Il cerchio infinito - La recensione di Antonio Messina
Il cerchio infinito
di Renzo Montagnoli
Introduzione
dell'autore
Prefazione di Fabrizio
Manini
In copertina “Galassia M
fotografata dal telescopio
spaziale Spitzer della NASA
Elaborazione grafica
di Elena Migliorini
Edizioni Il Foglio
Letterario
Poesia silloge
Pagg. 70
ISBN: 978-88-7606-196 – 7
Prezzo: € 10,00
Come si racchiude l'infinito, che ovviamente
non ha confini, in un cerchio, questa strana figura geometrica che l'umano
essere ha indicato come presunta misura di perfezione… ma è poi la verità?
Esiste, oppure è
un derivato di un pensiero, o forse il pensiero stesso è un surrogato di un
pensiero più elevato? I nostri occhi sono in grado di osservare la realtà,
oppure è solo un inganno? Per evitare lungaggini, e svicolare dagli strali dei
matematici, rivoltiamo il concetto, e discorriamo di cerchi e infinito, ma
questa volta da un'altra angolazione.
Sono nostre le parole? Servono le parole a
scoprire la verità? Servirà poi la poesia a misurare davvero le profondità
dell'universo, servirà a scandagliare i moti dell'anima, ed estrapolare
pulsioni, incantesimi, sorgenti, umanità morenti, umani amori, umane mirabolanti
sensazioni. Affidandoci alla retorica, quasi sicuramente saremmo in grado di
assaporare il verso metrico, il composto dettato formale, ma forse, e parlo di
poesia, non saremo in grado di gustarne l'essenza, dimenticando profondità e
bellezza. Conciliare poi le due cose, è operazione assai complicata, tanto che
molti poetucoli, oggi spacciano il freddo passaggio delle parole (dal pensiero
pensato al foglio di carta) per sublime componimento elegiaco, dimenticando
forse, che la vera arte poetica è quella di suscitare emozioni vere. Accade
sempre così, mi chiedo io povero mediocre cantore di un mondo in rovina?
Naturalmente, non spetta a me elargire revisioni erudite circa la qualità e la
funzione della vera lirica. L'unico modo per appurare quanto il verseggiare
possa renderci liberi, e nell'attimo felici, è quello di capire leggendo il
dettato, quali profonde emozioni questo riesca a suscitare. Per fare un
paragone da osteria, direi infine che la vera poesia suscita la stessa emozione
di un buon bicchiere di vino. Eresia, diranno subito i cultori del canto,
indicandomi come sacrilego inconsapevole e poco edotto… a me interessa poco
l'eventuale critica, e lo dico sinceramente, perché in questo caso specifico il
paragone con il vino calza a pennello. Provate a pensare! Riuscireste a
meravigliarvi, assaggiando un pessimo bicchiere di vino rosso, magari seduti
comodamente su una terrazza al mare, mentre il crepuscolo stende drappi
sull'oceano? Credo di no.
Ecco, partendo da questo puerile concetto, mi
accingo a elaborare una succinta notula sul Montagnoli poeta. La sua ultima
raccolta, rielabora i vecchi temi a lui cari, la caducità dell'esistere,
l'esistere del sogno nella caducità dell'esistere, con la natura a fare da
primadonna in questo teatro che è la vita, un viaggio a tempo, a volte
inefficace, spesso menzognero. Sembra quasi che il poeta voglia esorcizzare la
morte:
pulviscoli d'eternità,
mondi ancora ignoti, attendono linfe vitali, e ancora: indugia il pensiero a immaginare l'eternità, ma sempre ritorna a
quell'ultima data.
Ecco che lo spazio si dilaterà, si perderà
completamente la cognizione d'immortalità tanto agognata dagli uomini, e
s'indugerà sul concetto di felice ritorno, e allora la morte avrà una specifica
funzione, servirà a ricordarci la bellezza della vita, servirà per indicare
l'espressione profonda della natura, le sorgenti, i venti, le colline, gli
amori, e tutto questo sarà messo di nuovo in discussione, appariranno ancora
nella nostra mente gli atavici dubbi circa il significato del nostro viaggio, e
allora, tra suoni, quartetti, orchestre e filati di lino, ecco apparire il
cerchio infinito, attimo e scaturigine di un sogno che non ha confini; e sarà
la resa finale, non da perdenti come i personaggi di verghiana
memoria, ma da vincitori, anime che sapranno cercare nel palpito nell'esistere,
il vero immortale e fecondo significato dell'essere:
nella notte, più d'ogni
stella, riluce la poesia, illumina cuori spenti, sazia anime esangui. E' un
canto d'eternità.
Appunto.
Antonio Messina