Preparando
il barbecue
di
massimolegnani
Sin
da lunedì, immobili, aspettiamo il venerdì, ma quando arriva ci
accorgiamo che nel frattempo siamo diventati vecchi. È che il tempo
fermo va veloce e questo mi disturba.
C´è
una discordanza inconciliabile tra il mio modo di scandire lo spazio
astratto tra due istanti e quello proprio del reale. Non voglio dire
che sono un tipo dal ritmo frenetico, sempre indaffarato tra affari,
affetti e fesserie, che il tempo gli sta per forza corto.
Al
contrario, ho un passo pigro anche quando sembro andar di fretta, ma
proprio quando vado più lento, quasi fermo, ecco che il tempo mi
scorre via inafferrabile.
Avevo
qualche ora a mia disposizione, i due metri di catena concessi a
volte al cane, qualche ora da impiegare al meglio, ma mi è sparita
dalle mani mentre salutavo il ritorno della nebbia sotto forma di
vapore che sale dal terreno, scaldato dal sole dopo la pioggia
torrenziale della notte. Guardavo la compattezza bianca che nasconde
il mondo così bene che lo puoi immaginare differente, e intanto
sistemavo la piccola catasta di rametti, qualche pigna, due fogli di
giornale a far da miccia al fuoco di tronchetti secchi per preparare
una grigliata genuina senza l´aiuto della carbonella
preconfezionata.
Aspettavo
il culmine comune ai due fenomeni, la coincidenza degli eventi dentro
e fuori dal terrazzo, l´istante della fiamma che dilaga quando la
legna, stanca di resistere al calore di una fiammella petulante,
finalmente cede e s´incendia, divampando in un bagliore come un
eretico sul rogo, e contemporaneamente il momento in cui, nei campi
attorno, la nebbia cede d´improvviso al sole svelando il contorno
delle cose, come una memoria che insperatamente torna. È un gioco
che appassiona, un esercizio di confronti tra i ricordi e le cose
come sono, ecco la siepe che non avrei detto così verde, ecco la
casa di Martino, che ha grosse pietre nel muro che si sbriciola, io
ricordavo un intonaco perfetto, ecco il mais che mi sembra cresciuto
smisurato nel frattempo.
E
vorrei fare altrettanto con i dettagli dei ricordi personali, una
fiamma amica che mi dica dove eravamo alla comparsa delle prime
rughe, in che negozio e come è stato che hai sorriso, se con gli
occhi o tra le labbra, indossando la prima salopette, se era a righe
blu o rosse. E dove le tracce d´allegria, dove la tristezza, e poi
vorrei una nebbia che confonda, che rimescoli ieri, oggi e domani, e
spiani e ricomponga e infine luminosa ti riveli come non ti
ricordavo.
Ma
intanto il tempo che credevo fermo se n´è andato, le bistecche
sono cotte e tira al collo la catena che credevo così lunga.