Dimentica
chi sono
di
Griselda Doka
Fara
Editore
www.faraeditore.it
Poesia
Pagg.
80
ISBN 978
88 94903 45 4
Prezzo
Euro 10,00
La
speranza degli ultimi
Ritorna
in libreria, dopo un periodo di tre anni (la precedente silloge Solo
brevi domande esiliate
risale al 2015) , Griselda Doka con una nuova raccolta che non è
una prosecuzione della precedente, ma presenta caratteristiche del
tutto autonome. In Solo
brevi domande esiliate
c’era l’evidente necessità di riproporre il
proprio passato e con esso di dare voce e vita a quel paese,
l’Albania, da cui un giorno la poetessa è partita alla
ricerca di un avvenire migliore. In Dimentica
chi sono,
ormai integrata nella nuova realtà e nel nuovo paese, il
nostro, la tematica non cerca più di far riaffiorare le radici
di un tempo che mai si dimenticherà, ma che piano piano funge
da esperienza, da un periodo di vita diverso, con tutti i suoi pregi
e tutti i suoi difetti; Griselda invece questa volta parla di amore,
ma non è un sussurro, non è un dolce conversare, bensì
è una ricerca di ciò che manca, vale a dire l’amore
(
Dimentica chi sono dimentica chi
sei tu, mia costante evasione /che percorri il mio Sud, tortuoso /
cercami / nei campi di zagara bianca /colmi di nettare pregnante /
che ti scorre nelle vene / quando l’odore del mio sesso /è
la sinfonia che ti accoglie). E
come tutte le ricerche si prevede un’occorrenza di tempo, ma
anche di spazio e così la poetessa affronta un viaggio, inizia
un percorso all’interno di se stessa, ma anche al di fuori, in
cui i versi sono gridati, per un senso di ribellione intima, che pur
tuttavia talora trovano una pace, un momentaneo appagamento che
smussa i toni, lenisce il dolore, fa sorgere un esile filo di
speranza che finisce con lo spezzarsi nella cognizione di essere
disperatamente sola. E ciò nonostante, proprio perché
tutti siamo figli della terra che ci ha generato, a tratti ritorna il
pensiero a quel mondo di montagne e di aquile lasciato anni fa, a
quel ricordo di prime migrazioni dove già allora l’Italia
si dimostrò impreparata, e in questi frangenti la poesia si fa
verbo, il verbo si fa azione, l’azione diventa un lacerante
urlo muto.
Silloge
indubbiamente di maggiore complessità della precedente appare
avvolta nella nebbia del detto non detto, cioè assume
caratteristiche marcatamente ermetiche, ma a tratti si estrinseca in
un sillabo di tutte le migrazioni, passate, presenti e future, un
accorato appello, e forse una speranza, che quell’unico Dio, se
c’è e se vede, stenda la sua mano pietosa a soccorrere
gli ultimi degli ultimi, e perché no, anche la migrante del
cuore, anche chi è alla disperata ricerca d’amore.
Griselda
Doka (Tërpan
Berat, Albania, 1984) è Dottore di ricerca in Studi letterari,
linguistici, filologici e traduttologici all’Università
della Calabria. I suoi interessi scientifici si basano sulla lingua e
la letteratura albanese, sulle scienze traduttologiche e sulla
letteratura della migrazione. Attiva come operatrice culturale,
organizza eventi sul territorio ed è membro di varie giurie
letterarie. L’unica e instancabile utopia è la poesia:
nel 2015 ha pubblicato Soglie (Aletti)
e Solo
brevi domande esiliate (Fara,
premio della critica al Poem
Award Academy,
Napoli, 2016). Oltre alla sua lingua madre, scrive anche in italiano.
Collabora con riviste e blog. Vive e lavora in Calabria nell’ambito
dell’Istruzione e dell’accoglienza ai migranti.
Renzo
Montagnoli
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