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Un altro poeta ci ha lasciato, di Renzo Montagnoli

Un altro poeta ci ha lasciato, di Renzo Montagnoli

Un altro poeta ci ha lasciato

di Renzo Montagnoli



Ci ha lasciato anche Gavino Puggioni, una brava persona, ma soprattutto poeta sensibile e ispirato.

La nostra era una vecchia conoscenza, avvenuta agli inizi del 2009 allorché in occasione della lettura e successiva recensione della sua raccolta poetica “Nel silenzio dei rumori” lo avevo intervistato. Fu una sorpresa trovare un uomo che si faceva carico dei tanti, troppi problemi di questo mondo, come le guerre, la fame, le innumerevoli ingiustizie e che con la sua silloge dal titolo alquanto strano aveva inteso far parlare le vittime di questo stato di cose, far uscire dal silenzio il clamore muto delle sofferenze, costringerci a vedere e a non voltarci dall'altra parte. E che la sua non fosse tanto una missione, quanto invece una visione da coltivare è testimoniato anche dalle opere successive di cui la prima è emblematica nel titolo, cioè “Le nuvole non hanno lacrime”. In tal senso riporto di seguito la poesia che ha dato il titolo a questa raccolta, ben esplicativa di ciò che intendo dire:


Le nuvole non hanno lacrime

 

Hanno le spiagge dell'infinito

delle eterne mutazioni

Hanno le pianure sconosciute

dove cavalieri erranti

percorrono le vie del cielo

e non lasciano traccia

 

Le nuvole non hanno lacrime

perchè la terra è già bagnata dalle proprie

che sono, qualche volta, anche di gioia

quando un bambino nasce, sopravvive

e riesce a vivere

Ma non gridano al miracolo

 

Grigie, bianche, di fumo, sovrapposte

ed incrociate in un disegno catartico,

movimento di movimenti ispirati

e creati dall'amico vento,

le nuvole non hanno lacrime

perchè non hanno il tempo per piangere o per gioire.

 

Corrono, s'adunano e scompaiono

mentre l'occhio umano s'adombra

e ne segue, altalenanti, le immagini.

Caleidoscopio di pensieri che avvincono,

vaganti nei sentieri del nulla

dove tutto si può guardare, senza vedere.

 

Le lacrime non appartengono alle nuvole.

Sono della terra,

nella terra che noi calpestiamo.

Orme inzuppate di dolore, di attesa, di morte,

prive di sentimento,

piene di odio e di indifferenza.

 

Le nuvole ascoltano pure i lamenti terreni,

li trasportano, li mischiano, li nascondono

Li vomitano, poi, a mo' di pioggia o di tempesta

ma nessuno se n'avvede, per paura, per ignominia,

in una vita spesa, a volte, nel male, in questo mondo

dove pare germoglino tanti, troppi fiori finti.

 

Le nuvole non hanno lacrime,

non le cercano, non le creano.

Di queste nuvole anche noi viviamo

e, dopo, noi sogniamo, respiriamo, dormiamo

ed amiamo ma non ci guardiamo

perchè i nostri occhi piangono 

 

 

Da Le nuvole non hanno lacrime (Il Foglio, 2011)



E' proseguita così una collaborazione che reputo di reciproco interesse, facendo nascere un'amicizia poetica che solo negli ultimi tempi, evidentemente per i problemi di salute di Gavino, aveva visto diradare le nostre occasioni di dialogo.

Proprio per Natale dello scorso anno ci eravamo parlati via messenger e lui mi aveva parlato di un problema di salute che l'affliggeva da circa un anno, un problema che probabilmente si è rivelato poi in tutta la sua gravità.

Mi mancherà e, come tutti i poeti che ho conosciuto e che mi hanno lasciato con l'ultimo viaggio, ritaglierà un posto dentro di me, sarà parte della mia memoria, e quando per vari motivi sarò giù di corda so, come già accaduto in passato, che aprirò il cuore per un riconoscente pensiero a questi amici di penna che con i loro versi si materializzeranno davanti ai miei occhi.

Sarà un breve, intenso ritorno a epoche spesso lontane, un salvifico momento di intensa e struggente commozione.