Seguendo
la Cometa
di
Renzo Montagnoli
Più
di duemila anni fa, negli ultimi giorni di dicembre, sui cieli della
Palestina apparve una stella che si muoveva e sembrava indicare agli
uomini una direzione. Ci fu chi gridò che si trattava di un
funesto presagio, sacerdoti fecero sacrifici, re e ricchi si
affidarono invano agli astrologi, ma, nel villaggio in cui in una
casupola di paglia e di fango abitavano Ester e David, il decano, il
vecchio a cui tutti si rivolgevano per chiedere un consiglio,
all’apparire dell’astro cadde in ginocchio, alzò
le braccia al cielo e disse semplicemente: “Tu sia lodato, o
Dio degli ebrei e di tutta l’umanità. Il Messia è
arrivato! “
E
a chi gli chiedeva chi fosse questo Messia rispondeva solo che era il
figlio Dio, sceso sulla terra per indicare a chi vi abitava una via
d’amore e di pace. Aggiungeva, poi, che se si fosse seguita la
stella era inevitabile il suo incontro con lui. Partirono in molti
dal villaggio, poveri pastori, contadini che a malapena traevano
dalla terra quanto necessario per non morir di fame e anche Ester e
David, due trovatelli che la pietà di una donna povera, ma
pia, aveva strappato alla morte sicura nel deserto in cui vagavano,
di sicuro abbandonati dai rispettivi genitori perché David era
cieco ed Ester zoppicava vistosamente.
Lei
andò davanti, con un occhio fisso sulla cometa e il braccio
destro proteso all’indietro a cui si era attaccato David, ma
procedevano lentamente, per colpa di quelle disgrazie che li
accompagnavano dalla nascita. Parlottavano con lei che diceva che un
mondo d’amore era il suo sogno e lui che annuiva, aggiungendo
che con la pace dentro ognuno di noi non ci sarebbero state più
guerre. “Pensa, Ester, un mondo in cui il ricco divide con i
poveri, in cui questi si aiutano l’un l’altro a
percorrere la strada che li porta alla vita eterna” diceva lui
e lei rispondeva:” Non ci saranno più re, non avremo più
nulla da temere dai ricchi borghesi che fino ad adesso ci hanno fatto
penare, ma anche loro avranno i benefici di un’esistenza senza
odio, né paure, perché ognuno avrà il
nrcessario, nulla di più. “ Intanto andavano, si
fermavano a riposare di giorno e proseguivano di notte, fra le
pietraie, le sabbie ardenti, il fischio della vipera del deserto e le
ossa di qualcuno che tanto prima aveva fatto lo stesso percorso.
Passarono alcuni giorni e infine la cometa si fermò, un punto
fisso nel cielo, una luce calda che scendeva sulla terra. David ed
Ester arrivarono infine dove l’astro proiettava i suoi raggi e
lì videro una moltitudine: pastori con le loro greggi,
pescatori con i loro pesci, contadini con i frutti della terra e
tutti erano in fila, procedevano piano fino a una capanna, lì
si fermavano, si inchinavano, lasciavano un dono, chi un agnello, chi
un pesce, chi un frutto, e tornavano indietro con una strana luce
negli occhi. Anche Ester e David fecero la fila, anche se non avevano
nulla dare, perchè nulla possedevano, e così quando
arrivarono alla capanna e videro un paffuto bambino in un giaciglio
di paglia si gettarono in ginocchio, dicendo:” Messia, non
abbiamo nulla, perché non possediamo nulla, ma vogliamo tanto
darti un omaggio, anche se non siamo in grado. Possiamo darti solo
ciò che abbiamo, noi stessi, la nostra esistenza.”. Il
bambino li guardò con occhi dolci e sorrise, alzando una mano,
e fu allora che tutti seppero che quello era il figlio di Dio, perchè
Ester risanata, con le gambe lunghe uguali, saltava all’intorno,
mentre David per la prima volta vedeva, osservava felice e stupito
quel bimbo che lo aveva guarito. “Grazie, grazie, Messia, ma
non possiamo contraccambiare.” E il Messia rispose: “Voi
mi avete dato più di quello che ho dato a voi, mi avete
offerto l’unico bene che possedete, un bene di incommensurabile
valore, la vostra esistenza, e così mi avete manifestato con
la massima sincerità il vostro amore.”. La gente intorno
cantava, la cometa sembrava contenta, Ester e David ripresero la via
di casa, consapevoli che ora conoscevano la strada, non solo per
tornare, ma per andare avanti nella vita.
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