Uomini
come rane
di
Gavino Puggioni
Ho
visto pareti dipinte dalla rabbia degli uomini,
rondini
allontanarsi per il fuoco che bruciava l'aria,
ho
visto prati annullati dalla cupidigia di alcuni
quando
ne avevano bisogno i bambini.
Mi
sono iscritto all'albo di quelli che protestano
ma
volevano troppi soldi per la tessera di socio
ed
allora mi son convinto che in questo paese
è
meglio vivere con poco, possibilmente a zero spese
Ho
ascoltato le voci arroganti dei Grandi,
la
terra globalizzata per gli interessi di tanti meschini.
Me
ne è rimasta impressa una, unica e ancora sola,
che
è quella universale del Mahatma Gandhi.
Ho
visto tutto quello che si può rivedere
e
mi sono accorto che, come gamberi, andiamo a ritroso
A
questa età sto ancora attento ai problemi veri
e,
credimi, a volte non riposo
Non
so neppure perché ne sto scrivendo,
forse
perché non costa niente.
Ho
parlato con molti che la pensavano come me
ma
dopo a casa ognuno dormiva e si pentiva.
Non
sono abituato alle meraviglie,
nulla
mi stupisce e non da ora,
se
non l'indifferenza che premia gli stolti,
gli
arrivati, gli stupidi e i manigoldi
A
me, a te, a noi non resta che guardare
in
questi giardini, finti di ricchezza
Continuiamo
pure ad ascoltare voci della miseria umana
che
ci sembreranno come sempre, ahimè!, quelle di una rana!
Da
Le nuvole non hanno lacrime (Il
Foglio, 2011)