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Le intemperanze di Vincenzo

Le intemperanze di Vincenzo

Le intemperanze di Vincenzo

di Renzo Montagnoli



Quando nacque il 22 settembre 1562 a Palazzo Ducale fu festa grande perché non solo Vincenzo era il tanto atteso primogenito, ma a differenza di molti suoi avi non aveva la caratteristica gobba, frutto del matrimonio avvenuto nell´agosto del 1409 fra Gianfrancesco Gonzaga capitano del popolo di Mantova e Paola Malatesta di Rimini, portatrice di quella tara ereditaria. L´ultimo gobbo fu il padre Guglielmo, un individuo che probabilmente ben poco sapeva del piacere di vivere, bigotto come pochi e talmente sparagnino che un genovese, al confronto, doveva essere considerato uno scialacquatore. A parte l´assenza del difetto Vincenzo era quello che poteva essere definito un bel bambino e bello si mantenne anche crescendo, viziatissimo e nettamente di un carattere opposto a quello del padre. Infatti amava i bagordi, lo sfarzo, il sesso, mentre Guglielmo inorridiva a pensare alle feste e a coricarsi con una donna, e poi tirchio come era tutto quello che per divertirsi costava era da lui inderogabilmente evitato. Di conseguenza la paghetta al figlio Vincenzo era piuttosto ridotta ed ecco allora il pargolo che per proseguire assecondando i propri desideri si indebitava. I creditori bussavano alla porta di Guglielmo che, con difficoltà e a malincuore pagava, per poi sgridare e minacciare il figlio. Come è possibile capire i due proprio non andavano d´accordo e con ogni probabilità fu questa la causa dell´omicidio di Critonio. A questo punto è opportuno precisare che un giorno, reduce dalla presenza temporanea in altre corti italiane, approdò a quella gonzaghesca un certo James Crichton, più conosciuto come Ammirabile Critonio, uno scienziato, poeta e matematico scozzese, che parlava ben dieci lingue ed era in possesso di un elevato grado di cultura e proprio per questo divenne consigliere di Guglielmo. Forse era un uomo simpatico, oppure era capace di adulare in modo discreto, fatto sta che a corte era molto stimato e ascoltato, in particolare dal duca e non è improbabile che i suoi consigli riguardassero anche l´atteggiamento da tenere nei confronti di Vincenzo, il quale lo prese in antipatia, avversione che piano piano si trasformò in odio. Del resto se facciamo correre l´immaginazione - che tuttavia dovrebbe di poco discostarsi da quella che fu la realtà - non è difficile pensare che ogni tanto il tema dei colloqui fra il duca Guglielmo e l´Ammirabile fosse quello scialacquare che era diventato ormai un chiodo fisso per un genitore che pur amando il figlio gli contestava di avere le mani bucate. "Signor mio - diceva Critonio - i figli sono pezzi del nostro cuore, gli si darebbe tutto, ma non solo è necessario, è anzi indispensabile addirittura porre un freno". Era una stilettata nel cuore di Guglielmo, che contava mentalmente quanto aveva dovuto saldare ai creditori, consapevole che non sarebbe stato l´ultimo esborso. " Avete ragione, messere - replicava Guglielmo - proverò ancora a redarguirlo, a ridurgli la paghetta e chissà che non capisca." Questi discorsi, per quanto fatti in privato, erano ascoltati da orecchie compiacenti che non mancavano di riferire a Vincenzo che poco alla volta si convinse che il Critonio stava andando oltre i limiti, con il rischio che poco a poco comandasse di fatto lui nel ducato. Occorreva provvedere e con urgenza e fu così che nella notte fra il 2 e il 3 luglio 1582 Vincenzo, insieme a uno dei suoi amici più fidati, un pessimo soggetto però, tale Ippolito Lanzoni, si mise a girare per le viuzze di Mantova con un preciso scopo. Infatti, percorrendo un itinerario studiato a tavolino e sulla base di informazioni di spie fidate finì con l´imbattersi nel Critonio (da una versione, che sembrerebbe fatta apposta per mettere in cattiva luce il consigliere scozzese e per giustificare il comportamento del giovane principe, sarebbe risultato che l´Ammirabile fosse in compagnia di un suo amico inglese e che insieme fossero entrati nella basilica di Santa Barbara per compiere un furto. Scoperti, scapparono e correndo finirono appunto con l´incontrare Vincenzo e Ippolito). Nacque una zuffa, lo scozzese trafisse e uccise il Lanzoni e a sua volta venne ferito a morte da Vincenzo. Per quanto ovvio di quanto accadde quella notte abbiamo una versione fatta appositamente per scagionare dal reato di omicidio volontario proprio Vincenzo. Del resto i personaggi erano troppo noti perché tutto potesse essere messo a tacere come se il fatto non fosse avvenuto, così che Guglielmo, anche per dare una lezione al figlio, fece in modo che venisse processato, ma anche assolto..., soprattutto dopo aver implorato il perdono del padre. In effetti qualche cosa mutò nella vita di Vincenzo, più accorto nello scegliere i suoi compagni di bisboccia, più riservato nelle sue avventure amorose, ma sempre prodigo e dedito a spendere e a spandere. La vicenda dell´omicidio piano piano venne presentata come uno dei tanti, più o meno regolari, duelli dell´epoca e non è certo quella che renderà famoso Vincenzo, perché ben altro gli sarà riservato in seguito a causa del suo matrimonio con Margherita Farnese. Questa è un´altra storia, assai più interessante e anche divertente, e ne parlerò in altra occasione.


Fonti:

mantovastoria


MantovaTours