L´ultima
Mille Miglia
di
Renzo Montagnoli
Se
c´è una corsa automobilistica che è diventata un autentico mito è
la storica Mille Miglia. Era una gara di gran fondo, corsa in Italia
in 27 edizioni fra il 1927 e il 1957, con partenza e arrivo a Brescia
e con i concorrenti che scendevano lungo lo stivale fino a Roma, per
poi tornare nuovamente a Nord. Era l´epoca di competizioni
motoristiche in cui l´importanza del pilota era preponderante sulla
bontà della meccanica, in buona sostanza si era nel pionierismo puro
e semplice, tanto più che si correva sulle normali strade, spesso
con fondi stradali irregolari. Vincere questa gara era un sogno,
rendeva un mito chi per primo tagliava il traguardo e in un´epoca
in cui ancora non esisteva il Campionato del Mondo delle quattro
ruote equivaleva alla più classica delle classiche, dava una patente
di nobiltà che era fama autentica e imperitura per il vincitore. Fra
i tanti partecipanti c´erano i migliori piloti del momento e tra i
vincitori ci sono nomi già famosi, ma che accrebbero notevolmente la
notorietà con il successo in questa gara. Campari, Nuvolari,
Caracciola, Varzi, Biondetti, Villoresi, Ascari, Moss sono solo
alcuni dei grandi piloti che primi hanno tagliato il traguardo a
Brescia in una competizione che mano a mano che le auto impegnate
miglioravano tecnologicamente aumentando la velocità diventava
sempre più anacronistica, perché il percorso non rispondeva più a
quelle esigenze di sicurezza che dovevano essere considerate
imprescindibili. Già il 3 aprile 1938 la gara fu funestata da una
grave sciagura avvenuta a Bologna, allorché la Lancia Aprllia di
Magagnego-Bruzzi passando sulle rotaie del tram sbandò e finì fra
gli spettatori, provocando dieci morti, di cui sette bambini. Si era
ancora in un´epoca meno tecnologica e più pionieristica, eppure,
anche se le velocità non erano quelle di oggi, la disgrazia era
dietro l´angolo; d´altra parte in questo circuito stradale poteva
accadere di tutto, come animali che ingombravano la sede stradale,
zone di pericolo poco o nulla segnalate, insomma era un percorso ad
alto rischio. Sarebbe comunque andata oltre l´anno 1957, dato
l´interesse che rivestiva, ma appunto in quel fatidico anno si
verificò l´incidente più grave. Era il 12 maggio, avevo dieci
anni e con mio papà e mia mamma ero andato sul ponte dei Mulini per
veder passare la corsa, faceva molto caldo, tanto che ci eravamo
portati un fiasco d´acqua. Assiepati ai lati della strada i
presenti, più che vedere, intuivano chi passava, anche se c´era un
primitivo servizio giornalistico che consisteva in un passaparola che
avvisava chi sarebbe stato il prossimo equipaggio che sarebbe apparso
da viale Pitentino, avrebbe scavalcato i laghi, dirigendosi a
Brescia. Rammento che c´erano voci sussurrate, quasi si trattasse
di cose sacre: "Il prossimo è Von Trips su Ferrari" e infatti
arrivava rombante un auto che non capivo se era una Ferrari, ma che
comunque sembrava un bolide, e s´indovinava appena che ci fosse un
pilota, tanto velocemente passava davanti agli occhi. Vedere si
vedeva poco, per non dire niente, ma in tutti e anche in me c´era
l´emozione del rumore dell´auto che si avvicinava, prima un suono
sordo, poi l´urlo dei pistoni spinti al massimo e che sembrava
volessero uscire dal motore, indi, una volta effettuato il transito,
il fracasso che si andava affievolendo, per spegnersi in scomposti
borbottii. Passò di lì´ anche la Ferrari del pilota spagnolo De
Portago e del copilota americano Nelson, il motore ruggiva, forse
speravano di arrivare primi, ma non potevano immaginare come la sorte
avversa si sarebbe manifestata da lì´ a poco sul lungo e stretto
rettilineo che da Cerlongo porta a Guidizzolo. Lì, al massimo della
velocità, in località Corte Colomba, lo scoppio di uno pneumatico
fece sbandare l´auto, che finì nel fossato a destra, ma che poi
rimbalzò, facendole superare l´intera carreggiata per poi piombare
sugli spettatori. I due piloti morirono, così come nove fra quelli
investiti e anche qui non mancarono i bambini deceduti (ben cinque).
A perenne ricordo è stata eretta una stele che è ben visibile per
chi transita lì, anche per gli equipaggi delle successive Mille
Miglia, diventata una gara di regolarità storica a tappe nel 1977
dopo una interruzione durata parecchi anni (si corse anche nel 1958,
1959 e 1961, però come gara di regolarità e velocità, per
quest´ultima in tratti limitati e con tutte le opportune cautele a
difesa degli spettatori).
Raramente
mi capita di andare verso Brescia, ma quando lasciato l´abitato di
Cerlongo affronto il rettilineo che porta a Guidizzolo non posso fare
a meno di buttare l´occhio su quel monumento ed è istantaneo il
ricordo di quella giornata di maggio del 1957, tanto che mi sembra di
udire nuovamente il rombo delle auto in corsa e fra queste mi illudo
di vedere quella dello sfortunato De Portago che decolla, piomba
sugli spettatori e che con la sua morte e quella degli investiti
celebra il funerale di una corsa che è stata un mito, un misto di
tecnica e di ardimento, che ha visto le gesta dei pionieri delle gare
automobilistiche, nomi che si ricordano come avvolti in un alone
magico, indomiti guerrieri in sella a cavalli d´acciaio.