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Perchè?

Perché?

di Renzo Montagnoli



Il locale non era molto affollato, ma gli avevano detto che lì si mangiava bene ed ecco che lui si accingeva a sperimentarlo. Gli avevano appena portato un piatto di tortellini in brodo e stava mettendo il parmigiano grattugiato quando emerse un´ombra che gli tolse la luce che entrava dalla finestra. Guardò e si accorse di un uomo in divisa che lo stava fissando; mise a fuoco l´immagine e vide che si trattava di un carabiniere, che dai gradi, dei baffi dorati, non poteva che essere un brigadiere. Dapprima pensò che intendesse mettersi a tavola con lui e gli fece cenno di accomodarsi, ma poi, dato che quello non reagiva e lo fissava dall´alto in basso, accennò un gesto, come per chiedergli che cosa volesse. Il brigadiere lo guardò e lentamente gli chiese: - Perché?

La domanda gli sembrò strana e allora replicò: - Perché cosa?

Nessuna risposta e poiché quello continuava a fissarlo, si guardò intorno, quasi a chiedere un aiuto, ma i pochi avventori mangiavano tutti a testa bassa.

- Perché? - gli reiterò la domanda il brigadiere.

Lasciò cadere il cucchiaio nel piatto di tortellini e cominciò ad avvertire un brivido freddo, che concluse si trattasse solo di paura, ma paura di che cosa?

Dato che il brigadiere continuava a guardarlo con aria interrogativa, cominciò a scavare nel suo passato, per vedere se poteva avere qualche conto in sospeso con la giustizia. Lasciò da parte la prima infanzia, poiché assai probabilmente era ben difficile che avesse potuto commettere qualche reato e ripercorse il suo passato dai 14 anni in poi. Sì, c´era stata qualche lite fra ragazzi, una cosa naturale, anche se era volato qualche pugno, ma di sicuro si trattava di episodi che non potevano destare interesse agli organi di polizia. Nel lavoro non era mai successo nulla di eclatante, con la moglie andava più che d´accordo e non c´erano figli che potessero dare dei pensieri. C´erano stati un paio di tradimenti, due avventure occasionali con altre donne con cui si era lasciato senza problemi; una volta era andato con una escort e anche lì di certo era cosa non proibita. E allora che che cosa aveva fatto e perché l´aveva fatto? Pensò addirittura alla manovra grazie alla quale era entrato con l´auto nel parcheggio del ristorante, ma era del tutto regolare. Eppure doveva esserci una ragione se quel carabiniere gli aveva fatto quella domanda ed era ancora lì in attesa di risposta. Abbozzò allora un tentativo di dialogo: - Non lo so.

Il carabiniere lo guardò incattivito, scosse ripetutamente la testa e gli chiese di nuovo: - Perché?

La fame era passata, chiese che gli fosse portato il conto, al che il cameriere gli disse: - Perché?

Adesso capiva, era un complotto, magari dei soliti comunisti che una volta aveva criticato, ma si disse che quelli erano gente che non dimenticava. Si sentiva in trappola e probabilmente quelli che sembravano avventori erano compagni pronti per giudicarlo.

- E no, non mi fregate - disse con una voce chioccia che non gli sembrava la sua.

E venne il colpo di grazia, il brigadiere, il cameriere e tre avventori in coro gli chiesero: - Perché?

Non ci vide più, si alzò di scatto, rovesciò il tavolo, corse alla porta, si precipitò fuori, salì sull´auto e partì sgommando, mentre nelle orecchie risuonava un odioso perché.

Appena fu uscito, ci fu nel locale una grassa risata e il brigadiere disse, rivolto al proprietario: - Ho vinto la scommessa, mi devi cinquanta euro. Come hai potuto notare, quando una domanda così ti viene posta da un carabiniere o da un poliziotto non c´è nessuno talmente innocente da non aver paura.

- E´ vero, hai ragione - gli rispose il proprietario - ma intanto mi tocca scucire cinquanta euro e ho perso un probabile cliente. Cosa hai da dirmi in proposito?

Il brigadiere rimase un attimo pensieroso, intascò i cinquanta euro e si avviò alla porta. Si fermò un attimo sull´uscio e come se la domanda gli fosse stata fatta proprio in quel momento rispose interrogativo: - Perché?

E ridendo chiuse la porta.