E' la prima della giornata, con la campana che
risveglia anche chi continuerebbe volentieri il suo sonno; poco frequentata, se
non dalle vecchine ansiose di porre fine a una notte
di dormiveglia e di spettegolare, prima e dopo la funzione, sul sagrato della
chiesa. Sì, perché anche il cicaleccio a bassa voce, le parole dette a mezzo,
le allusioni, finiscono con il diventare una funzione nella funzione e
rappresentano la condizione indispensabile per iniziare un nuovo giorno.
E in paese, dove tutti si conoscono e tutti sanno,
i luoghi d'incontro sono sempre quelli: il negozio del barbiere, quello della
parrucchiera, l'osteria e appunto il sagrato.
E' stupefacente vedere come persone avanti con gli
anni affrettino il passo, quasi si precipitino, per essere tempestivamente
presenti a questo rito; c'è chi fa colazione con il latte e il caffè, e c'è chi preferisce le ultime
notizie, spesso sviluppo di informazioni dei giorni precedenti.
Ecco venire dalla strada dell'argine la Ciuffina,
chiamata così per via di una cresta di capelli rigorosamente tinteggiati di
biondo, preceduta dalla ottuagenaria Pioppina, ancora
dritta e alta, nonostante l'età, donde il soprannome.
Raggiungono il crocchio davanti la chiesa e improvvisamente
la discussione si anima, prende toni accesi, perché oggi c'è qualche cosa di
nuovo, una notizia di quelle da prima pagina.
- L'ho saputo ieri sera dalla perpetua e la cosa è
certa, perché è stata confermata dalla Iside Tirabassi, la cugina di Don Zeffirino.
- E' quasi incredibile! E chi mai avrebbe pensato a
una faccenda del genere; a vederlo, non si sarebbe proprio detto. Non c'è più
mondo; chissà dove andremo a finire. Ai miei tempi era tutto diverso e ognuno
si teneva il suo ruolo.
La Ciuffina, ultima arrivata, non
ha fatto in tempo a sentire la prima parte del colloquio e si agita, vuole
sapere, mordendosi le unghie per l'impazienza – Ripeti, ripeti, che io e la Pioppina
non abbiamo sentito.
In quel momento, però, si apre la porta della Chiesa
e il chierichetto annuncia che la messa ha inizio.
Le voci cessano, le vecchiette entrano con passo
lento e si accomodano ai banchi, sempre allo stesso posto, quasi che per
usucapione sia potuto diventare una proprietà personale.
Don Zeffirino, insonnolito, con l'artrosi che lo
frena, comincia la funzione, che le vecchine seguono
attente con gli occhi, ma con la mente altrove.
In particolare c'è la Ciuffina
che si agita, che vorrebbe tanto sapere, ma che per il momento non può e deve
rimandare per forza alla fine della messa.
Ogni tanto volge gli occhi alla
Iside, la cugina del parroco, ma questa non sembra accorgersene e
assorta partecipa alla funzione.
E finalmente, quando don Zeffirino, tutto piegato
dall'artrosi, biascica la frase di rito, in un attimo la chiesa si svuota e
tutte si ritrovano sul sagrato.
Quasi implorante la Ciuffina
reitera la richiesta di sapere e allora proprio la Iside,
con aria circospetta, si guarda intorno, chiama a sé tutte e con voce bassa, ma
ferma, racconta per l'ennesima volta il fatto.
- Che non si sappia in giro, perché è una cosa
troppo grossa, pericolosa, con questi tempi che vedono i comunisti cercare di
soffocare la libertà, di far venire da noi quei senza Dio,
volgari, violentatori di donne.
Al che si alza un mormorio di sdegno, misto a
paura, come se quelle signore attempate, forse un tempo appetibili, potessero
diventare da lì a poco gli oggetti di stupri di massa.
- Beh, acqua in bocca pertanto, perché ne va della
vita! Conoscete tutti quel losco individuo del Guercio,
il capo dei malfattori rossi, il simbolo stesso del prepotente, con quel mezzo
sorriso dalla parte dell'occhio sano; un brutto ceffo, anche come aspetto,
eppure, se non bastavano i discorsi da sobillatore, da rivoltoso, da caporione
di marmaglia, ha anche un altro difetto incredibile, ma che dico mai? Non è un
difetto, è il peggior vizio, proprio dell'essere abominevole quale è; ho
vergogna a dirlo, non so ce la faccio…
- Dai, fatti coraggio – tutte in coro.
- E' meglio che ve lo
spieghi un po' per volta; dunque, non so se avete notato che ogni sera lascia
il paese con quella sua vecchia moto; alla moglie dice che va a una riunione
del partito e lei ci crede, poverina. Una tragedia familiare e lui si permette
di far questo perché la femmina che tiene in casa è un'oca. Ebbene, vi dico
subito che non va alle riunioni di partito.
- Va al casino? - sbotta la Ciuffina.
- Magari! Peggio, molto peggio. Tre giorni fa, mio
marito, che si era dovuto fermare in città per alcune questioni e aveva perso
l'ultima corriera per il paese, stava gironzolando per i giardini, quando l'ha
visto con un bambino, con un povero innocente; e lo accarezzava, capite lo
accarezzava; e poi con il piccolo, che avrà al massimo
quattro anni, è andata dietro un cespuglio, ci sono rimasti un po' e poi
quando sono riusciti il Guercio aveva in mano….oh, mio Dio…, aveva in mano le
mutandine del piccolo. Capite adesso che quell'essere
abominevole è anche un pederasta. Bisogna avvertire i carabinieri, bisogna fare
qualche cosa. Comunque, in ogni caso, mute come i pesci, mi raccomando, perché
quello è capace di tutto.
Il silenzio, per certe cose, è veramente d'oro ed in capo ad un'ora tutto il paese viene a conoscenza del
fatto e, naturalmente, anche il maresciallo dei carabinieri che tiene d'occhio
il Guercio da un po' di tempo per la sua attività politica. E' così che decide
di convocarlo in caserma; tutto il paese lo vede entrare e dopo nemmeno una
ventina di minuti venirsene fuori ridacchiando.
La Iside non può fare a meno,
allora, di cesellare il fatto con una chiara allusione alle possibilità di
corruzione dei rossi, così che in paese si formano due fazioni, con i
governativi che additano il Guercio al pubblico ludibrio e con i comunisti che
ne prendono le difese, molti per dovere d'obbedienza e alcuni perché non
credono possibile la cosa.
Sono i primi anni da quando
è finita la guerra e l'odio viscerale proprio della resistenza ora prosegue,
con sgarbi quotidiani, e in alcuni casi con vere e proprie risse.
La situazione in paese sta diventando
insostenibile, tanto che il maresciallo decide di convocare tutti in piazza per
fare un po' di chiarezza sulla questione, ma non lo lasciano neppure iniziare a
parlare e, fra fischi e grida di venduto, deve quasi rifugiarsi dentro la
caserma.
Il giorno dopo, che è domenica, si è sparge la voce
che, durante la messa delle 11, la più seguita, a cui
partecipano tutti, anche i rossi, tranne qualcuno, Don Zeffirino parlerà del
caso Guercio.
L'afflusso è massiccio, tanto che tutti non
riescono a entrare e restano sul sagrato, ma il grande portone resta aperto.
Mancano poco alle 11 quando arriva uno che a messa non
ci va mai: il Guercio. Passa fra due ali di folla, fra invettive e applausi a seconda dell'opinione politica, si inginocchia davanti
all'altare e prende posto in prima fila.
Don Zeffirino lo guarda e gli dice – Posso?
- Sì.
- Figliuoli, la nostra comunità è profondamente
turbata da una notizia che circola in questi giorni, una notizia che avrebbe
sconvolto chiunque che non sapesse. E' una storia che conosco da tempo, perché
l'interessato, anche se ateo, a suo tempo ha voluto confidarsi con me come
amico di vecchia data. Lo ricordo quando bambino era
immancabile ed è stato uno dei miei migliori chierichetti, ma poi la guerra, le
tragedie avvenute dopo il 1943 hanno modificato il suo carattere, la fede ha
cominciato a vacillare e ne ha trovato una nuova, blasfema, terrena,
antireligiosa, ma lui la serve con grande scrupolo morale. Il Guercio è un
avversario, dunque, e non un nemico, e un giorno confido che, come tante,
troppe pecorelle smarrite possa rientrare all'ovile e il suo pastore
l'accoglierà a braccia aperte.
Si ferma un attimo a prendere fiato e guarda la
moltitudine che gremisce la chiesa; ci sono volti conosciuti ed altri
sconosciuti, ma tutti presentano la stessa espressione di chi aspetta tanto una
notizia d'importanza fondamentale.
- Non si può infangare una persona, lanciarle delle
accuse così ignobili e per questo racconto ora la verità. Sapete tutti che
negli ultimi due anni della guerra è stato su in montagna a fare il partigiano
e più di una volta ha visto la morte in faccia, e qualche altra l'ha data lui;
ebbene, c'è stato un giorno in cui la sua banda è stata accerchiata dai
tedeschi; la situazione sembrava ormai disperata, ma lui non si è dato per
vinto, ha ordinato di resistere fino alla notte quando
maggiori erano le possibilità di sganciarsi. Uno dei suoi uomini, che poi non
ci è riuscito, è stato catturato e fucilato; ebbene questi gli aveva chiesto un
grandissimo favore: prendersi cura del suo unico figlio, nato da pochi mesi. E
lui ha promesso che l'avrebbe fatto.
Si raschia la gola e guarda i presenti che ormai pendono
dalle sue labbra.
- Così, ogni quindici giorni, tramite me, per non
far sapere la cosa in giro, sono ormai tre anni che il Guercio manda una
piccola somma alla vedova, che sta in città con il piccolo. E come farebbe ogni
buon papà, tre sere ogni settimana, terminato il lavoro, va a trovarlo, lo
porta a spasso, gli fa fare i bisogni quando gli
scappano. Ecco, ho detto tutto.
La gente mormora, si volge verso il Guercio, ma lui
se n'è già andato.
Un cenno della mano di Don Zeffirino e la messa ha
inizio.