Natale
2020
di
Lorenzo Russo
Che
cosa ci insegna la ricorrenza del Natale, oggi?
Il
riassunto delle annunciazioni cristiane sta nel rigenerare la
coscienza dell'uomo.
Duemila
anni di negligenze, trasgressioni e silenzi dettati dall'opportunità
sono fin troppi.
È
tempo quindi di fare un esame di coscienza, lontano dalle allegorie
celesti che si riferiscono unicamente al guadagno di un dopo
migliore.
Si
vive qui ed è allora qui che bisogna impegnarsi a migliorare
il mondo.
La
possibilità di farcela è offerta dalle nuove e continue
scoperte nel campo della scienza e tecnica, dalle quali la coscienza
di ognuno riceve la spinta decisiva a considerare la vita un impegno
da assumere e non un'occasione per dedicarsi agli svaghi che
l'economia del profitto continuamente ci impone per assicurarsi la
sua esistenza, che è poi quella dei suoi ideatori e
approfittatori accaniti.
Il
primo impegno è quello di istruirsi profondamente in ogni
campo delle materie sociali e in quelle che ci spiegano il
funzionamento dei processi biologici naturali, perchè è
dalla loro conoscenza che possiamo creare un rapporto di benefica
coesistenza tra i popoli.
Da
tale istruzione si otterrebbe un nuovo e migliore significato del
vivere questa vita, la cui energia ci permetterebbe di mettere in
pratica le nuove conoscenze acquisite.
Gesù
è sempre stato per il nuovo, la sua dottrina si fonda propro
sullo sviluppo della coscienza umana, con la quale crearsi il
paradiso, qui e dopo.
È
tempo che una nuova era umana sorga dagli errori del passato, una che
ci liberi dall'ignoranza che è sempre stata l'origine delle
discordie, dei soprusi, delle ingiustizie, del voler dominare sugli
altri perchè non in grado di difendersi, di una che si faccia
cura di tutto ciò che ci circonda perchè è solo
nell'armonia che il tutto può coesistere.
Le
conoscenze scientifiche e tecniche ci aprono nuovi orizzonti, con i
quali potremmo regolare e dominare le sempre più minacciose
catastrofe climatiche e ambientali e risolvere il problema della
sovrappopolazione che, tutte insieme, ci costringono a prendere nuove
soluzioni di convivenza.
Non
ha senso venerare ogni anno l'annunciatore della salvezza dell'uomo,
dell'esistenza di un Suo e Nostro Padre Celeste, quando non
comprendiamo che esso è in noi da sempre quale stimolo del
nostro progredire, quando poi rimaniamo rinchiusi nella nostra
limitatezza mentale e d'animo.
Impiegare
gli sviluppi sopracitati unicamente per assicurare il potere per una
cerchia di persone elitarie non può portare che alla schiavitù
dei popoli.
Per
queste persone, non si è impegnato Gesù.
È
tempo di interpretare le sue annunciazioni con le capacità
d'intendere d'oggi.
Duemila
anni sono trascorsi, durante i quali sono stati compiuti enormi
errori d'interpretazione e conseguentemente d'impiego delle sue
annunciazioni, errori che non altro hanno fatto che conservare il
potere delle autorità ecclesiastiche e politiche.
Il
citato di Gesù, di rendere la terra fertile non è
un'incitazione al suo sfruttamento, bensì a convivere con
essa, affinchè dia sempre frutti buoni per il nostro
sopravvvivere.
L'ingegno
umano deve orientarsi sulla cura e non sullo sfruttamento di tutto
ciò che gli serve per sopravvivere.
L'armonia,
tra le svariate forme delle energie della vita tese al bene,
costituisce l'essenza delle annunciazioni cristiane.
Inteso
così, ha l'uomo molto da rimediare per guadagnarsi il
paradiso, ad incominciare con le sue caratteristiche mentali che
abbisognano di un nuovo orientamento.
Va
anche preso in considerazione che il miglioramento delle cognizioni
umane comporta anche un uguale aumento potenziale delle pericolosità
delle sue trasgressioni.
E
qui siamo al nocciolo del problema che delinea il destino dell'uomo,
per cui solo il futuro ci indicherà se il percorso intrapreso
è stato più giusto per l'uomo.
E
non dimentichiamo il detto di Gesù, quando afferma che senza
umiltà non si arriva in paradiso.
Mi
riferisco a una forma cosciente e progredita dell'umiltà, non
a quella di sottomissione per ignoranza e timori come fu nel passato.
Duemila
anni di attesa sono molti per chi è teso a progredire, ma
pochi per quelli rimasti limitati, retrogradi.
Ma
siamo, oggi, ancora capaci di provare commiserazione per chi, nel
momento degli strazi subiti sulla croce, pregò il suo padre di
perdonare l'uomo perchè non cosciente del suo agire?
Le
sue prediche furono assunte con stupore e meraviglia, simile al
racconto di una fiaba, di una che riesce a trasportare i bisognosi
del tempo nel mondo dei sogni, da riuscire ad evadere per un attimo
dalla crudele realtà della loro vita.
Ed
oggi, siamo veramente migliorati e pronti a seguirlo, o siamo rimasti
gli incapaci di allora, nonostante i grandi progressi compiuti in
ogni campo delle nostre ingegnose attività?
Questo
dimostrerebbe che siamo sì ingegnosi, ma unicamente per far
soldi e acquisire riconoscenza e fama,
Se
è così, provo pena e sbalordimento per il coraggio
dimostrato dal Gesù, uomo in carne ed ossa.
Pena
per chi lo ha accompagnato fino alla sua fine, meraviglia per il loro
amore dimostrato e sofferto.
Un
connubio tra lo spirito e la materia è sempre pericoloso, ma
chi è ancora pronto al sacrificio ultimo per raggiungere
l'inviato del Padre Celeste?
Il
Natale va comunque celebrato, se non altro per constatare che siamo
ancora meschini di comprendonio e bisognosi di aiuto.
Per
colpa nostra, o per colpa di chi?
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