Alba
sul fiume
di
Daniela Raimondi
Il
cielo č sepolto nel buio.
I
sacerdoti si incamminano
per
raggiungere il tempio.
I
corpi cosparsi di cenere
fanno
suonare conchiglie per risvegliare Dio.
Cantano
in coro:
"Con
la pazienza infinita degli alberi
con
i piedi dipinti di pasta vermiglia,
con
la testa rasata
e
la tunica gialla della penitenza,
vengo
a te, mio Signore."
Nera
č la notte e bianca č la morte
perché
bianco č il colore del lutto,
bianco
il fumo che sale dai roghi,
bianca
la riva del Gange
che
curva e sparisce.
I
fuochi di Manikárnica
accendono
l´ultimo fiato di buio.
La
nebbia si tende sul mondo.
Fa
freddo. I bisonti riposano,
le
scimmie si abbracciano
in
cerca di un po´ di calore.
Un
nuovo mattino si apre sull´acqua
con
un taglio di luce.
Nel
fiume galleggiano i corpi dei suicidi,
piccoli
feti, ossa annerite.*
Corpi
nudi si curvano sulle acque del Gange.
Setacciano
il fondo
cercando
le reliquie lasciate dai morti.
Tra
il fango e la ghiaia
scovano
una pietra preziosa,
un
bracciale di lapislazzuli,
l´oro
di una collana.
* Le
cinque categorie a cui non viene concesso il rito della cremazione
includono i suicidi, i malati di mente, le donne incinta, i neonati e
i deceduti per morso di serpente.
Da I
fuochi di Manikárnica (I fuochi di Manikárnica) (puntoacapo,
2020)