All’incrocio
di
Giuseppe Carlo Airaghi
Erano
le cinque di un giorno feriale.
Sul
bianco delle strisce pedonali
i
due potenziali amanti
inciamparono
nei reciproci sguardi
e
nel vento teso
che
dalla costa del monte
invadeva
i nervi ed i viali.
Si
mostrarono l’un l’altra
le
ginocchia sbucciate,
la
risata di una complicità inespressa.
Non
era il luogo adatto
per
organizzare incontri con il destino
tra
una folla di cappotti e schiene,
di
bambini stanchi di stringere la mano
a
madri frettolose.
Erano
le cinque di un giorno feriale
l’impazienza
dei clacson sovrastò gli squilli
di
un’annunciazione non udita,
la
città premeva nel ringhio
dei
motori al semaforo,
i
due si sorrisero ancora e per sempre
incamminandosi
in direzioni contrarie.
Non
si incontrarono più.
Da Quello
che ancora restava da dire (Fara,
2020)
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