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  Scritti di altri autori  »  I maestri della poesia  »  La medaglia di bronzo, di Ferdinando Camon 20/10/2015
 

Conosco Ferdinando Camon da un po' di tempo, una conoscenza virtuale, visto che non ci siamo mai trovati uno di fronte all'altro, ma ci siamo scambiate opinioni o via mail o al telefono. In verità ciò che conosco di lui è dalle sue opere, dai suoi romanzi e anche dalle sue poesie. Conoscere un autore, però, non vuol dire necessariamente avere un suo preciso quadro letterario, perché a volte nei suoi scritti può mascherare, anche se questo non è il caso di Camon. Pur tuttavia, ogni volta che leggo qualcosa di suo mi sembra una sorpresa, perché, pur essendo una memoria di certi valori che ora sembrano spariti, ha dei guizzi di giovanile ribellione, una sorta di indomito spirito rivoluzionario che anche oggi ogni tanto riaffiora. Certo appare stemperato dall'età, da quella prudenza che è frutto di esperienza, ma è certo che quel che ha da dire lo dice e nella poesia che segue lo si trova alla fine, preparato di modo che il lettore non lo preveda e il risultato non è di quelli che passano inosservati, anche perché arriva precisp e tagliente come una rasoiata.   

 

 

 

 

La medaglia di bronzo

di Ferdinando Camon

 

 

È strano, la mia razza,

che per il suo interesse

non ha mai fatto sciopero,

non è mai scesa in piazza,

 

ha una medaglia di bronzo,

appesa alla fotografia

del nonno che ci guarda

con la faccia di bonzo.

 

Nel ‘17, al confine,

per un mese aspettò

ciò che non venne:

il nemico, la fine.

 

Ma è chiaro, lo so:

questi uomini, senza

istruzione, senza

diritti, senza

scampo, sono coraggiosi

perché dominati

da un'antica psicosi:

l'obbedienza.

 

Da Dal silenzio delle campagne (Garzanti, 2014)

 
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