Natale
2018
di
Lorenzo Russo
Nevica,
non nevica, ma perbacco a Natale ci vuole sempre la neve, altrimenti
che festa è.
Va
bene che dove nacque il Cristo redentore non nevica mai, ma qui nel
Nord ci vuole, altrimenti non si festeggia più come si
dovrebbe.
Senza
il freddo si preferisce uscire e allora addio alla celebrazione della
nascita del salvatore delle anime in terra, mentre al caldo in casa
ci si dà volentieri ad addobbare l'albero con tante candeline,
stelle splendenti e dolcetti avvolti in una carta luccicante che
donano l'impressione di essere in cielo.
In
terra si ritorna dopo la festa, quando la vita prosegue senza note
particolari.
Per
questo ci vuole il Natale, perchè unisce tutta la famiglia e
tra un canto e l'altro tutti fanno almeno finta di essere felici. Di
più non esiste in questo mondo.
Purtroppo
il ritmo moderno del consumo senza limite ha rovinato questa festa.
Di
fatto, si va in vacanza nei posti più lontani ed esotici per
realizzare il piacere del consumo, diventato abitudine del vizio.
A
cosa serve allora il Natale in un mondo diventato ateo?
Il
nuovo Dio, creato a proposito dall'economia del consumo, pretende
tutt’altro, perchè non vuole sparire alla prossima crisi
economica che causerebbe il ritorno del suo gregge - diventato
esausto e provato per essersi lasciato ancora una volta ingannare da
un falso credo - a festeggiare la festa del Dio che unisce i suoi
seguaci davanti all'albero, addobbato di nuovo con grazia e amore per
sentirsi leggeri e felici.
Purtroppo
il consumo è una necessità fondamentale elevata a
diritto di vita; come il diritto di libertà ed uguaglianza,
così che per il resto l'uomo non si dà più tanto
da fare.
Si
può dire che oggi la religione è per molti un fardello,
e liberarsi di lei è come uscire da un incubo durato fin da
troppo tempo.
Una
volta era una necessità, perchè si viveva in povertà
e costrizioni arbitrarie imposte da chi era al potere, per cui la
religione rappresentava l'unico rifugio di
consolazione per
l'anima e lo spirito.
Si
andava in chiesa e si credeva in tutto ciò che veniva
inculcato.
Un
sistema costrittivo ne sorse, imposto dalle autorità
ecclesiastiche con la minaccia dell'inferno per i disubbidienti.
Più
tardi, chi comprese l'inganno diventò comunista, ma non per
lungo tempo, perchè presto si accorse che anche i nuovi capi
agivano per i propri interessi.
Molti
credenti si chiedono oggi in che cosa vale la pena di credere, quando
la storia è colma di disgrazie e sfruttamenti senza fine.
A
chi dare la colpa di tanto pessimismo e sfiducia?
Alle
autorità della chiesa, perchè erano troppo propense a
mantenere il potere e le relative prebende, tradendo così la
missione per la quale erano state scelte e istruite?
All'uomo,
per aver messo a nudo la sua malvagità e ignoranza, la sua
incapacità di migliorare, anche se non dovrebbe essere sua la
colpa di essere stato messo in questo mondo primitivo?
Al
capitale, che la casta del potere ha inculcato nel popolo come
l'unica forma di vita per raggiungere benessere, felicità,
libertà e giustizia mettendosi al suo servizio?
Mi
chiedo, ora, che Dio sarà ancora inventato dopo il fallimento
del capitalismo?
O
avrà capito l'uomo che la sua salvezza risiede unicamente
nella sua volontà di rinunciare al superfluo?
Una
fede sana richiede un fondamento forte e irriducibile capace di
controllare ogni pensiero e decisione.
Il
Dio della salvezza si rivela nella coscienza di chi vuole vivere la
vita in armonia con il prossimo e l'ambiente ed è pronto a
sacrificarsi in suo nome.
Tutto
il resto è un surrogato senza sostanza e senso che mai darà
origine a nuova vita.
E
qui mi chiedo, fino a quando sarà lecita e comprensibile la
reazione con la forza in nome del diritto alla sopravvivenza?
Padre,
perdonali, perchè non sanno quello che fanno, sussurrò
Gesù prima di morire.
Di
chi è allora la colpa di vivere in questo mondo primitivo?
E
quanta ingenuità viene ancora mostrata in un mondo che è
principalmente razionale?
Eppure
noto un pur minimo miglioramento nelle coscienze degli uomini.
L'istruzione
estesa a tutti i ceti della popolazione e l'educazione anti
autoritaria e liberale hanno migliorato lo stato di coscienza
dell'uomo.
La
democrazia è il frutto di questo stato di coscienza, come
anche i due tragici avvenimenti bellici dello scorso secolo che hanno
spinto i popoli a pretendere, tra l'altro, il diritto di partecipare
alle decisioni governative.
Ma
tutto ciò non sarebbe stato realizzabile senza la permanente
propagazione delle annunciazioni cristiane.
Il
problema sta sul come metterle in pratica in un mondo razionale e
agente come in un cerchio chiuso, per cui mi sembra logico che il
cristianesimo non sia interamente realizzabile senza il riferimento a
una vita migliore nel dopo.
Il
moderno stile di vita, che induce l'uomo a spostarsi
ininterrottamente da un posto all'altro del pianeta sia per motivi di
lavoro come per piacere personale, mi lascia perplesso, a lungo
andare, sulla sua utilità come anche sulla sopportabilià
per l'ambiente.
Un
ritorno alla vita di paese restringe da una parte l'orizzonte delle
sue vedute, attività e scoperte, ma dall'altra parte riporta
l'uomo a una condotta naturale e in armonia con l'ambiente.
Ma
oggi tutto il mondo è diventato paese e in questo mondo tutti
si muovono come se fossero dappertutto a casa propria.
Se
non fosse che l'ambiente ne soffre sempre di più , per il
grande spreco di energie che lo surriscaldano fino a mutare i suoi
fondamentali processi chimici-biologici, lo riterrei un fattore
positivo per il processo d'unione dei popoli.
Comunque,
ognuno festeggi il Natale come ha
voglia, ma non dimentichi di dedicare qualche minuto alla più
che dovuta riflessione sulla concordanza del suo pensare ed agire con
il significato di questa ricorrenza.
Il
padre eterno, riferitoci da Gesù Cristo, comprende tutto ciò
che è intuibile ed afferrabile, qui come nell'Universo.
Nulla
va perso nella sua immensità, tutto viene depositato per
essere a suo tempo selezionato a nuove formazioni con nuovi compiti.
Se saranno migliori o peggiori, si vedrà.
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