Andrea Zanzotto, un poeta che accomuna
una completa forma lirica, mai enfatica, a una sempre presente dolcezza
elegiaca. E così il dramma si stempera, come il ricordo di un lontano dolore.
Elegia Pasquale
di Andrea Zanzotto
Pasqua
ventosa che sali ai crocifissi
con
tutto il tuo pallore disperato,
dov'è
il crudo preludio del sole?
e la rosa la vaga profezia?
Dagli
orti di marmo
ecco
l'agnello flagellato
a brucare scarsa primavera
e
illumina i mali dei morti
pasqua ventosa che i mali fa più acuti
E
se è vero che oppresso mi composero
a questo tempo vuoto
per
l'esaltazione del domani,
ho
tanto desiderato
questa
ghirlanda di vento e di sale
queste
pendici che lenirono
il
mio corpo ferita di cristallo;
ho
consumato purissimo pane
Discrete
febbri screpolano la luce
di
tutte le pendici della pasqua,
svenano
il vino gelido dell'odio;
è mia questa inquieta
gerusalemme
di residue nevi,
il
belletto s'accumula nelle
stanze
nelle gabbie spalancate
dove
grandi uccelli covarono
colori
d'uova e di rosei regali,
e il cielo e
il mondo è l'indegno sacrario
dei
propri lievi silenzi.
Crocifissa
ai raggi ultimi è l'ombra
le
bocche non sono che sangue
i cuori non sono che neve
le
mani sono immagini
inferme
della sera
che
miti vittime cela nel seno.
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