Un
marito all’ora del tè
– Marjan Kamali – Giunti – Pagg. 304 – ISBN
9788809779921
– Euro 12,00
Té
in compagnia
Pubblicato
nel 2013 dalla casa editrice Giunti, questo libro si propone con un
titolo assai infelice che, di primo acchito, trasmette un messaggio
non corretto in merito al contenuto dell'opera, di certo non
classificabile come romanzo rosa. Il titolo originale, "Together
Tea", infatti, risulta di gran lunga preferibile a quello
imposto maldestramente all'edizione in lingua italiana dal momento
che il tè in questione non è soltanto quello offerto a
un potenziale marito nell'ambito di possibili nozze combinate, ma è
anzitutto quello – come emerge a poco a poco nel corso della
narrazione – del più autentico rituale di accoglienza
della tradizione persiana, lungi da reconditi scopi matrimoniali,
così come finisce per essere anche il tè che una madre
desidera prendere in compagnia della propria figlia diventata ormai
una donna adulta.
L'autrice,
Marjan Kamali, ha origini iraniane e vive da lungo tempo negli Stati
Uniti. In questo suo romanzo d'esordio racconta una storia per la
quale, seppur di fantasia, potrebbe aver tratto ispirazione anche
dalle sue stesse vicende personali, essendo probabile che abbia
conosciuto l'Iran del dopo shah.
Sullo
sfondo della multietnica New York, metropoli che l'ha accolta tanto
tempo prima, la famiglia Rezayi si è rifatta una vita
lavorando duramente dopo essere fuggita dal regime degli ayatollah, e
considera ormai gli Stati Uniti come una seconda casa; in Iran sono
rimasti i lutti e le macerie della disastrosa guerra contro l'Iraq di
Saddam Hussein, nonché le delusioni della rivoluzione
tradita.
Mina,
la figlia più giovane, a venticinque anni non ha abbandonato i
suoi sogni d'artista, mentre Darya, sua madre, non rinuncia all'idea
di trovarle un marito, ostinandosi a organizzare incontri con
rispettabili uomini iraniani della diaspora, tutti prescelti dai
calcoli dei suoi fogli elettronici. Come succede in genere a chi è
emigrato, Mina s'interroga sulla propria identità e sente la
sua esistenza come in bilico tra due culture molto diverse tra loro,
tra un Occidente e un Oriente la cui poesia è andata in
apparenza perduta.
"[...]
Una parte di lei era sempre rimasta legata al suo luogo di origine,
come sospesa. E se il paese e la storia che i suoi genitori amavano
fossero stati ancora sepolti là? E se fosse riuscita a
recuperarli? Aveva sempre desiderato conoscere l'Iran in cui era
cresciuta sua madre, anziché quello da cui erano dovuti
fuggire. Avrebbe potuto ritrovarlo e ricostruirlo da
adulta?[...]
Per
sua madre la nostalgia di casa è una certezza:
"[...]Una
parte di Darya si era sempre vergognata della nostalgia dell'Iran.
Come mai sentiva la mancanza di un luogo pieno di leggi spietate e di
tristezza infinita? Perché non c'erano solo quelle [...].
Perché la poesia esisteva ancora. [...] E perché quel
posto era casa. Casa sua. [...]"
Il
desiderio di ritrovare affetti e legami spezzati, così come
qualcosa di sé in patria, porterà d'improvviso le due
donne a fare ritorno per un breve soggiorno in Iran, dove le regole
della Repubblica islamica sono sempre state dure da sopportare. Il
viaggio sarà occasione per ripercorrere le vicende passate
attarverso un lungo flashback e, nel contempo, iniziare a fare i
conti con una imprevedibile sorpresa. Le due coprotagoniste, madre e
figlia, ognuna con il proprio modo di vedere la vita frutto di
generazioni ed esperienze differenti, animano alla perfezione una
trama in cui trovano giusta collocazione anche altri personaggi, da
quello di Parviz, padre e marito di larghe vedute, a quello di Bita,
amica d'infanzia dallo spirito ribelle che nemmeno da adulta desiste
dallo sfidare le vessazioni fondamentaliste, da quelli delle amiche
del ristretto circolo matematico di Darya, a loro volta immigrate, a
quello della nonna Mamani, scomparsa tragicamente sotto i
bombardamenti di Teheran.
A
dispetto dei tanti stereotipi e pregiudizi tuttora esistenti, l'altra
grande protagonista di queste pagine è immancabilmente
l'affascinante terra di Persia (sebbene parte delle vicende narrate
si svolga in America), con i minareri e le cupole delle sue
spettacolari moschee, la silenziosa maestosità delle rovine di
Persepoli, i profumi penetranti delle spezie, l'antica poesia dei
suoi ghazal, il grande desiderio di libertà della sua gente di
cui si fa portavoce l'ottima scrittura della Kamali.
Un
libro davvero molto bello che conquista e coinvolge il lettore, sia
per la storia in sé che per l'abile stile narrativo. Un
romanzo che parla di sentimenti, di famiglia e dell'importanza delle
radici. Lettura consigliata!
In
anni più recenti, Marjan Kamali ha pubblicato un secondo
romanzo, “The Stationery Shop”, di cui al momento, stando
al sito della scrittrice, esistono soltanto le versioni olandese e
britannica. Quando apparirà la traduzione italiana, si spera
vivamente in un titolo più proponibile e aderente
all'originale rispetto a quello dato a “Together Tea”..
Laura
Vargiu
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