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Il cerchio infinito - La recensione di Giovanna Giordani

Il cerchio infinito - La recensione di Giovanna Giordani

Il cerchio infinito

di Renzo Montagnoli

Introduzione dell'autore

Prefazione di Fabrizio Manini

In copertina “Galassia M 104”

fotografata dal telescopio spaziale Spitzer della NASA

Elaborazione grafica di Elena Migliorini

Edizioni Il Foglio

www.ilfoglioletterario.it

ilfoglio@infol.it

Poesia silloge

Pagg. 70

ISBN: 978-88-7606-196 – 7

Prezzo: € 10,00

 

 

 

 

CONCERTO D'ANIME

 

Una nota poi un'altra

Un coro a bocche chiuse

Un suono non suono

Una vibrazione d'eternità

Sentimenti emozioni

Passioni

Soffuse malinconie

S'uniscono

Si mescolano

Con toni sommessi

Quasi una ninna nanna

All'umanità.

 

Tutto è chiaro nella poesia di Renzo Montagnoli, nessuna presenza di astruse metafore da decifrare, solo un dialogare sommesso, quasi un sussurro, come l'ascolto di una tenera confidenza.

Ritrovo il piacevole stile dello scrittore anche in questa sua seconda silloge.

L'autore osserva, pensa, riflette sulla realtà che lo circonda. La natura esercita su di lui un fascino ammaliatore che lo pervade portandolo a sentirsi con essa in  magica sintonia. Da qui l'esigenza di usare la parola per fissare emozioni, sensazioni, riflessioni che possano valorizzare ed eternizzare ciò che egli percepisce come esperienza del mistero infinito di cui si abbevera la sua anima. La sua anima, appunto, poiché egli ne parla come di una dolce amica fedele “Anima mia”, l'altra parte di che gli sopravviverà in quanto spirito facente parte di quel cerchio che si espande all'infinito e dove anche il pensiero spesso “dolcemente naufraga”. E così l'anima diventa nocchiero della vita… “l'anima è il nocchiero che mi guida”.  (La guida)

Incontreremo ancora la sua anima in “Cento gradini” dove il poeta ne sente vibrare la presenza nel momento in cui apre le porte al silenzio che gli permetterà di ascoltare la voce del suo cuore. E poi in tante altre poesie come in L'ultimo approdo”…. E nella luce del tramonto/mentre s'appresta la sera/l'anima scivola silenziosa/lenta s'invola…

In questa silloge Renzo ci prende per mano e ci fa  conoscere luoghi e atmosfere che sono per lui fonte d'ispirazione poetica e dai quali ci sentiamo delicatamente avvolgere come in una nuvola. E così  prima di tutto “vediamo” le sue poesie e poi ne assaporiamo il carattere profondo, sensibile e coinvolgente.

Ed ecco l'Onda ….”all'ultima meta/infine ha portato/la sua vita di sale”. Oppure Le cattedrali del cielo con il loro irridere ..all'umana sapienza…”. Ogni visione ha la sua voce, il suo messaggio che si può cogliere solamente nella sacralità del silenzio.

Ma il filo conduttore di questa raccolta poetica è il tempo;  tempo che sembra essere lunghissimo per le rocce che si sbriciolano in millenni e breve per l'esistenza umana o brevissimo per altri esseri viventi. Il tempo che disegna un cerchio infinito dove ciò che si disfa si ricrea con un ritmo cadenzato ed incessante. Così  in La primavera  ”…Un'altra primavera/un'altra stagione/rubata all'eternità.

 Il tempo, che accoglie la vita, ne condivide le gioie e i tormenti e su tutto lascia la sua eterea carezza. …”un breve battito d'ali/ un volo improvviso/ un balzo di vita/ e subito pensi /che il tempo corre…(Il desiderio di vivere)

Leggo queste poesie come dei mini racconti in versi intrisi di malinconia, oserei dire leopardiana, per quel suo accostarsi alla natura con riverenza ed incanto ravvisando la sua precarietà in simbiosi con l'esistenza dell'uomo nel suo continuo nascere e morire, aggrappato ad un'eterna illusione. Eppure, come succede nel leggere Leopardi, la constatazione della caducità dell'esistente, non produce in noi pessimismo, bensì accettazione che non è “la docilità dello sconfitto”, come giustamente dice Manini nella prefazione, bensì l'accettazione e la curiosità di esplorare questo mistero con i mezzi che abbiamo a disposizione. Uno di questi è sicuramente la parola con la quale possiamo cercare di comprendere, almeno parzialmente,  quanto sta fuori e dentro di noi.

Ed è ciò che fa il nostro poeta invitandoci, ermeneuticamente, a riscoprire e assaporare le piccole gocce di serenità o felicità che qualche volta la vita sa offrire, regalandoci momenti imprevedibili e luoghi soffusi di magia, di sogni e di pace nei quali la poesia trova terreno fertile per germogliare.

                            Giovanna Giordani