Il cerchio infinito - La recensione di Carmen Lama
Il
cerchio infinito
di Renzo Montagnoli
Introduzione
dell'autore
Prefazione
di Fabrizio Manini
In copertina “Galassia M
fotografata dal
telescopio spaziale Spitzer della NASA
Elaborazione
grafica di Elena Migliorini
Edizioni
Il Foglio Letterario
Poesia
silloge
Pagg.
70
ISBN:
978-88-7606-196 – 7
Prezzo:
€ 10,00
Tutta la
natura, il mondo, l'universo intero, e perfino gli spazi interstellari danno al
poeta Renzo Montagnoli occasioni continue di riflessioni poetiche, tanto da
poter affermare che è proprio insita nel mondo la sua poetica.
Non
saprei dire se Renzo osserva i quadri naturali che gli si presentano agli occhi
dell'anima e ne descriva poi le bellezze poeticamente oppure se non si lascia
sfuggire semplici spunti dai quali poi dipinge dei delicati quadri poetici con
lievi tocchi di pensiero.
Nella
nuova silloge, Il cerchio infinito, già dalla lettura delle prime poesie, e poi
sempre più fino alla fine, si ha l'impressione di essersi improvvisamente messi
nello stesso luogo dell'anima del poeta e di osservare dal suo stesso angolo
visuale il mondo, ed è come essere trasportati in una dimensione del tutto
nuova, soffusa di mistero, ma con un'audacia che solo un poeta può permettersi.
L'osservatore attento coglie minimi particolari di ciò che lo circonda, in un
silenzio e in una solitudine in cui tutto appare trasfigurato. Il poeta infatti è alla ricerca di comprensione, solleva il velo
delle apparenze per trovare il nucleo profondo, l'origine e il senso di quel
disegno perfetto che intravede solo in parte e che gli fa intuire la pienezza e
la perfezione del sistema di cui fa parte. È a questo punto che l'anima è presa
da un senso di vertigine e cerca degli appigli per tenersi salda. Ed è a questo
punto che il poeta lascia il passo a qualcosa o qualcuno che è al di sopra
delle sue possibilità di comprensione logica, per poter accettare serenamente la
sua posizione nel mondo. Si rende conto del valore delle più piccole cose come parti
indispensabili dell'insieme, pensa all'essere umano come a un minuscolo
granello, a una minima particella se paragonato all'immensità dell'universo. Ma
la sua visione del mondo va oltre queste considerazioni quasi intimistiche,
soggettive, per espandersi all'insieme dello spazio e del tempo e per ritrovare
in essi quell'incommensurabilità che fa sentire spaesati, straniati, ma nello
stesso tempo fa acquisire una certezza in un certo modo consolatoria: non ci
può mai essere una fine, nell'eterno ritorno ogni punto finale rappresenta
anche l'inizio di qualcosa di nuovo. E così il poeta ricollega la vita degli
esseri viventi tra di loro, fa appartenere l'anima al regno dell'eternità,
perché se è vero che al momento è insediata in un corpo materiale che avrà una
sua fine, il suo destino è di prendere una nuova dimora in un corpo a cui
insufflerà nuova vita.
Nelle
sue liriche, il poeta non utilizza rime tradizionali per non imbrigliare il suo
pensiero che invece lascia fluire in un narrare continuo, che acquista il suo
senso poetico non tanto e non solo dalla sinteticità del contenuto, quanto
dalla trasposizione del senso degli aspetti narrati. Questi appaiono in
superficie piuttosto familiari ma, nel profondo, e nel complesso di ciascuna
poesia e di tutte le poesie della silloge, acquistano un sapore poetico del
tutto nuovo. E questo fluire incessante del pensiero del poeta assomiglia a una interminabile colata magmatica del suo vulcano
interiore, da dove prorompono le più profonde emozioni, insieme a un senso di
malinconia legato strettamente con quel senso di mistero che avvolge ogni cosa
del mondo. Fino a sfociare, alla fine, nella certezza di ritrovare una luce al
termine del percorso umano dell'esistenza, attraverso la quale quel mistero ora
solo intravisto, ma del tutto incomprensibile, si svelerà.
Anche il
sentimento del tempo che trascorre e si porta via pezzi di vita, salvo
restituirli in tutta la loro vividezza attraverso i
ricordi, è reso con un'efficacia fuori dal comune quando se ne rileva in qualche
modo una sorta di atemporalità: sembrerebbe una contraddizione in termini, ma cos'altro può significare l'acuta osservazione
che un tempo che appare lunghissimo persino ad un bimbo è un istante per un anziano,
o ciò che rappresenta la vita intera per un insetto è un istante per un essere
umano? Il tempo ci sovrasta e ci vive, non siamo noi che viviamo il tempo o che
viviamo nel tempo, perché la sua durata è così asincronica! Talvolta
all'interno del nostro stesso animo, e quante volte non l'abbiamo sperimentato…!? E tuttavia, anche il tempo non avrà fine, e quello che
per la nostra esistenza rappresenterà una fine, sarà l'inizio per un'altra
esistenza e così all'infinito. Qui s'inserisce con forza quel bisogno
individuale autentico, non indotto, di riempire intelligentemente il nostro
tempo per dare un senso soddisfacente all'esistere, per quel che ci è possibile,
prima di varcare la soglia dell'ultimo approdo, lasciando in altre mani il filo
della continuità…
Ora è
certo una mirabile scelta la tematica filosofica di questa silloge, compendiata
magistralmente nel titolo, Il cerchio infinito, perché ciò che non ha misura,
ciò che non ha mai fine e non si può neppure facilmente rappresentare né con la
mente né men che meno racchiudere in parole e in
concetti che forzatamente ne limiterebbero gli inesistenti argini, non si può
che far continuamente “girare” soltanto all'interno di un cerchio infinito. In
questo modo pare che anche la nostra mente e la nostra anima acquistino una tal
dimensione, aperta, illimitata, in continua espansione, (esattamente, per quel
che se ne sa, come l'universo), che ci appaga.
Un altro
aspetto importante che si coglie dalla lettura delle poesie di questa silloge,
già rilevato ma che
vorrei ancora sottolineare, è il completo assorbimento dell'anima del mondo
nell'anima del poeta e viceversa. C'è un'introiezione profonda della natura,
dello spazio, del tempo, dell'universo, che si combina in un tutt'uno con il
respiro del poeta e che si trasferisce pari pari al lettore ed è come se si venisse proiettati
in una dimensione metafisica: è proprio da questa prospettiva, in cui mi sono ritrovata
senza quasi rendermene conto, che sono riuscita a cogliere tutto ciò che ho
scritto.
E la
presente recensione è scaturita spontaneamente insieme e man mano che procedevo
nella lettura delle poesie. Per questo, per le sensazioni che mi ha fatto
provare, mi sento in dovere di ringraziare Renzo attraverso queste mie
riflessioni, fuoriuscite dall'anima esattamente come il magma interiore che
egli stesso non
è riuscito a contenere ed ha travasato in versi poetici.
Carmen
Lama