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Come un'arancia dolce, di Vanna Corvese, edito da Fara

Come un'arancia dolce, di Vanna Corvese, edito da Fara

Come un'arancia dolce

di Vanna Corvese

Fara Editore

Poesia

Pagg. 56

ISBN 978-88-9293-153-4

Prezzo Euro 12,00



Il dolore



La poesia può servire a cementare il ricordo, cristallizza le emozioni, è sospiro e grido al tempo stesso, è la consolazione per una perdita e Come un'arancia dolce di Vanna Corvese è la memoria pacata, a fronte di un dolore ormai omologato, dell'ultimo scorcio di vita di una persona con cui si è trascorsa gran parte della propria esistenza. Non è solo l'assistenza a un malato terminale, è l'ultimo disperato slancio d'amore: Una luce fioca / illumina il tuo corpo supino / coperto da un lenzuolo colorato. / La luce è accesa sul comodino, / come vuoi tu. / Ora dormi tranquillo / e respiri piano, / ma quando oscuri fantasmi / tornano a inquietarti / ti agiti sul letto / e il terrore / devasta i tuoi lineamenti.

Si vorrebbe non aver mai avuto questa esperienza così devastante, però purtroppo capita, perché non viviamo in eterno e io stesso ho sperimentato questo percorso angosciante quando mia moglie si è ammalata per poi morire.

Comprendo quindi i sentimenti di Vanna Corvese e giungo a dire che mi ritrovo nei suoi versi, riuscendo lei a esprimere in poesia quello che è in me e che per pudore, forse, non ho mai esternato.

In questi giorni, in queste ore di attesa del passo finale si ripercorrono inevitabili episodi della vita insieme, perché visto che non c'è un futuro ci si intende inconsciamente consolare con la memoria del passato (Mi trafigge la nostalgia / mentre il ricordo mi porta / l'onda sonora della fisarmonica, / la canzone che suonavi / per il bambino con la febbre alta / addormentato nella roulotte / come in una tiepida tana. / Un nubifragio nel cuore della notte / spense le luci, /ma le note allegre / tra gli alberi scossi dal vento / donarono un auspicio di sereno / ai compagni di viaggio. /...)

Sono ben evidenziate le sensazioni, le emozioni, le speranze che si susseguono in questa veglia, in cui ci si può anche illudere che tutto non sia reale, ma sia solo il frutto di un brutto sogno. Però tutto finisce, la vita di ogni giorno scompare di fronte a un'attesa ormai senza speranza e se la morte è pronta a ghermire l'infermo, la persona amata che l'assiste ha la morte nel cuore (Col male che ti divora / abbiamo perduto / il dolce rito amoroso, / le passeggiate in città, / la spesa quotidiana insieme / tu col carrello / io coi miei pacchetti, / la sosta al bar per un caffè, / l'incontro domenicale con gli amici, il dialogo canoro con gli uccelli. / …).

E infine il passo finale, lontano dai propri cari, a loro nascosto quasi che la morte calasse un sipario sulla vita di un uomo (Mi hanno mandata via. / L'attesa è interminabile. / Sei solo. / Infine la sentenza: / codice rosso / il cuore… / Mio figlio / accorre al mio richiamo / con la cugina. / Nessuno parla: / immobili, aspettiamo. / Non ti abbiamo più visto.).

Questa silloge di Vanna Corvese è indubbiamente una poesia del dolore, della sofferenza di chi va e di quella di chi lo assiste e poi resta, e dice delle gran verità, ripete ciò che altri hanno già provato se volevano veramente bene, riporta situazioni, emozioni che scavano un solco nell'animo, che magari si attenuano con il trascorrere del tempo dall'evento ferale, ma che poi ogni tanto riappaiono, senza che siano più accompagnate dal dolore, quel dolore che i giorni, i mesi, gli anni trascorsi smussano, confermando a chi resta che chi è partito non tornerà più. E' allora che scende un velo di tristezza che permette, a chi sa poetare, di mettere in versi quel lontano dolore.

Come un'arancia dolce mi è piaciuto molto e ne caldeggio quindi la lettura.



 

«Mi presento con le rughe e i capelli bianchi. Sono nata alcuni anni prima della dichiarazione di guerra del Duce! La mia infanzia è stata segnata dalla paura e dalle privazioni, ma anche dall'affetto di una famiglia piena di talenti, dallo spirito critico dei nonni e dall'ironia sapiente delle storie che mi narravano. L'esperienza di quegli anni ha trovato spazio in un romanzo breve – Quando il giorno verrà dei millinfanti – ma prima di questo racconto ho scritto e pubblicato sempre poesie, con poche incursioni nel mondo delle favole. All'alba del Terzo Millennio, la raccolta Incanto Disincanto mi procurò la gioia insperata di un primo premio al concorso della casa editrice Marotta & Cafiero di Napoli. Sono convinta che la poesia aiuti a rendere migliore il nostro mondo. Condividono con me la speranza di un futuro migliore gli amici “diversamente giovani” del mio laboratorio di lettura e scrittura, ciascuno con la sua voce libera e inconfondibile.»(Vanna Corvese)


Renzo Montagnoli