Ultima
vela
di
Francesco Belluomini
Prefazione
di Vincenzo Guarracino
Samuele
Editore
Poesia
Collana
Scilla
Pagg.
228
ISBN
978-88-94944-01-3
Prezzo
Euro 13,00
Il
tribolato oceano dell’esistenza
L’ultima
vela è l’ultimo spazio che un uomo può
ritagliarsi nel suo percorso terreno, di cui intende lasciar traccia,
se non per altri, almeno per sé, onde verificare il suo
trascorso prima di chiudere il libro dell’esistenza. Questa
opera postuma è a tutti gli effetti un’autobiografia, in
versi endecasillabi, che donano struttura, equilibrio e armonia a una
poesia che ha un unico tema, quello appunto di parlare della propria
vita.
Di
raccontarsi, di essere sincero perfino con se medesimo lo si nota
perfino dai primi versi, in cui l’autore non fa sconti per
nessuno, e a maggior ragione per se stesso (Come se disarmato
sulla testa / d’albero del velame di quest’ultima /
regata, sulla boa di sopravvento / tentassi completare la bolina /
con la vela rimasta nel pozzetto, / per prendere le raffiche di poppa
/ e tagliare la linea del traguardo / nel valzer dell’insolite
strambate. / Un percorso da stato d’emergenza / da vero
giramondo dei mestieri, / non mancato scontare mio peccato /
doppiando pure quattro continenti./ Non avere più nulla da
mostrare / non significa farmi qualche giro / di respiro sul molo di
Viareggio / o lungo le pinete disastrate / dal tempo e dall’incuria
dei tutori,/ che tanto son finiti quei valori. / Ma posso sempre
rendermi presente / narrando con la forma prigionata / il tempo
dell’esposta controversia, / allineando quest’ultimo
poema / dopo quelli che stanno decantando / ancora sul fondale del
cassetto./ …).
Sarebbe
però troppo riduttivo vedere l’opera solo sotto
l’aspetto autobiografico, come del resto testimoniato da questa
serie di metafore che traggono origine dalla trascorsa e lunga
attività sul mare, dico che sarebbe riduttivo o ancor peggio
semplicistico ricondurre il tutto a una se pur pregevole
trasposizione in versi della propria vita. Del resto queste prime
strofe che, anziché disorientare o affaticare il lettore lo
avvincono con il ritmo che ha il sapore dell’onda che lenta
alla spiaggia arriva, hanno anche il pregio di far balenare il vero
scopo di questo bel lavoro. Già, parlar di sé senza
raffrontarsi con il mondo che ci circonda sarebbe troppo semplice, ci
farebbe apparire soggetti passivi trascinati dagli eventi e dal senso
comune senza porci quei problemi che solo menti elette possono e
devono proporsi. E’ così che l’autore espone il
proprio senso della vita, in evidente contrasto con la società
di cui è parte e che, più che vivere, vegeta,
distratta, priva di valori, dimentica del passato, incapace di
rendere reattivo il presente e del tutto disinteressata del futuro.
E’ l’ultimo canto di un uomo che nel vedere nello
specchio se stesso non può fare a meno di avvertire, intenso
e profondo, quell’anelito per un mondo che sia costruttivo ed
equo. giusto e solidale, un mondo che ha ormai smarrito quella strada
che invece è propria dell’autore e che ora appare ai
suoi occhi permeato dall’indifferenza di figure senza anima, né
nerbo, gente che vive alla giornata, incapace di elevarsi oltre la
mera e vorace soddisfazione dei beni materiali.
Completa
l’opera un’appendice in deroga, ove più evidente
riappare quella vita di mare che ha lungo ha accompagnato l’autore,
solo due poesie, non a caso in chiusura di un lungo adagio, la nota
finale che ribadisce quanto prima espresso, il tocco di grazia che
chiude una sinfonia di parole.
Renzo
Montagnoli
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