poeti, di nomi di figure retoriche e metriche, di
parole in slang, etc.
Il
realvisceralismo pone l’accento sulla pagina opaca della
foglia/vita e può risultare triste e poco digeribile ai
lettori, Bolano ne è consapevole tanto che ne fa fare una
spassionata analisi negativa a Joaquìn Font, uno dei
personaggi più simpatici e surreali del libro.
Però
è efficace e deve avere la sua ragione d’essere, se
alzando gli occhi dal libro che sto continuando a leggere sotto
l’ombrellone, mi accorgo di guardare la gente intorno con uno
sguardo meno superficiale e di immaginare le loro storie di vita un
po’ alla Bolano.
Concordo
con chi ha detto che questo romanzo chiude un secolo e apre quello
successivo e aggiungo che un romanzo tutto incentrato sui poeti e la
poesia non si era mai avuto.
Leggetelo
(se non l’avete già fatto) poeti o aspiranti poeti, ci
troverete anche i nostri diversi atteggiamenti e le nostre dinamiche
di gruppo. Vi lascio con una poesia di Bolano
che potrebbe essere la chiave per comprendere la genesi di “I
detective selvaggi”.
Los
perros románticos
En
aquel tiempo yo tenía veinte años
y
estaba loco.
Había
perdido un país
pero
había ganado un sueño.
Y
si tenía ese sueño
lo
demás no importaba.
Ni
trabajar ni rezar
ni
estudiar en la madrugada
junto
a los perros románticos.
Y
el sueño vivía en el vacío de mi espíritu.
Una
habitación de madera,
en
penumbras,
en
uno de los pulmones del trópico.
Y
a veces me volvía dentro de mí
y
visitaba el sueño: estatua eternizada
en
pensamientos líquidos,
un
gusano blanco retorciéndose
en
el amor.
Un
amor desbocado.
Un
sueño dentro de otro sueño.
Y
la pesadilla me decía: crecerás.
Dejarás
atrás las imágenes del dolor y del laberinto
y
olvidarás.
Pero
en aquel tiempo crecer hubiera sido un crimen.
Estoy
aquí, dije, con los perros románticos
y
aquí me voy a quedar.
Roberto
Bolaño
da
“Los perros románticos”, Barcelona, Acantilado,
2006
A
quel tempo avevo vent’anni
ed
ero pazzo.
Avevo
perso un paese
ma
guadagnato un sogno.
E
se avevo quel sogno
il
resto non importava.
Né
lavorare né pregare
né
studiare all’alba
insieme
ai cani romantici.
E
il sogno viveva nel vuoto del mio spirito.
Una
stanza di legno,
in
penombra,
in
uno dei polmoni dei tropici.
E
a volte mi guardavo dentro
e
visitavo il sogno: statua immortalata
in
pensieri liquidi,
un
verme bianco che si contorce
nell’amore.
Un
amore sfrenato.
Un
sogno dentro un altro sogno.
E
l’incubo mi diceva: crescerai.
Ti
lascerai alle spalle le immagini del dolore e del labirinto
e
dimenticherai.
Ma
a quel tempo crescere sarebbe stato un delitto.
Sono
qui, dissi, con i cani romantici
e
qui resterò.
Roberto
Bolaño
(Traduzione
di Ilide Carmignani)
Franca
Canapini
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