Silenzio, si gira
Silenzio, si gira
Uno strillo, un acuto, un vagito
e il ciak
è l'inizio di un nuovo,
e mai
uguale, film sulla vita.
Scorrono le immagini,
si
susseguono le scene,
il ritmo
galoppa come un cavallo
a briglia
sciolta in cerca della libertà.
L'attore e gli altri, spesso semplici
comparse,
recitano se stessi
in un
copione che si scrive
e si legge
giorno per giorno.
Incanti d'amore, delusioni profonde,
si srotola
tutta una vita impressa
sulla pellicola
del tempo.
Giorni troppo corti, scene troppo
rapide,
in un
crescendo senza intoppi,
fra gioie e
dolori, vittorie e sconfitte.
Poi, all'improvviso, tutto sembra
procedere a
rallentatore,
come se la
pellicola faticasse a scorrere.
Risalta la monotonia, a sprazzi interrotta
da ricordi
sempre più evanescenti,
flash back che
illuminano per un attimo
l'opacità
di stanche scene che si trascinano
obbedendo a una
trama già nota.
E l'attore annoiato attende
che compaia l'ultimo fotogramma,
quel “The end” che porrà fine
alla sua ormai insopportabile fatica.