Il Natale dimenticato
Il Natale dimenticato
di Renzo Montagnoli
San
Pietro arrivò trafelato in sala riunioni, si asciugò con una manica il sudore
che gli imperlava la fronte, fece per parlare, ma dalla bocca uscirono dei
suoni disarticolati. Quelli seduti intorno al tavolo lo guardarono con
un'espressione che era un misto di stupore e di apprensione.
-
Siediti, prendi fiato e poi con calma parli – fu quello che con voce ferma, ma
dolce, gli disse Gesù.
Pietro
non riusciva ad articolare parola e allora gettò sul tavolo, traendola da sotto
la tunica, una copia della Voce del Paradiso, il quotidiano locale.
In
prima pagina c'era un titolo a caratteri cubitali “ Sulla terra non si
festeggia più il Natale”; tutti lessero avidamente e appresero che uno studio
effettuato nell'arco di una cinquantina di anni dal noto dottore della Chiesa
San Tommaso aveva evidenziato un progressivo disinteressamento nei confronti
della più bella festività cristiana, ridotta ormai all'occasione per uno
scambio di inutili regali e di non sentiti auguri. La causa di tutto questo?
Quel maledetto consumismo che aveva inaridito gli animi, rendendo gli uomini
avidi solo di denaro e di cose futili e soffocando quel desiderio di amore e di
fratellanza che se pur modesto prima esisteva.
Ci
mancò poco che San Giuseppe tirasse una bestemmia, anzi era lì per farlo, ma
un'occhiata di Gesù lo zittì appena in tempo; ci fu un silenzio quasi di tomba,
ma poi dal fondo della sala venne un sommesso brontolio.
- Che
c'è? Se avete da dire qualche cosa, parlate pure – disse Gesù.
Chi,
se pur sommessamente rumoreggiava, era il folto gruppo dei lavoratori del
Natale: il bue, l'asino, le pecorelle, i pastori, i re Magi e tutti gli altri
personaggi che popolano il presepe, ivi comprese la capanna, la mangiatoia e la
stella cometa.
- Corriamo
il rischio di restare senza lavoro, di finire disoccupati, ma soprattutto di
non poter dare agli uomini quel senso di pace e di gioia che è proprio del
Natale – disse il bue.
- I
doni che noi portiamo sono sì per il bambinello, ma è un dono a tutti gli
uomini, é la dimostrazione che per quanto siano di valore, sono un niente
rispetto al dono della nascita di Gesù – sbottò uno dei Magi.
San
Pietro, che nel frattempo si era ripreso, per quanto ancora con voce affannata,
disse il suo parere: - Caro Gesù, che l'uomo sia una bestia che non
merita salvezza è ormai assodato, ma il Natale, che proponiamo ogni anno, è una
nascita dell'uomo nuovo, l'invito a un cambiamento radicale, affinchè l'uomo si accorga di non essere il centro
dell'universo e proprio per questo tenda ad avvicinarsi a piccoli passi alla
verità, a una eternità in cui il suo tempo sulla terra è solo un
milionesimo di un battito di ciglia. Deve capire che il suo percorso in carne e
ossa è solo una prova, per accedere al dopo. E non sono molti quelli che
superano questo test, che noi ricordiamo ai terrestri ogni anno,
appunto con il Natale. Direi di interessare della cosa il capo supremo.
-
No, non c'è bisogno di scomodarlo – disse Gesù – né intendo far sentire agli
uomini la loro infinita piccolezza. Già tremano per gli uragani, per i
terremoti, per le inondazioni. Dobbiamo solo fare in modo di ricordare loro il
Natale e per far questo ho bisogno di voi lavoratori del Natale, che per una
volta resterete disoccupati. Al resto penserò io.
Giù,
sulla terra, dicembre avanzava a grandi passi, anzi gli era stato imposto di
correre, così che il Natale arrivasse prima. I giorni, è il caso di dirlo
volavano, tanto che dal 1° dicembre si passò in 24 ore al 13 dicembre; i
calendari sembravano impazziti e con loro la gente che si trovava in difficoltà
ad acquistare i tradizionali regali in un tempo così ridotto. Si cercò una
spiegazione di questo fenomeno, ma senza successo. Sì, gli scienziati parlavano
di un'improvvisa e inspiegabile accelerazione del moto rotatorio della terra
intorno al sole, ma erano i primi a non esserne convinti. Gli astrologi nel
corso di quotidiani spettacoli televisivi allestiti per discuterne proposero
insolite congiunzioni fra gli astri, ottenendo anche più consensi degli
scienziati, ma senza portare prove certe. L'unico che ebbe un lampo di genio fu
un vecchio ubriacone, che fra un bicchiere e l'altro sentenziò che in questo
modo si sarebbe invecchiati prima. Non fu creduto, perché tanto con quella
corsa senza scopi che aveva da anni contraddistinto l'umanità si sapeva che la
vita sarebbe stata più breve, perché gli sforzi invecchiano il fisico. Dal 13
dicembre in un lampo si arrivò al 20 dicembre e lì cominciarono altri problemi.
Tutti gli addobbi natalizi costituiti da super potenti lampade a led si
spensero e non ci fu verso di riaccenderli, eppure la corrente elettrica non
mancava. Dalle chiese e anche dagli ipermercati sparirono di colpo i presepi
fatti con personaggi della più moderna fantasia, e così pure gli alberi di
Natale, tanto che se ne ordinarono delle navi intere in Cina, ma là venne di
colpo a mancare la plastica con cui si costruivano. Ma il disastro non era
completo:notebox, smartphone e
ogni altra diavoleria elettronica che avrebbe costituito la quasi totalità dei
regali smisero di funzionare, o meglio semplicemente non si accendevano, come
del resto quelli già da tempo in mano a lori proprietari. 21, 22,23, 24! Ecco
il 20, nelle sue prime ore notturne, segnò lo spegnimento delle stelle e con
esso della illuminazione pubblica; le auto non si misero più in moto, così come
le motociclette, e la sera della vigilia la terra fu avvolta da un
buio colossale.
Per
la prima volta gli uomini ebbero paura, perché non capivano quello che stava
succedendo e allora si rintanarono in casa, le famiglie riunite intorno alla
tavola imbandita da ogni ben di Dio, ma mangiarono di malavoglia e poiché
nemmeno i televisori funzionavano decisero di parlare fra di loro, di
raccontare storie antiche, di Natali ormai quasi persi nel tempo in cui -.
dicevano vecchi che ormai non c'erano più – si respirava un'atmosfera di pace,
un'aria diversa, come se anche loro nascessero assieme a Gesù. Ci fu
più di un bimbo che chiese chi fosse questo Gesù, immaginandolo magari come un
guerriero Ninja, e allora i genitori, con uno sforzo di memoria, narrarono la
sua storia. I bimbi ascoltavano attenti, avvertivano che questo personaggio
nulla aveva a che fare con quelli dei loro giochi e quando seppero che a ogni
Natale si facevano i presepi, dissero che il prossimo l'avrebbero fatto anche
loro. Una bambina, che guardava il buio fuori dalla finestra, immaginò una
capanna, una mangiatoia con dentro un bimbo, accanto una madre trepidante, un
padre silenzioso, un bue e un asinello e alcuni pastori che
arrivavano con le loro pecore. Le sfuggì una frase, che più o meno simile,
sfuggì alla maggior parte degli umani: - Che stupidi, a dimenticarci di Gesù.
E
di colpo le luci si accesero nelle strade, le stelle si misero a risplendere in
cielo, attraversato da una calda cometa.
Il
Natale era tornato.