Ghiaccio
Ghiaccio
di Renzo Montagnoli
Perché nel giro fosse chiamato così
non era del tutto comprensibile, considerando che nessuno lo aveva mai visto;
forse il nomignolo era da attribuirsi alla sua freddezza, a quel trattare, per posta
o per telefono, qualsiasi affare in modo del tutto distaccato.
E tutto sommato all'interessato la
cosa non dispiaceva, perché quell'appellativo era garanzia di serietà e
scrupolosità, una dote non comune che aveva finito per consacrarlo come il
miglior sicario esistente sulla piazza.
C'era bisogno di liberarsi di una
moglie incomoda, di un socio sospettoso? Nessun problema: bastava telefonare a
un certo numero di cellulare e poi scrivere a un fermo posta, magari allegando,
insieme ai dati identificativi della futura vittima, anche una foto recente
della stessa, e nel giro di poco tempo il lavoro era fatto, pulito, senza che
potessero sorgere sospetti, perché ogni volta l'esecuzione veniva abilmente
camuffata con un incidente. Quello che rendeva ancora più appetibile i suoi
servizi era poi la modalità di pagamento: solo a lavoro concluso e lo stesso
importo di 50.000 Euro uguale per tutti.
Per quanto ovvio, questa sua attività
aveva una copertura, perché non poteva di certo mettere fuori dalla porta una targa,
con sopra scritto “Rag. Tal dei tali, provetto sicario”; no, lui davanti agli
occhi di tutti passava per un commesso viaggiatore di giocattoli, bonario, pacioccone, sempre pronto alla battuta scherzosa,
ma mai volgare. E in effetti ufficialmente svolgeva
questo lavoro, con frequenti spostamenti in tutta Italia, il che gli permetteva
anche di spaziare tranquillamente sul territorio con l'altra attività.
Quella fredda mattina di novembre se
ne stava rincantucciato nella sua poltrona preferita sorseggiando, anzi
centellinando un cognac, quando squillò il cellulare.
- Pronto?
- Ghiaccio?
- Sì.
- Tu hai già lavorato per me e sono
stato più che contento; ho un altro incarico.
- Va bene; attendo la solita lettera.
- Già spedita tre giorni fa con posta
prioritaria e penso che ti dovrebbe arrivare oggi. Mi raccomando: un lavoro liscio liscio e pulito.
- Nessun problema.
La comunicazione si interruppe e
nemmeno dopo un'ora suonò il campanello; andò ad aprire e il postino gli
consegnò una busta.
L'aprì con calma e come cominciò a
leggere avvertì chiara e netta una fitta al cuore.
Tutto si sarebbe aspettato, meno che
la prossima vittima fosse una donna di cui era innamorato e che frequentava
ormai da qualche anno. Per un attimo sperò in un'omonimia, ma quando guardò la
fotografia allegata ogni possibile e auspicabile dubbio venne fugato.
Superato il primo sbigottimento,
cominciò a chiedersi chi volesse la morte della sua donna, una persona dolce,
semplice, che campava facendo lavori di ricamo in un piccolo paese delle
Madonie, talmente
riservata che spesso nemmeno i vicini si accorgevano se era o meno in casa.
Provò a ripercorrere mentalmente quello che sapeva della sua vita: nubile per
forza, avendo dovuto assistere per una quindicina d'anni la madre inferma; nessuna
velleità, nemmeno una notizia di passati amori. Bella era bella, ma non poteva
essere questo il motivo per cui qualcuno desiderava sopprimerla; no, ci doveva essere
dell'altro a lui ignoto, qualche cosa che gli aveva voluto nascondere. A ben
pensarci, anche nell'ultimo incontro di un mese prima, non gli era parsa per
nulla turbata, anzi l'aveva trovata raggiante all'idea che lui un giorno
potesse sposarla, non appena ottenuto il divorzio dalla moglie, una mera
invenzione quella della consorte e dello scioglimento del vincolo matrimoniale,
giacché lui mai e poi mai avrebbe potuto condurre una vita in comune,
praticando anche l'altro lavoro. Aveva quindi vagheggiato delle possibili nozze al solo scopo di
tenere legata a sé quella donna di cui era veramente innamorato.
Doveva telefonarle, era
indispensabile che la raggiungesse e così, preso il cellulare, compose il suo
numero.
- Pronto, chi parla?
- Annunziata, ciao, sono io, Paolo.
- Che piacere sentirti, amore mio.
- Volevo dirti che verrò da te un po'
prima delle feste di Natale, perché mi hanno incaricato di cercare di vendere
dei giocattoli in Sicilia. Penso che, se tutto va bene, dovrei essere lì fra un
paio di giorni.
- Bene, veramente bene.
- Ti devo salutare; baci, bacioni.
- Bacione.
Chiuse la comunicazione e si mise a
riflettere un attimo: la voce aveva lo stesso tono di sempre e non tradiva,
apparentemente, preoccupazioni, il che lasciava intendere che non era accaduto
nulla di particolare, o comunque tale da giustificare un omicidio.
Preparò comunque subito la valigia,
ripromettendosi di partire l'indomani mattina presto per raggiungerla il più
alla svelta possibile.
Così fece e, guidando pressoché
ininterrottamente, arrivò a casa di Annunziata alla mezzanotte.
Nonostante l'ora, fu ben felice di
vederlo e di accoglierlo nel suo letto, dove, a dispetto delle fatiche del
viaggio, lui si diede non poco da fare prima di addormentarsi.
Si risvegliò che erano circa le 10,
andò in cucina, dove c'era già Annunziata, e, mentre faceva colazione, cercò di
indagare.
- Annunziata, tutto bene?
- Perché amore?
- Così, perché ti voglio bene.
Lei abbassò gli occhi e ammutolì.
- Che c'è adesso, ti ho detto qualche
cosa che non va?
Nessuna risposta.
- Vuoi deciderti a dirmi qualche
cosa? Sento che sei turbata, che ti stai rodendo lo
stomaco.
Lo guardò fisso, mentre dai
bellissimi occhi neri cominciavano a far capolino le lacrime.
- Ci sarebbe sì qualche cosa che non
mi fa dormire da giorni.
- Dimmi, parla.
- Tanto tu non puoi farci niente…
- No, questo sono io a deciderlo. Tu
raccontami tutto.
- Una settimana fa, mentre andavo a
fare una visita al cimitero alla mia povera mamma, in contrada Cafusca, che è un luogo isolato, ho visto due uomini
litigare. Sono venuti alle mani, poi è spuntato un coltello e uno dei due,
colpito più volte, è rimasto a terra in un lago di sangue.
- Continua.
- Ho cercato di nascondermi, ma
l'altro, quello rimasto in piedi, si è accorto di me e sono sicura che mi ha riconosciuto.
- E chi è quest'uomo?
- Totò Bonaventura.
- E perché non hai detto nulla alla
polizia?
- Perché Totò Bonaventura
è uno dei capimafia della zona: quello tiene in pugno tutti, uomini, donne,
poliziotti e perfino magistrati.
- Cazzo…
- Dicevi?
- Scusa la parola, volevo dire è un
bel guaio.
- Per me quello mi vuole morta.
- E ci credo.
- Che posso fare,
Paolo?
- Tu non far niente, stai coperta,
che vedo io quello che posso fare.
- Ma allora non hai capito niente! Tu
che cosa mai potresti fare?
- Non preoccuparti: ho pure io le
conoscenze giuste.
La conversazione finì lì, anche
perché Paolo doveva cominciare il suo giro dei negozi.
Non si sentiva per nulla preoccupato,
perché ora conosceva il committente. Con la meticolosità che lo caratterizzava
si mise a spiare le abitudini di Totò e così si accorse che tutte le mattine
un'Alfa 166 blu metallizzata lo andava a prendere con una puntualità
incredibile: sempre e solo alle 8.
Poi lo portava in giro per i suoi
affari, risalendo la montagna e poi ridiscendendo verso la pianura lungo la
stessa strada, stretta, ripida e con ben pochi parapetti, nonostante la
presenza di orridi e profondi burroni. Inoltre, già cominciava a fare freddo e,
anche se la neve sembrava ben lungi dal venire, la possibilità di una gelata
non era per niente remota.
Ispezionò più volte il percorso,
trovò un punto adatto allo scopo e misurò la temperatura più o meno all'ora
prevista per il passaggio dell'Alfa. Quando il mercurio scese sotto lo zero si
sfregò le mani, soddisfatto perché l'indomani sarebbe stato il gran giorno.
Era un'alba gelida, con un vento
freddo che soffiava forte; arrivò al curvone e fermò la sua familiare in un
piccolo spiazzo, poi, con calma, cominciò a tirar giù dal baule le taniche
d'acqua che aveva riempito la sera prima. Come iniziò svuotarle sull'asfalto il
liquido ghiacciò quasi istantaneamente. Osservò il lavoro compiaciuto: lo
strato gelato era esattamente nell'asse della curva e quindi per chi arrivava
visibile solo all'ultimo momento.
Il lavoro però non era completo; così
prima della curva versò il contenuto di una latta da
Quando l'auto fu prossima alla curva
cominciò a esplodere i colpi.
Il conducente, da provetto pilota,
frenò, scalando contemporaneamente una marcia, onde poter avere più
accelerazione e così tutta la coppia del motore venne scaricata a terra
esattamente nel momento in cui le ruote erano sulla macchia d'olio. L'Alfa
cominciò a sbandare, l'autista sembrò riprenderne il controllo per un istante,
ma, arrivata nell'asse della curva, incappò nel ghiaccio. Girò più volte su se
stessa, quasi indecisa sulla strada da prendere, poi a tutta velocità e senza
più alcun controllo puntò il muso verso l'esterno, divelse il piccolo parapetto
di lamiera e precipitò nel baratro. Dopo un volo di un centinaio di metri finì
su una pietraia, esplodendo.
Paolo si guardò intorno: non c'era
nessuno. Il lavoro era stato compiuto nel migliore dei modi, liscio
liscio proprio come aveva detto la vittima.
Risalì in macchina e riprese il suo
giro di lavoro, come se nulla fosse accaduto, perché ora, dopo essere stato
Ghiaccio, era diventato nuovamente Paolo.
Durante il percorso pensò lungamente
alla sua relazione con Annunziata e ci fu anche un brevissimo momento in cui
gli venne voglia di gettare tutto alle ortiche e di sposarsela.
Fu solo un attimo, ma poi si scosse:
l'idea era del tutto improponibile, poiché avrebbe voluto dire non solo dover
abbandonare la sua lucrosa attività, ma anche perdere una libertà di cui si
sentiva fiero e appagato. Nei suoi viaggi, infatti, non infrequenti erano i
contatti intimi occasionali con altre donne, possibilità che un matrimonio, per
di più con una siciliana e come tale sicuramente gelosa, avrebbe sicuramente,
se non impedite, almeno rese alquanto difficoltose.
Ritornò da Annunziata solo a sera
inoltrata, con il volto stanco e tirato di chi ha lavorato un'intera giornata.
- Ciao, Annunziata; sono un po' in
ritardo per la cena, ma il lavoro è il lavoro.
- Paolo, ho una notizia incredibile.
- Dimmi.
- Questa mattina Totò Bonaventura è morto.
- Morto? E come?
- In un incidente stradale. L'auto su
cui viaggiava è sbandata per il ghiaccio in una curva ed è precipitata in un
burrone.
- Caspita, questo si dice culo!
- In che senso?
-Che abbiamo avuto fortuna, anche
perché non sono ancora riuscito a trovare chi poteva parlargli per
tranquillizzarlo e fare in modo che non pensasse più a te. Meglio così.
- Sì e adesso saremo più liberi. A
che punto sono le pratiche del divorzio?
- Annunziata, andiamo per le lunghe.
Sai com'è la giustizia in Italia: lenta, farraginosa.
- E quando pensi di ottenerlo?
- Non ti so dire, ma sto facendo
l'impossibile perché sia presto.
- E dopo un bel matrimonio con
l'abito bianco e il viaggio di nozze a Parigi.
- Sicuro, non spero altro.
- Mi raccomando: fai veramente
l'impossibile.
- Annunziata, se ti dico che desidero
sposarti al più presto è la pura verità e puoi star tranquilla che solleciterò
gli avvocati, i giudici, insomma chi di dovere.
- Avrai dei costi?
- Non preoccuparti per quelli.
- E gli affari come vanno?
- Bene, abbastanza bene, anche se
oggi ho perso un ordine da 50.000 Euro.
- Peccato! Forse non eri al meglio
per causa mia.
- No, non preoccuparti, perché prima
o poi ne verranno altri. Che c'è per cena?
- Arrosto di vitello con patatine
fritte.
- Ottimo: ho un appetito che non ti
dico.
- Manca il vino, però; ho dimenticato
di andare a prenderlo. Potresti fare un salto in cantina?
- Ma certo, non c'è problema.
Aprì la porta sul retro della cucina e dato che l'appartamento era al primo
piano, mentre la cantina era sottostante e accessibile solo dal cortile
interno, prese a scendere lungo la stretta scala di marmo, sferzato dal vento
sempre più impetuoso.
Non aveva fatto che due scalini,
quando il piede d'appoggio scivolò sulla superficie ghiacciata; cercò di
aggrapparsi alla ringhiera,ma questa improvvisamente
cedette. Fu così che precipitò nel vuoto, lanciando un urlo disperato. Poi vi
fu il tonfo, un rumore di ossa che si spezzavano mentre la vita cessava.
Annunziata si affacciò sulla porta,
guardò giù e poi rientrò in casa.
Senza mostrare la minima emozione per
l'accaduto si accinse a telefonare al pronto soccorso, ben sapendo
dell'inutilità della chiamata, ma prima si guardò allo specchio e si disse:
- Annunziata, sei ancora una donna
desiderabile e che può trovare facilmente marito. Paolo era un povero coglione
che credeva di fregarmi con la storia del divorzio! E' bastata una piccola
indagine di un'agenzia investigativa per scoprire che non era nemmeno sposato.
Avrei potuto troncare tutto, ma mi ha preso in giro per tanti anni e doveva
pagare. E così è stato sufficiente gettare un po' d'acqua sugli scalini, e poi
il gelo e la ringhiera pericolante che non mi ha mai voluto aggiustare hanno
fatto il resto.
Sollevò la cornetta, compose
lentamente il numero e alla voce che rispose disse con tono affranto:
- Venite, presto. C'è stata
un'orribile disgrazia. Ma state attenti, perché le strade sono tutte ghiacciate.