La
Basilica di Santa Maria Maggiore
di
Renzo Montagnoli
Nel
corso di un mio breve viaggio a Roma nel giugno del 2014 ho visitato,
fra l’altro, anche le Basiliche Maggiori, vale a dire San
Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura, Santa Maria Maggiore e
la più celebre San Pietro. Delle prime due ho già
scritto e ora è mia intenzione avviarmi al completamento
dell’intento, lasciando per ultimo San Pietro. Pertanto la mia
attenzione é ora rivolta a Santa Maria Maggiore, costruita sul
colle Esquilino, al termine di Via Merulana, in cui sono presenti
interventi di epoche assai diverse fra di loro, dall’antichità
cristiana al barocco. Infatti, la struttura a tre navate con colonne
architravate è ancora sostanzialmente quella paleocristiana
del V secolo, il pavimento in marmo e il campanile romanico sono
frutto di opere medievali, mentre il soffitto a cassettoni è
rinascimentale e le due cupole e i prospetti risalgono al barocco.
Le
più recenti ricerche hanno evidenziato che l’impianto
originario dovrebbe essere datato intorno al 420, più
semplice, anche se strutturalmente già delineato, mentre nelle
epoche si sono succeduti i vari interventi che hanno portato
all’attuale situazione.
Non
c’è dubbio che la facciata di Fernando Fuga, con le
cinque aperture nel portico e le tre nella loggia, sia alquanto
scenografica e contribuisca a dare slancio a una costruzione che di
per sé potrebbe invece risultare un po’ appesantita
dalle opere intervenute nel tempo. Peraltro tale facciata ingloba il
prospetto di epoca medievale con la parte centrale dei mosaici di
Filippo Rusuti, collocati alla fine del duecento e raffiguranti
Cristo in trono benedicente in un clipeo sorretto da angeli, la
Vergine e Santi a sinistra, altri Santi a destra.
Nel
registro inferiore, poi, sono rappresentati in riquadri dotati di
didascalie i diversi episodi del Miracolo della neve con papa Liborio
e il patrizio Giovanni. Il miracolo si basa su una leggenda, secondo
la quale nell’anno 352 Maria sarebbe apparsa in sogno a papa
Liborio e a un patrizio, Giovanni, invitandoli a edificare una chiesa
là dove sarebbe caduta la neve, pur essendo estate piena. La
notte del 5 agosto nevicò sull’Equilino ed ecco quindi
il concretizzarsi del sogno e da lì la costruzione della
basilica. A ricordo dell’evento, ogni anno in quella data una
vera e propria pioggia di petali bianchi viene fatta cadere, da un
apposito foro praticato nel soffitto della chiesa, durante una
solenne celebrazione.
Chiudiamo
questa parentesi ed entriamo nell’edificio sacro. L’interno
è armonioso, lungo 70 metri per 35, a tre navate divise da
quaranta colonne ioniche. In origine era illuminato da numerose
finestre, in buona parte chiuse nel XVI secolo; in effetti la luce
non è delle migliori e così si rischia di non scorgere
nella pienezza del loro splendore sopra l’architrave lungo le
due pareti i pregevoli 36 pannelli a mosaico del V secolo,
raffiguranti scene dell’Antico Testamento. Troviamo poi la
Cappella Paolina, progettata dal Ponzio fra il 1605 e i 1615 per papa
Paolo V sul luogo della vecchia sagrestia . Se i dipinti e gli
affreschi sono rari non mancano altri mosaici, fra i quali emerge,
nel catino absidale, illuminato da quattro finestre svasate, il
mosaico del XIII secolo realizzato da Jacopo Torritti con
l’Incoronazione della Vergine, da parte del Cristo, in un tondo
azzurro stellato, di fronte a una schiera di Angeli; sull’arco
absidale c’è il mosaico con i ventiquattro Seniori
dell’Apocalisse che adorano l’Agnello Divino e le
simboliche città di Gerusalemme e di Betlemme; sull’arco
trionfale, invece, si trova il mosaico con le scene dell’infanzia
di Gesù, il tutto di eccellente policromia.
Nel
presbiterio il baldacchino di Ferdinando Fuga del 1740 ha colonne in
porfido e in bronzo e sull’altare è custodita un’urna
di cristallo e argento, opera del Valadier, con le presunte reliquie
della culla di Betlemme.
Dalla
navata destra, proprio di fronte alla Cappella Paolina, si accede
alla Cappella Sistina realizzata da Domenico Fontana fra il 1584 e il
1590 per Sisto V.
Non
mancano infine altre pregevoli realizzazioni di sepolcri e un bel
battistero.
La
Basilica nel suo complesso merita senz’altro una visita anche
perché particolare motivo di interesse è costituito dai
successivi innesti di opere di stili diversi effettuate nel corso dei
secoli, realizzazioni a volte talmente ben riuscite da consentire uno
snellimento prospettico dell’edificio, come appunto nel caso
della facciata.
Fonti:
Wikipedia
Le
Basiliche Maggiori, di Niccolò Costa, Carmelo Dotolo,
Luca Mariani, Danilo Mazzoleni e Gianfranco Ravasi –
Libreria Editrice Vaticana
Roma
Sito turistico ufficiale
Nota:
La fotografia a corredo dell’articolo è stata scattata
dall’autore dello stesso.
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