D'argilla
e neve
di
Maria Pina Ciancio
Giuliano
Ladolfi Editore
Poesia
Pagg.
78
ISBN 9788866446897
Prezzo
Euro 10,00
Nostos
Di
Maria Pina Ciancio ho già letto due sillogi, Storie minime e una
poesia per Rocco Scotellaro, e Tre fili d´attesa, una
plaquette che mi ha confermato, anche se in realtà non ce n´era
bisogno, le sue qualità poetiche. Tanto vale che richiami i pregi
che nobilitano i versi, cioè una scrittura in punta di penna, lieve
e dolce al tempo stesso, con parole non certo gridate, ma sussurrate.
Mai enfatica, quasi timorosa di mostrare il suo cuore, pur tuttavia
ha la straordinaria capacità di entrare nei cuori di chi legge.
Le
stesse considerazioni valgono per questa nuova raccolta , D´argilla
e neve, dove il tema trattato è a lei particolarmente caro,
visto che sua produzione ne è uniformata, e mi riferisco alla
nostalgia per la regione di origine della sua famiglia, la Basilicata
(lei è nata in Svizzera) e abita ad Ariccia nel Lazio, dopo aver
trascorso parte della sua infanzia fra la Confederazione Elvetica e
il nostro Meridione.
Questo
nostos ha il sapore di un rimpianto persistente in cui si
strugge la poetessa, perché tante patrie tendono inevitabilmente a
spaesare, rendendo quasi una chimera quella Lucania di cui
sentimentalmente si sente parte e dove cerca di far riaffiorare le
radici (avevo sette anni e un sogno: / quello della terra rossa
dentro al petto. / Arrivammo con la Calabro-Lucana c´era maggio /
c´era il tutto dei bambini in quel ritorno / ...../ La Svizzera
lontana / Terra madre, amara, cruda senza braccia / ovunque andassi
ovunque ti cercassi / al ciglio della strada o sopra i tetti rossi /
ovunque).
A
differenza di altri poeti che hanno cantato il Sud, unendo alla
nostalgia il lamento per una secolare arretratezza, magari anche con
toni forti, come nel caso di Vincenzo D´Alessio, in Maria Pina
Ciancio prevale nettamente il sentimento della nostalgia, e ciò
anche nella scia di un altro grande poeta lucano, Rocco Scotellaro,
tuttavia meno intimo, più generalista, quale si addice proprio a un
sindacalista.
E
ciò che più riaffiora nel ricordo è l´infanzia, senz´altro
l´età più bella, con un apprezzamento notevole per le cose
semplici, per le amicizie, per il piacere di rendersi utili avendo in
cambio un piccolo vantaggio (Per dieci lire e un sorriso,
sfilavamo ginestre ferendoci a sangue l´incavo delle dita. /....
).
Di
altra natura sono le ultime liriche, ricomprese in una piccola
raccolta, intitolata "Il riparo della neve", sempre intimistiche
e che potremmo definire d´amore, ma è sempre presente in
sottofondo quella terra per cui si strugge e che avverte come propria
se pur lontana, nel senso di qualcosa che si è dovuto abbandonare; è
proprio questa costrizione ad alimentare la nostalgia di un
territorio ove affondano le radici familiari, al punto di terminare
il libro con cinque poesie in dialetto lucano.
Sono
sincero, se per ognuna non avesse riportato in calce la traduzione in
italiano, non le avrei lette, per evidenti motivi di difficoltà di
comprensione e avrei sbagliato, perché sono una chicca, come questa:
Tienimi sopra le ginocchia / come un tempo / quand´ero bambina
// e la testa senza pensieri / si perdeva in una storia lontana /
dove io non sapevo / e nessuno moriva.
In
ogni caso non c´è nulla, nemmeno un verso che possa cadere nella
banalità, o peggio nella retorica dell´emigrante tormentato, no,
ci sono solo flussi di emozioni, sentimenti che si affacciano con
pudore sulla carta e che sembrano chiedere al più un po´ di
empatia, ma lo fanno con discrezione, quasi con il timore di ferire.
Da
leggere, ovviamente.
Maria
Pina Ciancio di
origine lucana è nata in Svizzera nel 1965. Trascorre la sua
infanzia tra la Svizzera e il Sud dell´Italia e da qualche anno
vive nella zona del Castelli Romani.
Viaggia
fin da quand´era giovanissima alla scoperta dei luoghi interiori e
dell´appartenenza, quelli solitamente trascurati dai grandi flussi
turistici di massa, in un percorso di riappropriazione della propria
identità e delle proprie radici.
Ha
pubblicato testi che spaziano dalla poesia, alla narrativa, alla
saggistica. Tra i suoi lavori più recenti ricordiamo Il
gatto e la falena (Premio
Parola di Donna, 2003), La
ragazza con la valigia (Ed.
LietoColle, 2008), Storie
minime e una poesia per Rocco Scotellaro (Fara
Editore 2009), Assolo
per mia madre (Edizioni
L´Arca Felice, 2014), Tre
fili d'attesa (Associazione
Culturale LucaniArt 2022), D'argilla
e neve (Ladolfi
Editore, 2023).
Nel
2012 ha curato il volume antologico Scrittori
& Scritture -
Viaggio
dentro i paesaggi interiori di 26 scrittori italiani.
Suoi
scritti e interventi critici sono ospitati in cataloghi, antologie e
riviste di settore. Recentemente è stata inserita nelle
collettive: Orchestra (a
cura di Guido Oldani) LietoColle 2010; Il
rumore delle parole - 28 poeti del Sud (a
cura di Giorgio Linguaglossa), Edizioni EdiLet 2015, Sud
- Viaggio nella poesia delle donne (a
cura di Bonifacio Vincenzi) Edizioni
Macabor 2017.
Con
il libro "Storie Minime e una poesia per Rocco Scotellaro" nel
2015 ha vinto la X
Edizione del Premio Letterario "Gaetano Cingari";
nel 2014 il Premio
Internazionale della Migrazione - Attraverso L´Italia
e
il
Premio
Letterario Città di Cerchiara - Perla dello Jonio (con un testo
tratto dalla raccolta); nel 2009 il Premio "Tremestieri Etneo"
(Targa Antonio Corsaro).
Ha
fatto parte di diverse giurie letterarie, è presente in numerosi
cataloghi e riviste di settore.
È
presidente dell´Associazione Culturale
LucaniArt lucaniart.wordpress.com
Renzo
Montagnoli