Le
Tre Cime di Lavaredo
di
Renzo Montagnoli
Quando
si sente parlare di Dolomiti il pensiero corre immediatamente a
quello che può essere considerato il simbolo delle stesse,
vale a dire le Tre Cime di Lavaredo. Infatti, questi tre denti
allineati con orientamento da est a ovest sono un’immagine
difficilmente dimenticabile, che ha sempre attratto escursionisti di
ogni paese e scalatori che hanno inteso mettere nella loro collezione
di montagne conquistate queste tre vette, non molto alte, quasi
livellate (la cima Grande, quella al centro, misura 2.999 metri, la
cima Ovest m. 2.973 e la cima Est, o cima Piccola, m. 2.857).
Meta
di tanti rocciatori furono scalate per la prima volta il 21 agosto
1869 e fu la vetta della Cima Grande che venne raggiunta
nell’occasione dal viennese Paul
Grohmann, dall’austriaco di Luggau
Peter Salcher e da Franz
Innerkofler di Sesto; le altre cime
dovettero attendere alcuni anni per essere violate e fu un altro
Innerkofle, Michl, che insieme a Georg Ploner di Carbonin raggiunse
la cima Ovest, e fu sempre lo stesso Michl Innerkofler che,
congiuntamente al fratello Hans, riuscì a salire su quella
Piccola, all’epoca e anche adesso considerata la più
difficile da scalare. Tuttavia, se dalla base sud-orientale la vetta
Grande era più facilmente abbordabile, la stessa cosa non
poteva dirsi per la sua parete Nord, tanto è vero che fu solo
nel 1933 che poté essere inaugurata questa via dalla guida
triestina Emilio Comici.
A
parte la bellezza paesaggistica le Tre Cime presentano l’indubbio
vantaggio di consentire escursioni agli alpinisti più esperti
e agli escursionisti meno esperti (va da sé che a questi
ultimi sono precluse le scalate vere e proprie, ma è possibile
per loro percorrere un sentiero, a volte ben tracciato, in alcuni
punti magari un po’ disagevole, che corre in modo circolare
alla loro base; io ci sono stato parecchi anni fa e ricordo ancora
con piacere questa escursione, non difficile - anche se a volte
occorre prestare un po’ più di attenzione - riservata
tuttavia a chi ha un minimo di allenamento e non soffre di
vertigini). Alzare gli occhi, facendo correre lo sguardo lungo le
pareti che strapiombano, vedere gli anfratti, i camini, le cenge,
magari scorgere qualche alpinista impegnato in un passaggio,
rappresenta un’esperienza non facilmente replicabile, tanto più
che alla quota in cui ci si trova (circa 2.500 metri) anche il
paesaggio sottostante ha un fascino che mozza il fiato, con una vista
che comprende la valle di Auronzo, il lago di Misurina, il monte
Piana, la val di Landro, la val Fiscalina. Sinceramente i panorami
che si aprono sono talmente belli da entusiasmare, in un silenzio che
è interrotto solo dal brusio del vento che a quelle quote,
spirando più o meno forte, non manca mai. Viene difficile
pensare che di fronte a tanta bellezza qui, nel corso della Grande
Guerra, si sia combattuto a lungo, con grandi perdite di vite umane
da ambo le parti, ma questa è ancora una volta la
dimostrazione che l’uomo non sa apprezzare quel grande e
insostituibile tesoro che è dato dalla propria vita. A Monte
Piana, in particolare, si combatté con una ferocia inaudita,
con trincee opposte che in alcuni punti non distavano più di
cinque-sei metri, e a ricordo di quelle battaglie e delle molte,
troppe vittime vi è stato istituito il Museo storico
all’aperto della 1^ Guerra Mondiale, composto da diverse
trincee, camminamenti, gallerie, postazioni militari, nonché
da reperti d’epoca portati alla luce grazie all’encomiabile
opera dei volontari Amici delle Dolomiti, dell’Associazione
Amici del Monte Piana e della Fondazione Monte Piana; per arrivarci
c’è una strada asfaltata, ma chiusa al traffico non solo
alle automobili, ma anche alle biciclette, percorsa da una jeep –
navetta che, partendo dal sottostante lago di Misurina, porta fino al
Rifugio Angelo Bosi, in un tragitto di sei chilometri con il
considerevole dislivello di 565 metri.
Per
accedere al comprensorio delle Tre Cime e in particolare al Rifugio
Auronzo, base di partenza per scalate o escursioni, c’è
un’altra strada che parte sempre dal lago di Misurina,
percorribile con la propria auto, su una carreggiata ampia e con una
pendenza non disagevole, al termine della quale si trovano dei comodi
parcheggi. La rotabile è normalmente aperta da fine maggio a
inizi novembre, solo di giorno, con un pedaggio di Euro 30,00 per le
autovetture ed Euro 20,00 per i motocicli; per camper, roulotte e
pulman sono previste tariffe maggiori. Se si vuole risparmiare si può
fare la salita a piedi e non tanto lungo la carrozzabile, spesso
intasata in estate da autoveicoli, ma prendendo un sentiero ripido,
ma non impossibile per chi abbia un minimo di allenamento (occorre
imboccare l’Avvicinamento 101 per il rifugio Auronzo e in
genere vi si arriva in due ore, due ore e trenta minuti, a seconda
della gamba). In alternativa si può partire da Sesto,
arrivare alla val Fiscalina, lì parcheggiare (a pagamento),
percorrerla, arrivare al suo fondo (Rifugio Fondovalle), indi
proseguire risalendo la val Sassovecchio, lungo il sentiero 102, al
termine del quale si trova il Rifugio Locatelli, il tutto dopo almeno
tre ore per una gamba buona e quattro per una non particolarmente
allenata (per il ritorno in discesa bastano due ore, due ore e trenta
minuti). Un’altra possibilità di accesso è quella
di risalire, a piedi, la valle della Rienza, dal Lago di Landro,
oppure si può percorrere la Val Campo di Dentro, passando per
il rifugio Tre Scarpieri, nonché, sempre partendo dalla Val
Fiscalina, arrivare al Rifugio Pian di Cengia, passando alla sinistra
della Cima Uno e andando oltre il rifugio Zsigmondy-Comici; da
ultimo, meno consigliabile per la lunghezza, si può salire
direttamente da Auronzo di Cadore liungo la val Marzon e prendendo
infine la vecchia strada militare lungo il vallon di Lavaredo.
Come
è possibile comprendere, l’escursione alle Tre Cime non
presenta difficoltà se si utilizza il percorso automobilistico
a pagamento e se non si va oltre il rifugio Auronzo; nel caso invece
ci si volesse affidare ai propri piedi è indispensabile un po’
di allenamento in salita, abbigliamento adatto con calzature comode,
ma specifiche, e l’indispensabile prudenza, che si concretizza
nel non lasciarsi tentare di fare cose per cui non si è
preparati, con una particolare attenzione al tempo atmosferico, così
mutevole in montagna.
Le
mie raccomandazioni sono d’obbligo, ma non devono farvi
desistere dal proposito di vedere questa meraviglia della natura,
dichiarata nel 2009 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Fonti:
Suedtirol
(https://www.suedtirol-it.com/
);
Tre
Cime
(https://www.tre-cime.info/it/alta-pusteria/vacanze-in-alta-val-pusteria/tre-cime-unesco.html
);
Dolomiti.it
(https://www.dolomiti.it/it/natura/montagne/le-tre-cime-di-lavaredo/
).
Nota:
Le foto a corredo dell’articolo sono state reperite sui
suddetti siti Internet.
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