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Il conte di Montecristo, di Alexandre Dumas, edito da Crescere e recensito da Katia Ciarrocchi

Il conte di Montecristo, di Alexandre Dumas, edito da Crescere e recensito da Katia Ciarrocchi

Il conte di Montecristo - Alexandre Dumas - Crescere - Pagg. 1008 - ISBN 9791254541944 - Euro 9,90




"Il conte di Montecristo" di Alexandre Dumas è un capolavoro senza tempo che cattura l´essenza della vendetta, del perdono e della redenzione con una maestria narrativa straordinaria; un romanzo storico che non è solo una storia, ma un´esperienza emotiva e intellettuale che lascia un´impronta indelebile nel cuore dei lettori.
Edmond Dantès, un giovane marinaio onesto e promettente, sta per essere promosso a capitano della sua nave e sposare la sua amata Mercédès, una  vita perfetta che viene sconvolta da una cospirazione ordita da persone gelose e corrotte: Danglars, Fernand e Caderousse. Tradito e ingiustamente incarcerato nel terribile Château d´If, Edmond passa quattordici anni in prigione, nutrendo la disperazione e pianificando la vendetta.
Durante la sua prigionia, incontra l´abate Faria, un prigioniero saggio che diventa suo mentore e amico. L´abate rivela a Edmond l´esistenza di un immenso tesoro nascosto sull´isola di Montecristo. Dopo la morte di Faria, Edmond riesce a fuggire e, recuperato il tesoro, assume l´identità del misterioso e potente Conte di Montecristo.
Con nuove risorse e un´astuzia affinata, Edmond ritorna nella società francese per attuare la sua meticolosa vendetta contro coloro che lo hanno tradito. Usando la nuova identità, si infiltra nelle vite dei nemici e li distrugge sistematicamente, ma con un tocco di giustizia poetica. La trama si infittisce con colpi di scena, rivelazioni e momenti di intensa drammaticità, che tengono il lettore incollato fino all´ultima pagina.
"Il conte di Montecristo" è molto più di una semplice storia di vendetta, Dumas intreccia abilmente temi di giustizia, lealtà, amore e redenzione, creando personaggi sfaccettati che evolvono in modo credibile e affascinante. La trasformazione di Edmond da vittima innocente a implacabile avenger e, infine, a un uomo che cerca il perdono, è raccontata con una profondità psicologica sorprendente.
La ricchezza dei dettagli storici e l´ambientazione esotica aggiungono un ulteriore livello di immersione, trasportando il lettore nella Francia del XIX secolo. Ogni personaggio, grande o piccolo, è dipinto con vividezza, e le loro storie si intrecciano in un arazzo narrativo avvincente.
"Il conte di Montecristo" è una lettura imperdibile per chiunque ami la letteratura classica e le storie avvincenti, non c´è nulla in questo romanzo che non meriti di essere letto e apprezzato. Motivo per il quale, assegno senza esitazione cinque stelle a questo straordinario capolavoro.



Citazioni tratte da: Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas*

Ma il dolore non si lascia respingere in questo modo. Come la freccia mortale di cui parla Virgilio, l´uomo ferito lo porta con sé.

«Penso prima di tutto a una cosa, alla quantità enorme d´intelligenza che avete dovuto impiegare per giungere ai risultati che avete ottenuto; che cosa non avreste fatto se foste stato libero...»
«Forse niente: queste qualità eccessive del mio cervello si sarebbero disperse in futilità. Servono le sventure per scavare certe miniere misteriose nascoste nell´intelligenza umana; serve la pressione per far esplodere la polvere. La prigionia ha concentrato in un solo punto tutte le mie facoltà fluttuanti qua e là: si sono scontrate in uno spazio angusto; e voi sapete che dallo scontro delle nubi nasce l´elettricità, dall´elettricità il lampo, dal lampo la luce».

«Due anni! - disse Dantès; - credete che potrei imparare tutte queste cose in due anni?»
«Non nella loro applicazione; nei loro principî, sì: imparare non è sapere; ci sono gli eruditi e i sapienti: è la memoria a fare i primi, ma è la filosofia che fa i secondi».
«Ma non si può imparare la filosofia?»
«La filosofia non s´impara; la filosofia è l´unione delle conoscenze acquisite e del genio che le applica: la filosofia è la nube splendente sulla quale Cristo posò il piede per risalire in cielo». «Vediamo - disse Dantès; - cosa mi insegnerete prima di tutto? Ho fretta di cominciare, ho sete di scienza».

Gli mostrava la topografia delle coste, gli spiegava le variazioni della bussola, gli insegnava a leggere in quel grande libro aperto sopra le nostre teste che si chiama cielo e dove Dio ha scritto sull´azzurro in caratteri di diamante.

Gli alberi, vedete, signor Bertuccio, non piacciono se non perché fanno ombra, e la stessa ombra non piace se non perché è piena di fantasticherie e visioni.

... fortunatamente resta la coscienza, senza la quale saremmo terribilmente sventurati. Dopo ogni azione un po´ energica, è la coscienza a salvarci, fornendoci mille buone giustificazioni di cui siamo i soli giudici; e queste ragioni, per quanto eccellenti per conservarci il sonno, sarebbero probabilmente di scarso valore davanti a un tribunale per conservarci la vita.
«Eh, mio Dio! - disse Beauchamp: - ma che cos´è la vita, se non una sosta nell´anticamera della morte?»

«Sì, capisco - disse Morrel, - la morte, come la vita, ha i suoi segreti di dolore e di voluttà: tutto sta nel conoscerli».
«Proprio così, Maximilien, e avete detto la cosa più importante. La morte è, a seconda della cura con cui costruiamo una buona o cattiva relazione con lei, un´amica che ci culla dolcemente come una nutrice, o una nemica che ci strappa con violenza l´anima dal corpo. Un giorno, quando il nostro mondo avrà vissuto ancora un migliaio di anni, e saprà dominare le forze distruttive della natura per metterle al servizio del bene comune dell´umanità, quando l´uomo conoscerà, come dicevate poco fa, i segreti della morte, la morte diventerà dolce e voluttuosa come il piacere del sonno tra le braccia della persona amata».

Quanto a voi, Morrel, ecco il motivo segreto della mia condotta nei vostri confronti: in questo mondo non ci sono né felicità né infelicità, esiste solo il confronto tra una condizione e l´altra, ecco tutto. Solo chi abbia provato l´estremo dolore è in grado di percepire l´estrema felicità. Bisogna aver voluto morire, Maximilien, per sapere quanto è bello vivere.


*Nelle citazioni riportate, non ci sono i riferimenti alle pagine, perché ho ascoltato il libro su Audible.



Katia Ciarrocchi



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