Randagi
di
Renzo Montagnoli
E´
un giorno di inizio estate, con il caldo che non è ancora quell´aria
asfissiante che rende faticoso perfino il cammino, ma un tepore
corroborante che intiepidisce più il cuore che il corpo, e un uomo
sta seduto sull´erba di un prato dei giardini pubblici di una
città. Non è solo, parla con il suo cane, un bastardino frutto di
chissà quanti incroci, con un pelo che un tempo doveva essere bianco
e con diverse chiazze marroncine, quasi un abitino a pois. L´animale
sembra ascoltarlo proteso con il muso verso il viso del padrone, ogni
tanto piega leggermente il capo, per poi raddrizzarlo, come se
assentisse.
-
E´ stata una bella giornata, Bau, sì proprio una bella giornata,
ed è stato un piacere andare per questi vialetti, respirare i mille
profumi della natura, e poi finalmente ci sta lasciando il freddo che
ci era entrato in corpo questo inverno e ora è splendido crogiolarsi
al sole.
Il
cane sembra annuire e scodinzola, probabilmente capisce quello che
gli sta dicendo il suo padrone e del resto non ha occhi che per lui,
lui che l´ha raccattato cucciolo dalla strada, dove sarebbe vissuto
da randagio patendo il freddo, ma soprattutto la fame. E a proposito
di fame, in verità non è che adesso ci sia da scialare, ma non si
resta mai a stomaco vuoto, perché il padrone fa tutto a metà con
lui, anche il poco di certi giorni.
-
Bau caro, sono sempre più vecchio, ma questa stagione mi aiuta a
rimettermi in carreggiata; sapessi come ero non molti anni fa non mi
crederesti, sì ero un signore, avevo un lavoro, una casa, una
famiglia. Poi, una disgrazia, in un colpo sono venuti a mancare mia
moglie e mio figlio; è stato un dolore terribile, ho perso la voglia
di vivere e con questa anche il lavoro, sono arrivato al punto di
desiderare di morire, di cercare la morte, in qualsiasi modo. Senza
più una casa, senza più un affetto, vagavo senza meta, quando una
sera, mentre camminavo in periferia, dove il cemento lascia il posto
alla terra coltivata, ho sentito un guaito, ho cercato e in un
fossato, per fortuna asciutto, ti ho trovato. Eri piccolo, allora, ma
ho cercato con tutte le mie forze di farti crescere, ti facevo bere
il latte che riuscivo ad avere, insomma, se tu hai visto in me un
salvatore, lo stesso devo dire che tu sei stato così per me. Non
sapevo che nome metterti e dato che abbaiavi mentre ti tenevo in
braccio ho cominciato a chiamarti Bau e a te deve essere piaciuto,
perché da subito hai capito che era quello giusto per te.
Il
cane ascolta e scodinzola sempre di più e ogni tanto passa la lingua
su una guancia del padrone.
-
Per te ho ricominciato a vivere, ho cercato un lavoro, difficilissimo
da trovare per uno avanti con gli anni, ma poi un´anima pietosa ha
incontrato il mio cammino e mi ha teso la mano indicandomi una
struttura dove potevo essere ospitato. Ci sono andato, mi avrebbero
accettato, ma non volevano te, i cani dovevano restare fuori, e
allora ho preferito restare fuori anch´io. Poi il resto lo sai.
E
dicendo così abbraccia il suo cane, lo stringe a sé, mentre gli
scendono alcune lacrime che si affretta ad asciugare con un
fazzoletto che non vede il sapone da diverso tempo.
Bau
guaisce, piange con il suo padrone, ma è un pianto di solidarietà,
perché è felice di stare con quell´uomo che ora si alza a fatica
e dice: - Andiamo, è ora di cercare qualcosa per la notte, magari
una panchina, perché per terra c´è troppa umidità.
I
due si incamminano, il cane davanti di un paio di passi e l´uomo
dietro, avanzano nel vialetto mentre la luna appare in cielo e loro
si confondono con le ombre della sera.