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L’amore e nulla più

L’amore e nulla più

L´amore e nulla più

di Renzo Montagnoli



L´aveva vista per caso una mattina, incontrandola mentre andava a lavorare. Era uno dei primi giorni di primavera, con il cielo terso, ma con il vento teso di marzo. Ogni tanto una folata più forte dell´altra spostava i passanti e così era capitato anche a lui quando l´aveva incrociata.

- Mi scusi, questo vento, questo tempo... - aveva quasi balbettato quando si era visto osservato da due occhi spalancati e indagatori, più stupiti che arrabbiati. E del resto di quel vento non aveva colpa nessuno, tanto che lei si era limitata a guardarlo, aveva abbozzato un sorriso di circostanza, poi si era allontanata e lui, imbambolato, era rimasto fermo a osservarla, un incanto anche dietro, un corpo snello e flessuoso, ma quello che più lo aveva colpito erano stati gli occhi, di un azzurro intenso che ben si sposava con il biondo dei capelli. Avvertì da subito di esserne attratto, sentì dentro di sé come un vuoto allo stomaco, una sensazione di incompletezza che non aveva mai provato, e al tempo stesso un´angoscia crescente, perché si chiese subito se avrebbe avuto l´opportunità di incontrarla nuovamente.

Quel giorno al lavoro fu svogliato, impreciso, lui che era sempre così puntiglioso, tanto che un collega gli disse ridendo: - Per caso, ti sei innamorato?. Lui non rispose, ma sentiva in cuor suo che quella donna non era una figura come tante che si incontrano e diventano subito ombre. Lei invece era una luce che si era accesa nel suo cuore, un faro per un navigante innamorato e che non conosceva la strada per l´approdo.

Nei giorni che seguirono rifece la stessa strada, alla stessa ora, ma lei non c´era, guardava ogni figura femminile già quando era distante, a volte si illudeva perché magari il corpo si presentava esile, oppure per il colore biondo della capigliatura, ma poi più da vicino si vedeva che non era lei.

Cominciò a non dormire più la notte, iniziò a fantasticare, ma poi finì per darsi una regolata, altrimenti sarebbe impazzito e quindi riprese ad andare in discoteca al sabato sera per cercare conoscenze femminili, in pratica ricominciò la vita di prima, poco fantasiosa, forse monotona, senza illusioni.

Il tempo passò, venne l´estate, poi l´autunno e infine l´inverno; mancava poco a Natale, un Natale che sarebbe stato come gli altri, in famiglia, con i vecchi genitori. Decise che suo padre e sua madre avrebbero meritato un bel regalo e non avendo idee in proposito ritenne che qualcosa di utile sarebbe stato di sicuro bene accetto, un maglione per il suo vecchio, un paio di caldi guanti di lana per sua mamma. Fu così che per la prima volta entrò all´Emporio della lana, il negozio più rifornito in città di prodotti realizzati con il caldo vello di pecora. Dato il periodo invernale e l´imminente festività il locale era affollato e pertanto si dispose ad attendere pazientemente. Quando fu finalmente in vista del banco di vendita si accorse che i clienti erano serviti da più di una commessa, due le vedeva perché erano in piedi, l´altra la indovinava perché era chinata e ne scorgeva la schiena, ma sopra la schiena c´era una matassa di capelli biondi. Il cuore prese a battergli e sperò, non invano, perché quando lei si rialzò e si volse verso i clienti poté vedere quegli occhi e, quando venne il suo turno, poté udire la sua voce. - Desidera?

Non aveva mai sentito nulla di più dolce e armonioso, nemmeno il suono di un violino avrebbe potuto essere meglio.

- Io? - quasi balbettò.

- Sì, lei.

- Io voglio, io cerco qualcosa per un regalo.

- Cosa?

- Lei.

- Io?

- Mi scusi, un lapsus. - e arrossì. Se lei se ne accorse, fece finta di niente.

- Un maglione per mio papà e un paio di guanti per mia mamma.

Lei comincio a mettere sul tavolo diversi capi della mercanzia richiesta, ma lui quasi non se ne accorse, non aveva occhi che per lei. Fece una scelta a caso, pagò e uscì. Fuori il freddo lo fece rinsavire e si vergognò del suo comportamento, penso di aver fatto una pessima figura e corse a casa.

La vigilia di Natale la banca dove lavorava come cassiere era aperta solo di mattina. C´era molta gente, come sempre sotto le feste e faticò non poco, tanto che quando la fila di fronte al suo sportello stava finendo si accorse di sudare, ma non era per la fatica, perché nell´ora ormai prossima della chiusura era rimasta solo una persona da servire, una sola, ma speciale. Lei era lì davanti a lui, imbarazzata in verità, come lo era pure lui.

Si guardavano titubanti, lei era bellissima, lui pensò di non essere un adone, ma nemmeno brutto. Prese con mano tremante l´ordinativo di uscita.

- Ecco, quindi..già è vero...devo darle cinquecento Euro. Come li vuole, insomma in che tagli?

- Faccia lei.

- Faccio io, allora. Dunque, vediamo - e pensò che per tenerla lì un po´ più a lungo le avrebbe dovuto dare solo tagli da dieci, ma di questi in cassa ne aveva pochi. Doveva inventarsi qualcosa.

Riusci a guardarla negli occhi, che non si abbassarono, e gli parve di leggere una luminosità tutta particolare.

Capì che doveva inventare qualcosa per trattenerla, o forse per comunicarle quel che provava per lei.

- Il denaro, utile, necessario, ma nella vita non è tutto, nella vita conta anche relazionarsi con una persona, dare un senso al proprio futuro; condividere gioie e dolori, ma che sto dicendo? Mi scusi...

- No, prosegua, il suo è un discorso raro e interessante.

Si sentì incoraggiato, ma l´ora di chiusura era arrivata e doveva troncare.

- In pratica quel che intendo dire è - e si interruppe, deglutendo e al contempo cercando un po´ d´aria per far uscire quello si apprestava a dire - è...dicevo... ah sì... che nella vita quel che conta è l´amore e nulla più.

Le ultime parole le disse di fretta, con voce tremante.

Lei gli sorrise, poi sussurrò: - L´amore e nulla più. Sì, credo sia vero. Mi dia i soldi che stanno chiudendo.

Le porse la mazzetta del denaro, che lei ripose nella borsetta, accingendosi a uscire, ma di colpo si fermò, lo guardò e disse: -Ah, dimenticavo, ma adesso sono di fretta. Per scambiarci gli auguri di Natale sa dove mi può trovare.

La seguì con lo sguardo fino a quando uscì, mentre il cuore rintoccava come una campana suonata a festa.