Agrilirismo
di
Cristina Bove
un
prato
_visualizzarlo
verde smeraldino_
mughetti
e fiordalisi a punteggiarlo
e
lì una donna dai contorni labili
_immaginare
un ologramma_
in
sospensione sul tappeto d’erba
versione
leightoniana fiammeggiante
nel
levitare ridere di sé
che
poi fingendo d’essere poeta
infiorava
di metri muri a secco
quasi
che affabulando inquadrature
potesse
incorniciare l’esistenza
sulla
collina pecore
sofferenti
d’insonnia vespertina
imparruccate
a nuvole saltavano steccati
contandosi
da sole ad una ad una
prima
di tramontare
prima
che si svanisse nella notte
ovini,
donne, fiori, staccionate
fissarli
in una scena pastorale
crepuscolo
di villici e poeti
_gli
eroi, i semidei, gli dei
già
tutti tramontati_
|