Tre
piani – Eshkol Nevo - Neri Pozza – Pagg.
255 – ISBN 9788854512696
– Euro 17,00
Tre
piani di Eshkol Nevo è un libro brillante che offre una
prospettiva unica sulla società israeliana
contemporanea.
L’autore
narra le vicende degli abitanti di un condominio di Tel Aviv disposto
su tre piani, dove ognuno di essi rappresenta un punto di vista
differente soprattutto sulle paure degli errori umani; quindi,
l’autore si adatta a ogni situazione proponendo una diversa
narrazione.
Il
romanzo esplora temi universali come la relazione tra passato e
presente, la natura delle relazioni umane, e l’identità
personale con uno stile fluido e coinvolgente.
Il
passato è una forza potente che influenza il presente e il
futuro, spesso, i ricordi possono plasmare la visione del futuro e
determinare il modo in cui viviamo la nostra vita. Nel libro di Nevo,
i personaggi sono costantemente tormentati dai loro ricordi e dalle
loro esperienze passate, e cercano di trovare un senso e una
comprensione nel loro presente. Il passato non solo influenza il modo
in cui vediamo il mondo attuale, ma anche il modo in cui ci
relazioniamo con gli altri.
Nevo
ha una grande abilità nel descrivere la vita quotidiana,
rendendo i personaggi e le loro azioni molto credibili soprattutto
dal punto di vista psicologico tracciandone tutte le emozioni.
Il
primo piano si concentra su un giovane coppia, e su come cercano di
adattarsi alla vita nella grande città, con un padre troppo
attento alle fragilità altrui da non vedere le proprie. Il
secondo piano presenta i punti di vista degli altri abitanti dello
stabile, di una madre troppo presente fino ad annullare sé
stessa, facendoci conoscere segreti e le loro relazioni. infine, la
terza parte segue la storia di un giudice in pensione, che in un
certo senso rappresentano la somma degli abitanti dell’edificio
e dei loro problemi.
Eshkol
Nevo utilizza la metafora dei tre piani per rappresentare la
complessità e la contraddittorietà dell’essere
umano, e crea un’opera che è allo stesso tempo
divertente e profonda.
Citazioni
tratte da Tre
piani di Eshkol Nevo
Se
fossi il protagonista di uno dei tuoi libri sarebbe finita lí.
Da te tutti si fermano sempre all’ultimo. Un attimo prima
dell’abisso. Ma nella vita vera non funziona cosí. A
quel punto mi ero già convinto di quello che le dicevo. Le mie
carezze sono scese lungo la sua schiena nuda, lei ha alzato la testa,
mi ha preso la mano e si è infilata le mie dita in bocca. Le
ha succhiate. Mi si è rizzato. E nella vita vera c’è
un punto oltre il quale per un uomo diventa difficilissimo fermarsi.
E
la gioia di scoprire la scandalosa verità: a letto ogni uomo è
un po’ diverso
Ogni
famiglia è un pianeta a sé, e a volte serve la presenza
di qualcuno atterrato lí da un altro posto per rendersi conto.
…a
Hani non è mai piaciuto ballare al ritmo del flauto delle
aspettative altrui, perciò gli ha rivolto un sorriso
dolcissimo e ha ripreso a raccogliere mele, i suoi baci li ha serbati
per la notte, in camera, dove potevano essere veri, privati, non di
tutti.
Ma
evidentemente la nostra anima non procede in avanti, solo in cerchi.
E ci condanna a cadere e ricadere nelle stesse buche.
Quello
che lo impressionava di piú, che continuava a emozionarlo
anche dopo trent’anni di viaggi, è il fatto che ogni
cultura ha le sue norme.
Tu
probabilmente avresti capito subito. La tua cultura generale era
sempre piú a portata di mano rispetto alla mia. Io ho sprecato
mezza giornata a cercare sull’enciclopedia medica, prima di
capire che nel nostro corpo non esiste nessun organo chiamato
“superio”, e che evidentemente il sogno si riferiva al
“Super-Io”, il termine coniato da Freud nell’ambito
della sua teoria topografica secondo la quale l’anima è
divisa in tre piani.
L’Enciclopedia
delle idee mi ha aiutato a ricordare che al primo piano risiedono
tutte le nostre pulsioni e istinti, l’Es. Al piano di mezzo
abita l’Io, che cerca di conciliare i nostri desideri e la
realtà. E al piano piú alto, il terzo, abita sua
altezza il Super-Io. Che ci richiama all’ordine con severità
e ci impone di tenere conto dell’effetto delle nostre azioni
sulla società.
“È
tremendo trovarsi distaccati dal proprio figlio. E non ci si deve
rassegnare”
Ogni
volta che sono stata costretta a rinunciare a qualcosa e a rimanere
in gabbia, mi sono consolata: non importa, ci sarà una seconda
possibilità.
E
una morte cosí – lo capisci?
Ti
porta a pensare che forse non ci sarà. La seconda possibilità,
intendo. Di fare quello che vorresti. Ti cambia qualcosa dentro.
Acuisce qualcosa. Devi capire, devi. Puoi?
Quella
sera è venuto tutto a galla. Non la smettevi piú di
offendere Adar, pesantemente, e lui non rispondeva. Solo dopo che hai
taciuto lui ha detto, lo so che sono una gomma da masticare rimasta
appiccicata alla suola delle tue scarpe eleganti, papà, ma
purtroppo adesso la gomma ha bisogno d’aiuto.
E
non conosco molte donne il cui uomo ha continuato a portare fiori
ogni settimana, per trent’anni, ogni volta in un giorno
diverso, per risultare sempre inaspettato.
Non
si può costringere una donna a scegliere, Michael, se è
piú importante l’alleanza col marito o con i figli. Ma
io ho scelto. Qualunque giuria di madri mi considererebbe colpevole,
naturalmente. Mi metterebbero al rogo. Una madre che rinuncia al
figlio: esiste peccato piú grave per una madre ebrea?
…
le
persone sensate non esistono. E nemmeno le azioni sensate. Esiste
solo l’azione che una persona specifica, in un momento
specifico, deve compiere.
E
questo mi avrebbe costretto a fare la cosa piú difficile:
levare le maschere e guardarmi in faccia, guardare le mie scelte e le
loro conseguenze, nel bene e nel male. Anche nel peggiore dei mali.
I
tre piani dell’anima non esistono dentro di noi. Niente
affatto! Esistono nello spazio tra noi e l’altro, nella
distanza tra la nostra bocca e l’orecchio di chi ascolta la
nostra storia. E se non c’è nessuno ad ascoltare, allora
non c’è nemmeno la storia. Se non c’è uno
cosí, a cui svelare segreti, con cui sciorinare ricordi e
consolarsi, allora si parla con la segreteria telefonica, Michael.
L’importante è parlare con qualcuno. Altrimenti, tutti
soli, non sappiamo nemmeno a che piano ci troviamo, siamo condannati
a brancolare disperati nel buio, nell’atrio, in cerca del
pulsante della luce.
Katia
Ciarrocchi
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