In
sogno
di
Renzo Montagnoli
Si
rigirava nel letto, cambiava di continuo posizione, sdraiato di
schiena, poi sul fianco sinistro e infine su quello destro, ma il
sonno proprio non veniva. Si disse che doveva essere stata la
peperonata mangiata a cena e infatti di tanto in tanto avvertiva
chiaro un riflusso esofageo, accompagnato da una flatulenza a lui
inconsueta. La moglie invece dormiva beatamente al suo fianco e fece
di tutto per non svegliarla, per evitare quel rimprovero che sarebbe
stato inevitabile, come se fosse stata una sua colpa la mancata
digestione dei peperoni. Poi, all´improvviso, tanto che nemmeno se
ne accorse, piombò in un sonno profondo. E con gli occhi che si
chiudevano venne anche il sogno, e che sogno...
Camminava
su un prato a primavera, tutto punteggiato di margheritine, non udiva
il rumore dei suoi passi, attutito dall´erba, era vestito di festa
e con la mano sinistra stringeva una valigia. Dunque era in viaggio e
in partenza per un itinerario. Ma non era solo, altri come lui,
uomini e donne, ben vestiti e con la valigia procedevano tutti verso
occidente, là dove un sole sbiadito andava al riposo e proprio in
fondo la moltitudine si raggruppava per mettersi in colonna. C´era
un fabbricato che avrebbe potuto essere una stazione e mano a mano
che vi avvicinava comprese che la sua intuizione era esatta, perché
vide i binari e sugli stessi dei convogli di numerosi vagoni.
All´ingresso c´erano degli uomini che sembravano guardie e dietro
a loro dei cartelli direzionali. Quelli in fila, quando era il loro
turno, gridavano le loro generalità, le guardie guardavano un
registro e poi indicavano il binario in cui c´era il convoglio per
il trasporto. Il trasporto, ma verso dove? Quale era la destinazione?
A lui, quando fu il momento, dissero semplicemente "binario 2" e
così s´incamminò verso quel treno. Giunto lì, salì sul primo
vagone, si accomodò su un sedile e guardò i suoi compagni di
viaggio. Fu sorpreso nel vedere un suo caro amico, defunto da anni,
si affrettò a salutarlo, ma quello non gli rispose, anzi lo ignorò.
Si alzò, allora, e percorse il vagone, sempre più stupito: là, a
metà e insieme c´erano i suoi genitori, si precipitò per
abbracciarli, ma non trovò che il vuoto; su un un altro sedile c´era
il suo primo amore, ebbe un tuffo al cuore, era proprio come se la
ricordava, giovane, dolce e amabile, e anche lei al contatto della
sua mano divenne evanescente. Proseguì con gli occhi lucidi fino in
fondo al vagone dove in una culla un bambino lo guardava; lui lo
fissò, parve ricordare qualcosa e proruppe in un pianto disperato
riconoscendo se stesso. Capì allora cosa era quel viaggio, era la
sua vita e infatti il vagone non aveva numero, ma solo una targhetta
con sopra scritto "passato". Scese di corsa e lesse la targa sul
vagone successivo, in cui si specchiava con la sua valigia:
"presente". Passò al successivo: "futuro". Stava per salire
quando si fermò, pensò che poteva essere bello conoscere il suo
futuro, ma sarebbe stato un dramma vivere ogni giorno sapendo quello
che sarebbe accaduto, così ritornò sui suoi passi. Il treno
cominciò a muoversi, ma lui rimase fermo sulla banchina e così lo
vide piano piano allontanarsi con il carico della sua vita. Il sole,
che era tramontato, fece di nuovo capolino e la luce dell´alba, che
filtrava attraverso le imposte, lo risvegliò, madido di sudore. Si
guardò intorno, vide i contorni della stanza, indovinò il corpo di
sua moglie addormentata accanto a lui, così si accorse di essere
sveglio e in quell´istante gli sovvenne il sogno, che gli parve
inconcludente, frutto probabilmente di una digestione difficile. Ora
però stava meglio, il riflusso era cessato e pensò che aveva fatto
un sogno proprio strano, di cui anche nelle ore successive del giorno
cercò di comprendere il significato: aveva visto il suo passato e
aveva giustamente rinunciato a conoscere il suo futuro. A pensarci
bene, si rese conto che non solo non avrebbe cavato un ragno dal
buco, ma che avrebbe corso il rischio di impazzire e che quindi era
meglio dimenticare tutto quanto, avendo però l´avvertenza di non
mangiare più la peperonata per cena.