La villeggiatura
La villeggiatura
di Renzo Montagnoli
Per i più negli anni `50 il termine villeggiatura era sconosciuto; già si facevano i salti mortali per arrivare a fine mese senza debiti e di conseguenza era impensabile ricorrere al periodo di ferie per andare al mare o in montagna. Ricordo solo vagamente una gita a cui ho partecipato con i miei genitori organizzata dall´Associazione combattenti e reduci e con meta il lago di Como. Dello specchio d´acqua ho ben poca memoria, ma del serpentone di corriere (una cinquantina!) ho chiaro il ricordo; fu la mia prima volta e forse per l´emozione feci un viaggio travagliato, con frequenti conati di vomito. Tranne questa eccezione, fino all´età di dieci anni, a parte la visita a Spoleto dei prozii di cui ho parlato in un altro racconto, le mie villeggiature erano di una semplicità assoluta. I miei genitori in bicicletta e io sul sellino andavamo un paio di giorni o dalla zia Iride alla Costa Nuova, o dallo zio Vittorio a Pietole, località entrambe prossime alla città e in campagna. Forse il posto che mi piaceva di più era la Costa Nuovo, con tutte le risaie, a cui era preposto Callisto, il marito della zia Iride. Rammento che a piano terra c´era uno stanzone con la classica cucina economica e un lungo tavolo intorno al quale potevano sedere una quindicina di persone; immancabili pendevano dal soffitto le strisce appiccicose in cui restavano imprigionate decine di mosche. Al secondo piano c´erano le camere da letto, con i materassi riempiti di foglie di mais, con la caratteristica che quando uno si girava su un fianco si attivava una suoneria di scricchiolii del tutto particolare. Campi coltivati a riso voleva dire acqua e giusto dietro l´abitazione correva un piccolo torrente con acqua molto bassa in cui mi divertivo a bagnarmi. A Pietole l´ambiente era diverso, lo zio coltivava a mezzadria un piccolo appezzamento di terra che apparteneva ai padroni della vicina villa di cui lui era custode, un fabbricato vecchio, ma molto ben tenuto ed elegante, che rivedo spesso quando passo lì davanti. Mi piaceva anche quella campagna e poi lì vicino c´era un fiume, il Mincio, sulle cui sponde andavo a pescare con mio padre. Sono arrivato all´età di dieci anni che non avevo ancora visto il mare, né il vicino lago di Garda e nemmeno le montagne. Nel 1957 tuttavia mia zia, sorella di mia mamma, ebbe un figlio, un po´ debole di salute all´epoca, tanto che il pediatra raccomandò vivamente che respirasse un po´ d´aria di montagna. Per vie traverse, mia zia trovò una camera in affitto a Pinzolo e volle con sé io e mia mamma. Il viaggio in corriera fu un´avventura, ma mi consentì di vedere il lago di Garda, dato che il tragitto prevedeva la Gardesana orientale. Il bello cominciò quando si iniziò a salire lungo i tornanti delle allora famose Sarche, con strada stretta e precipizio a lato; fu allora che fra i passeggeri le non poche donne si misero a pregare per scongiurare eventuali incidenti. In cambio è confusa la memoria di quel periodo trascorso a Pinzolo e rammento solo che dormivano tutti e quattro nello stesso letto matrimoniale.
Periodi di vacanza in montagna o al mare come villeggiatura verranno, ma molto dopo, a partire dalla metà degli anni `60.
Da C´era una volta