Nella giornata grigia, uggiosa, con una
pioggerellina insistente che consigliava, ove possibile, di stare al coperto,
un uomo camminava lentamente, senza ombrello, quasi non avvertisse
quel fastidio. Giunto nella piazza della cattedrale salì in fretta i gradini
del tempio, sostò cinque minuti sotto il colonnato, giusto il tempo di fumare
una sigaretta, poi entrò.
L'interno, nonostante le grandi vetrate dipinte,
era quasi immerso nell'oscurità e aumentava il senso di grandezza della costruzione,
un gotico giustamente famoso per la sua eleganza, meta di migliaia di turisti
che, tuttavia, in quel giorno di pioggia, erano assenti.
Si segnò, poi volse lo sguardo all'intorno,
cercando di focalizzare ogni particolare, fino a quando
la sua attenzione si concentrò sul confessionale. Lo raggiunse rapidamente, si
accomodò e suonò il campanello di chiamata.
Nell'attesa, si asciugò i capelli con il fazzoletto
e rimase a fissare il graticcio, oltre il quale avrebbe preso posto il
confessore. Era assorto, senza pensare a nulla, una sorta di catalessi che gli
consentiva di recuperare energie e pensieri, quando udì chiaramente avvicinarsi
dei passi; poi
sentì che qualcuno si accomodava dall'altra parte e infine…
- Buongiorno, sono Padre Pierre,
il confessore.
L'uomo ebbe un sorriso di compiacimento e accostò
il volto al graticcio - Buongiorno, Padre, sono un peccatore che chiede il
perdono di Dio.
- Parla, figliuolo, libera la tua anima dal peso
che la grava e Dio, nella sua misericordia, monderà i tuoi peccati. Non aver
timore, perché il peccato è nella natura umana. Da quanto non ti confessi?
-
Da una vita. E per quanto riguarda il peccato lei ha ragione: è
in tutti noi, anche in quelli che ho ucciso.
- Ucciso? E' grave quello che stai dicendo.
- Sì, Padre, perché ho violato il comandamento che
impone di non uccidere, ma non perché ho ucciso.
- Credo di non capire, puoi spiegarti meglio?
- Mi è stato comandato di uccidere e io l'ho fatto.
- Comprendo la lacerazione del tuo animo, nel
conflitto fra la tua coscienza e gli ordini che hai dovuto eseguire, magari
quale militare in azioni di guerra.
- Padre, non sono un militare, sono un assassino di
professione, un sicario.
Il sacerdote si portò le mani alla fronte e esclamò
- Dio mio!
- Mi scusi se l'ho turbata, ma in confessione è
l'unica volta che dico la verità.
- Non ti rendi conto di quanto sconvolgente possa essere questa verità; lo capisci, spero?
- Quale verità?
Quella che ho ucciso su commissione, o quella che ho violato il
comandamento?
- Non c'è nessuna differenza.
- E invece c'è, ed è una grande differenza. Nel
primo caso ho fatto tutto per lavoro, dietro ricompensa, tale e quale un
soldato; nel secondo caso ho disobbedito alla legge di Dio.
- Lasciami pensare un momento, per cercare di
spiegarti meglio.
- Va bene, tutto il tempo che vuole, Padre.
Si passò nuovamente il fazzoletto sui capelli e con
calma trasse una rivoltella dalla custodia sottoascellare, infilò la mano in
una tasca della giacca e prese un silenziatore che avvitò alla canna dell'arma.
Improvvisamente fu scosso da un suono cupo e profondo; istintivamente guardò
verso l'alto e le note della toccata e fuga di Bach
cominciarono a diffondersi nel tempio. L'organista ci metteva il suo impegno,
ma non era certo un esecutore di valore; comunque, l'atmosfera del luogo
riusciva a far sorvolare su qualche passaggio non proprio perfetto. Si immerse
nella musica e lentamente
avvertì crescere in lui una piacevole sensazione di serenità che lo distaccava
dal mondo e gli faceva sorgere un senso di onnipotenza del tutto
appagante.
Padre Pierre diede un
leggero colpo di tosse, come ad annunciare che era pronto a riprendere la
conversazione - Se ho ben capito, tu uccidi per denaro
persone che nemmeno conosci, ma che non
sono senza peccati, come prima mi hai detto.
- Sì, è proprio così.
- Vedi la differenza sta in questo: il militare
deve disobbedire a un comandamento e, se non lo fa, viene
punito; tu, ogni volta, cerchi il committente, fai come un contratto di tua
spontanea volontà e di conseguenza già prima dell'incarico disobbedisci alla
legge di Dio, senza nessuna costrizione.
- Se non lo facessi io, lo farebbe un altro, perché
il destino delle vittime è segnato.
- E allora, seguendo il tuo ragionamento, perché chiedi
di parlare con Dio mio tramite e chiedi l'assoluzione, se non hai peccato?
- Perché sono venuto meno a un suo comandamento, e
non di mia spontanea volontà come dice lei, ma perché forse ho sbagliato una volta e quell'errore mi ha
portato ai successivi.
L'uomo si fermò un istante, chiuse gli occhi e
iniziò a raccontare.
- Le narro la storia di un giovane, timorato di
Dio, che studiava in Seminario, da cui è uscito suo malgrado per necessità
familiari; nell'ambiente povero di periferia, sfumati i miei sogni, ho trovato
chi mi ha dato una speranza di un mondo migliore e più giusto, un mentore che
mi ha prospettato un grande disegno che avrebbe portato a una più equa
distribuzione della ricchezza e io gli ho creduto. Si potrebbe chiamare
quest'idea un movimento politico, ma clandestino,
visto che il raggiungimento dello scopo prevedeva di colpire il potere nei suoi
simboli più rappresentativi. L'obbedienza era, e doveva essere totale; si
arrivò così a un giorno in cui fui comandato di uccidere il più odioso di questi simboli e io lo feci nella convinzione assoluta di
fare del bene all'umanità. Proprio per questo mi sentii in dovere di violare il
comandamento, identificando la mia persona con l'angelo giustiziere, come se
fossi stato uno strumento di Dio.
L'organizzazione fu scoperta, dovetti fuggire,
andai via dal mio paese, trovando momentanei aiuti presso membri
dell'organizzazione; ero e sono un esule, senza più patria, senza famiglia, e
che per vivere è disposto a tutto. Una volta che si è violato il comandamento,
una volta che volontariamente si è forzata la propria coscienza non ci sono più
remore e così, quando mi fu proposto di uccidere dietro compenso
una persona, accettai.
Si fermò un attimo, passandosi la mano sulle labbra
secche, poi riprese - Lei mi domanderà ora perché chiedo
il perdono di Dio? Semplicemente perché nella mia coscienza s'annida il dubbio
che, contravvenendo alla legge di Dio, possa essere meritevole di una
punizione, nonostante, chiamiamole così, tutte le circostanze attenuanti che mi
hanno portato a violare il comandamento. Ormai la mia mente è confusa e non
comprende più quale sia veramente il giusto. Attendo, Padre.
Il sacerdote, affranto, rispose con voce angosciata
- Figliuolo, non ci possono essere punizioni sufficienti per i tuoi peccati; tu
li hai confessati e solo Dio, nella sua misericordia, può darti l'assoluzione.
Ti consiglio, però, di porre fine a questa vita, di costituirti, di espiare le
tue colpe, prima secondo la giustizia degli uomini,
per poi sottoporti a quella di Dio, quando verrà l'ora. Prometti, almeno, che
altri non avranno a patire per le tue azioni, che cesserai questa vita
scellerata.
La musica frattanto era aumentata di volume, negli
splendidi passaggi del brano di Bach, e il sicario
ritenne che il momento fosse propizio; si udirono appena due leggeri schiocchi,
come due esplosioni soffocate, poi silenziatore e pistola furono riposti nelle
loro sedi.
Uscì dal confessionale, dal quale fluiva un sottile
rivolo di sangue, si approssimò all'altare e ripensò a tutti quelli che aveva
ucciso; li contò mentalmente, poi prese venti candele, le dispose ben
allineate, accendendole una a una. Recitò silenziosamente una preghiera, poi
restò brevemente assorto nei suoi pensieri.
Rivide tutta la sua vita, in rapide sequenze, una
lunga serie di delitti, effetto di quella prima disobbedienza alla legge di Dio
e si sentì quasi un predestinato; una torbida scia di sangue scorreva davanti
ai suoi occhi e concluse che se l'angelo sterminatore era venuto meno al
comandamento di non uccidere per un ordine divino forse anche lui non faceva
altro che obbedire al grande libro del destino che il cielo aveva disegnato.
Si sentì soddisfatto, appagato da quel colloquio,
che gli aveva rischiarato la mente, allontanando i dubbi e facendo radicare
certezze.
Le note dell'organo gli giungevano lontane, come se
scendessero dal cielo; e fu proprio un acuto dello strumento che lo fece
sobbalzare. In chiesa non c'era nessuno, tranne il musicista, ma le precauzioni
non erano mai troppe e in fondo, se era ancora in libertà, era
dovuto alla sua prudenza.
Guardò verso l'organo, poi prese un'altra candela e
l'accese.