Desolazione
di
Ernesto Flisi
Dopo
la curva ad angolo
di
quella strada sperduta,
tra
fossati e vecchie querce,
dove
ancora domina, immutata,
la
natura rigogliosa e disordinata,
tra
occhiuti aironi e furtive gallinelle d´acqua,
mi
è apparsa ancora la tua casa vecchia e modesta.
Lucchetto
al cancello,
imposte
chiuse,
i
tuoi gatti a vuoto raminghi,
disadorna
la vite maritata,
in
disarmo l´orto
e
penetrante il silenzio.
Qui
un tempo d´estate
si
veniva, urlanti ragazzi,
in
bicicletta con gare sfrenate,
a
pescare nei fossi
e
con un invito ci accoglievi,
a
tacitare, con rustico cibo,
l´adolescenziale
fame
e
brillavano gli occhi.
Ora,
ospite di una RSA,
(potere
illusorio delle parole!)
in
un asettico lindore,
a
te sempre sconosciuto,
trascorri
ripetitivi giorni,
mentre
la fiamma della vita,
soffiata
dal vento del tempo,
vacilla
e ondeggia.
Nella
tua mente ora,
per
gli estranei alterata,
chissà
cosa passa.
E
talvolta ancora i tuoi occhi
silenziosi
luccicano,
come
in primaverili mattine,
dopo
una notte di vento,
all´apertura
degli scuri,
in
un limpido cielo di vetro,
all´orizzonte
lontano,
ti
si stagliavano nitide
le
montagne innevate
e
a pieni polmoni respiravi libertà.
Da Sulle
rive dei fossi (Edito in
proprio, 2022)