Singhiozzi di carta, di Dante Maffia - Editrice Genesi
Singhiozzi di carta
di Dante Maffia
Editrice Genesi
Poesia
Pagg. 136
ISBN 9788874149988
Prezzo Euro 15,00
PREFAZIONE
Mentre
pare addentrarsi nel sempre solito e sempre nuovo
“sentiero
delle vertigini
privo di annotazioni,
di indicazioni,
di
avvisi”
la
parola febbrile e occhiuta del poeta Maffia procede ancor più
spoglia, atletica, curiosa. Proprio perché ora le “indicazioni”,
gli “avvisi” sono più rari per riconoscere la vita nella vita,
diviene urgente un passo nuovo nella perpetua autobiografia del
poeta. Quell'autobiografia, sia chiaro, che ai più stolti potrebbe
apparire, come pure nel caso di d'Annunzio, banale egocentrismo e
invece è offerta, offerta tragica di sé alla interrogazione sul
destino.
I poeti sono coloro che dedicano la vita intera a quel
che per tutti gli altri è un pensiero momentaneo, un breve attimo di
non-distrazione in mezzo alle distrazioni del vivere che vivere non
è, ma fare, brigare, inseguire, affannarsi. Tutti dedicano cinque
minuti ogni tanto a tali pensieri, oppure solo dinanzi a certe
perlopiù tragiche evenienze, il poeta invece ci dedica tutta la
vita. Ecco perché i poeti paiono tutti un po' egocentrici,
semplicemente perché richiamano alla esistenza di quel che invece
tutti tendono – forzatamente o pigramente – a dimenticare: l'io,
la sua reale consistenza, la sua misteriosa inafferrabile e
necessaria essenza in relazione coagente con il mondo.
Non
smetto di ripetere come un mendicante l'evidenza culturale che
molti non vogliono vedere. Fu il nostro maggiore poeta della
modernità (e perciò antimodernità), Giacomo Leopardi, a inchiodare
quella presunta modernità supponente e ridicola con il suo grido
alla luna “E io che sono?” Le risposte sbagliate, avvelenate,
parziali a quella domanda costituiscono il catalogo degli errori e
degli orrori che abbiamo e stiamo vivendo. Orrori manifesti e
occulti.
E quindi Maffia ancora con questo agile, ricco e
polimorfo libretto, torna a parlare di “io” – attraverso
l'inevitabile maschera del “sé stesso”, a cui sovrappone altre
maschere, si conferma poeta modernissimo e antimodernissimo. Se da un
lato i versi di Maffia sono dotati degli acquisti delle poetiche
d'avanguardia moderna (da lampi surrealisti a testacoda ermetici)
dall'altro non abbandona il passo epigrammatico e classico. E se da
un lato rifugge la seduttiva dolciastra e ansiolitica di troppa
poesia odierna, dall'altra non si accomoda nemmeno nelle ridotte
del montalismo e di quella che Mario Luzi, l'antagonista, indicava
come vizio della sua “artisticità”. Maffia il colto, l'onnivoro
di poesia, la murena dei fondali poetici, il pluripremiato, il
giocatore d'azzardo, resta ancorato a una idea e arte di poesia
senza artificio, scabra quasi, o forse meglio dire greca e
calabra.
Eppure a ben vedere in questo libro si fa più acuto un
senso di imminenza. In questo andare in un luogo ormai “privo di
indizi”, in un caproniano luogo non giusdizionale, in questo
addentrarsi in un luogo che, per così dire, emerge da mappa profonda
sempre esistente nella geografia umana e poetica di Maffia a unico
spazio/tempo. Ora questa mappa senza indizi emerge insomma più
chiara, più evidente. Nel volatile del tempo l'aria il respiro
l'esserci cosa divengono? Quasi frastorna il poeta e con lui il
lettore. Sembra quasi divertito lui ad aggirarvisi, poi si ferma, per
inquietudini forse addirittura per timori irrefrenabili. In ore di
apparente “svago”, o di passaggio. Una mappa di baluginii, di
segni ambigui, di memorie sfuggenti – quasi uno stormo che in cielo
disegna qualcosa di apparentemente insensato, ma qualcosa…
Le
sezioni del libro sono i gesti del poeta àugure, di un poeta che non
è “un vecchio capitano” eppure resta come un soldato della
follia a divertirsi delle ombre e dei ritorni del mondo. L'imminenza
dell'eterno senza nome lo esalta, lo eccita quasi, lo fa tornare
bambinesco. Irrisione e tremore, imminenza e mappa – forse
rovesciata? forse, poeta, devi solo girarla nella direzione
dell'orizzonte giusto e ti sembrerà meno folle?
Ma intanto
l'ansia di parlare di sé – il dovere cioè di fare i conti con
quella domanda di Leopardi – si svelerà per quel che è davvero:
un singhiozzo. Perché l'io è un singhiozzo nell'imminenza di
chi, di che cosa, di ogni amore, di ogni ferita e di ogni rosa che si
nasconde nella rosa.
Davide Rondoni
Dante
Maffia
nasce il 17 gennaio 1946 in Calabria. Vive a Roma. Dove si è
laureato in Lettere alla Sapienza. Scrive opere in lingua italiana,
dialetto calabrese e dialetto napoletano. È tradotto in numerose
lingue.
Esordisce
nel 1974 con la raccolta di versi Il
leone non mangia l'erba,
prefazione di Aldo Palazzeschi. Ottiene l'attenzione e la stima di
Mario Luzi, Giorgio Caproni, Giacinto Spagnoletti, Natalia Ginzburg,
Sergio Givone, Dario Bellezza, Leonardo Sciascia, Italo Calvino,
Giuseppe Pontiggia, Claudio Magris, Remo Bodei e altri. Si dedica
alla ricerca e all'insegnamento nell'ambito della cattedra di
Letteratura Italiana presso L'Università di Salerno. Ha fondato le
riviste letterarie Il
Policordo e Polimnia.
Come critico letterario collabora inoltre a Paese
Sera,
a La
Fiera Letteraria,
con la rubrica dei libri di RAI, Radio 2 e con altre riviste di
letteratura, tra cui Nuova
Antologia e Nuovi
Argomenti.
Il
suo lavoro più conosciuto è Il
romanzo di Tommaso Campanella del
1996, Premio Stresa 1997, edito da Spirali, poi da Rubbettino, infine
da Città del Sole. Ha scritto numerosi libri di saggistica,
narrativa e poesia, notati e commentati anche da esponenti di rilievo
politico, oltre che dalla cultura ufficiale. I suoi ultimi romanzi
sono: Philippe
Lafoi,
ambientato a Parigi, Il
misogino e l'anoressica, La
figlia di Satana, Un
calabrese con troppe Calabrie, La
casa delle vedove, Sibaritide, Ritratto
senza flash.
È componente di più giurie di Premi Letterari, tra
cui Farina, Rhegium
Julii, Tulliola
Filippelli, Vittoriano
Esposito, Carducci, Dal
Tirreno allo Jonio e
altri.
Negli
anni passati è stato candidato al Premio Nobel dalla Regione
Calabria, da alcune Fondazioni e da un Comitato di lettori.
Recentemente è stato riproposto al Premio Nobel dall'università
di Craiova, in Romania.
È
membro d'onore dell'Accademia Internazionale Mihai
Eminescu (Romania),
ed è vincitore del premio Eminescu 2019 e membro dell'Accademia
Europea di Scienze, Arti e Lettere. L'associazione Internazionale
degli scrittori Bogdani, con sede a Bruxelles e Pristina, gli ha
assegnato nel novembre 2021 il Premio Internazionale Bogdani per il
migliore scrittore internazionale tradotto in lingua albanese
presentato all'IWA Bogdani. Gli sono stati assegnati anche
i Premi Madre
Teresa di Calcutta in
Albania e il Premio Alessandro
Magno in
Grecia. In Giappone esiste un premio a suo nome istituito dalle
autorità nipponiche, precisamente il Premio
Dante Maffia per gli Haiku.
Nel
2009 Dante Maffia pubblica con Hacca Edizioni il romanzo Milano
non esiste che
riscuote enorme successo tanto da essere trasposto in opera teatrale
interpretata e diretta da Roberto D'Alessandro. Una prima edizione
dal 26 novembre all'8 dicembre 2013 al Teatro dell'Angelo di
Roma; una seconda edizione dal 3 al 20 aprile 2014 al Teatro
Martinitt di Milano; una terza edizione dal 14 ottobre al 2 novembre
2014 al Teatro de' Servi di Roma. Nel 2021 presso la Sala Zuccari
del Palazzo Giustiniani di Roma, in qualità di presidente delle
giurie del Premio
Tulliola Renato Filippelli XXVII
edizione e del Premio
per la legalità contro le mafie VIII
edizione, ha premiato Carmen Moscariello con la medaglia concessa dal
Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico e il magistrato
Nicola Gratteri.